Allora, in… splendida variazione ai miei convincimenti di nemmeno troppo tempo fa, ora vi sto per spiegare come mai mi trovo (abbastanza) bene con un iPhone. Certo potreste pensare che io non sia lo stesso che scrisse il post di circa un anno fa – eppure lo sono (a parte l’età, naturalmente).
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Una stradina di Cambridge, verso sera… |
Un’altra applicazione per scrivere che amo tanto – e che si trova sono in ambiente Apple – è Momonote. Deliziosa per archiviare citazioni, pensieri, estratti di testo da siti web, ordinandoli per tag.
Così, se ci penso, il fatto che DayOne e un’altra manciatina di app siano disponibile solo per sistemi iOS e OS X ha contribuito in maniera non irrilevante al mio “cedimento” verso iPhone 5. Cedimento consumatosi nel mese di novembre dello scorso anno, complice l’occasione del mio compleanno.
Così potrebbe anche darsi il caso opposto. Una applicazione Android che non trova analogo in iOS potrebbe essere lo stimolo per non prendersi un iPhone.
Al di là del (minimo) impegno richiesto, è che proprio l’idea di caricare le foto su una pennetta e scaricarle su un computer ormai mi sembra obsoleta. La cosa simpatica è – semplicemente – aprire l’iPad, e trovarvi belle pronte da sfogliare, le foto fatte durante il giorno tramite iPhone (e … no, purtroppo nemmeno Apple mi dà un soldo per tutta questa pubblicità). Poi, anche, tornare a casa, aprire il MacBook… e trovarvi – anche lì – tutte le foto scattate durante la settimana.
Insomma, la morale è quella. Nella scelta di uno strumento tecnologico, ormai non si guarda troppo alle specifiche tecniche – viceversa, è il mondo (app, integrazioni, etc) che rende disponibile, a fare la differenza. Lo strumento non vale in sè ma come portale verso un dato universo di connessioni e interfacciamenti. Se l’iPhone avesse avuto una camera con risoluzione doppia ma non avesse potuto dialogare con gli altri miei dispositivi Apple, l’avrei tranquillamente lasciato al negozio (anche perché non è proprio che te lo regalino….).