L’inverno è il tempo del riparo, del nascondimento. Ogni stagione ha il suo sistema di leggi, di valori tipici, di autofunzioni. Ogni stagione riprende il canto politonale dell’universo e lo modula su alcune specifiche frequenze. Esaltando delle particolari armoniche, deprimendone altre.
Così mi pare questo, che a rotazione ogni sensazione, ogni impressione venga portata alla luce. L’inverno mi piace per questo, perché è il tempo della contrazione. Mentre scrivevo l’inizio di questo post la pioggia cadeva ed il vento spazzava e muoveva gli alberi. Una giornata livida, senza dubbio.
Eppure vedere il parco battuto dalla pioggia è come ascoltarne il respiro, percepire il ritmo segreto della sua danza invernale.
Winter Rain (by dibytes on Flickr) |
“Stare in casa quando fuori piove fa bene all’autostima”, diceva scherzando il mio figlio quattordicenne, qualche giorno fa. Con la sua giovanile baldanza, fotografava una sensazione che sicuramente è nota a tutti. Potrei chiamarla il ‘senso di tana’, di riparo caldo, di discesa nel sicuro. Come una irresistibile regressione primordiale, come una caverna con il fuoco. Ecco… sono dentro una caverna e sono antichissimo, improvvisamente sono vecchio come la storia dell’uomo. Una caverna che si spalanca davanti ad un mondo ignoto ed incerto, battuto dal vento e dalla pioggia.
E la casa è una tana e non cerco tanto il fascino della ricerca e l’esplorazione estiva, ma il tepore degli affetti, la sicurezza del rifugio. E stare attenti ad uscire, non prender freddo. Si dice stai coperto ed è come un segno di attenzione vicendevole.
Finalmente non è tutto facile, immediato. Come se la difficoltà, l’avversità metereologica, suggerisse uno stop salutare. Come un malessere – uno di quegli strani e indefinibili malesseri dell’anima – che venisse per dirti ti devi fermare, devi andare più piano: devi prendere tempo per te.
L’inverno è questa evidenza, che devi fare i conti con ciò che è fuori di te. Devi rispettarlo. Fosse pure il clima. Non è tutto a portata di mano, il pensiero angosciante dell’autosufficienza è messo a terra, in maniera salutare.
Vedi, non uscire, piove. Copriti.
Copriti. Richiamo ancestrale, capace di far tornare bambini.
E’ anche bello tornare bambini, ogni tanto.