In London
Inserito originariamente da mcastellani

E’ il giorno della partenza, del ritorno a Roma.

Ci alziamo e facciamo come di consueto colazione all’inglese nel “nostro” Bed & Breackfast (dopotutto, ci siamo solo noi…). Salutiamo il padrone di casa che viene la mattina a prepararci la colazione (specificando a sua domanda che siamo entrambi della Roma: no no, non della Lazio). Poi ci avviamo a piedi verso la stazione dei trani di Cambridge. Non è molto vicina ma ne approfittiamo per ripercorrere un pò tutto lo scenario che ci ha fatto compagnia in questi giorni.

Il treno ci porta a King’s Cross. Poi ci dobbiamo spostare a London Bridge perchè il weekend la tratta per l’aeroporto è spostata in questa stazione, così ci immergiamo nella celebre metropolitana londinese, ovvero entriamo dentro la mitica The Tube (anche se solo per poche stazioni).

Usciamo in superficie e ci troviamo come catapultati in mezzo alla metropoli, a due passi proprio dal Tamigi. Sul ponte si gode una skyline incredibile, l’occhio spazia su una estensione di palazzi e monumenti e costruzioni davvero ampia. E’ come un colpo d’occhio globale, ancor più prezioso per noi che non possiamo permetterci il tempo di addentrarci nella città.

Ci facciamo fare una foto sul ponte da due turiste, poi ci avviamo su una stradina che costeggia il fiume. Dopo poco troviamo un pub dall’aria sfacciatamente inglese, ed entriamo per una birra. Dentro l’atmosfera calda tipica di questi posti, colori scuri, abbondante uso del legno. Molto congeniale al mio carattere, per quanto mi conosca. Lo trovo piacevole e riposante, infatti.

Il tempo è poco e dopo la birra siamo costretti a ritornare verso la stazione. Arriviamo ai treni e troviamo quello che parte per l’aereoporto. Ci mettiamo sul treno e rimaniamo un po’ tranquilli, ognuno con i suoi pensieri. Il bello di andare con il treno è che si può pensare; anzi, se le condizioni di viaggio lo permettono, è il luogo ideale per riflettere: insomma, sei sganciato dalle contingenze geografiche-relazionali, per così dire. Scorri tra le varie situazioni, sicchè hai più gradi di libertà e puoi meglio pensare, fare connessioni; puoi vedere da una prospettiva più allargata anche, a volte, la tua situazione di vita; allarghi la mappa e vedi meglio il punto che dice “voi siete qui”.

In aereoporto ci concediamo un piccolo pranzo in un fast food. Guardo le persone, le cose, con la consapevolezza che tra poco sarò sbalzato in un ambiente e un posto completamente diverso; come ho capito, fa parte dei “pros and cons” dei viaggi in aereo. L’aereo ti collega rapidamente, troppo rapidamente, tra due punti distanti, tra due situazioni di vita diverse. Mondi di abitudini e stili di vita spesso profondamente diversi. Rimane poi alla tua mente cercare di ricucire, interpolare: creare una traiettoria logica e sensata da A a B. Ma è vero, il nostro cervello fatica ad abituarsi al mondo moderno che noi stessi abbiamo creato (come imparo leggendo l’intrigante libro Risk di Dan Gardner, acquistato proprio in aereporto).

Arrivati a Fiumicino ci portiamo rapidamente alla stazinone dei treni. Càspioli, ci è sfuggito appena il trenino giusto, dobbiamo aspettare un pò per il prossimo. Allora ci portiamo in un baretto per mangiare qualcosa. Si parla del lavoro da fare, come organizzarsi al meglio, come raccontare quello che abbiamo fatto ai colleghi rimasti a Roma. Il giorno ormai sta volgendo al termine. Solo stamattina stavo a Cambridge, poche ore fa camminavo a Londra presso il Tamigi. Ora sono vicino Roma.. tutto in un giorno. Mi sento stanco, ma anche parte di qualcosa, con l’inestricabile miscuglio di gratificazioni e responsabilità che questo sempre comporta.

Il treno ci consegna a stazioni diverse, così il nostro viaggio di ritorno ormai ci divide, riconducendo ognuno di noi alla sua vita ordinaria, alla situazione normale che si è costruita – o che gli si è sedimentata intorno, col tempo. Confesso che un pò mi dispiace uscire dallo stato di “eccezionalità” che questo breve viaggio comporta. Fatico a rientrare nel mio stato normale, una voglia di novità mi serpeggia dentro rendendomi inquieto, ed è particolarmente pungente quando inizia a venir appena soddisfatta, come in questo caso. Devo razionalizzare, capire quanto è importante l’umile stare in famiglia; il semplice esserci. D’altra parte, è proprio il semplice atto di essere presente, che più viene apprezzato. Nessuna guittezza, niente da inventare. Stare, qui.

Tornare, insomma. Eccomi qui; il giro si è completato, l’anello si è richiuso sul punto di partenza. Ma non è un viaggio a misura nulla: un progetto che avanza, un timido passo in più per una maturità di vita, di lavoro, di rapporto con i colleghi. Qualcosa riporto, a casa.

Ed eccomi, finalmente, a casa. Home, home again…

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