Blog di Marco Castellani

Categoria: microracconti

La tempesta


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Inserito originariamente da Philippe Sainte-Laudy

Buon vento poi si alzerà sopra le nostre vele…
qual è la rotta giusta solo il Signore lo sa.
(Branduardi, “La Tempesta”)

Lei piangeva, piangeva come mai lui l’aveva vista piangere. La sua disperazione era palese. Gli venne fatto di pensare che quando piangeva lasciava però anche intravedere una dolcezza nuova, una mancanza di difesa, una arrendevolezza attraente.

– Ma allora… ma ti rendi conto, ma noi… tutti questi anni? Tutto, abbiamo sbagliato tutto….

– No, questo che dici, è ingiusto. Ingiusto verso te stessa: non farti male, ti prego.

– Ma abbiamo fallito. Fallito, capisci?!

E la sua voce ebbe una virata sulle ultime sillabe: la frase chiuse su una intonazione straziante, che lo toccò nel cuore.

– Come puoi dirlo Marta? Scusa, ma cosa ne sai, in fondo? Che ne sai
di quale strada dovremo percorrere, di cosa attraversereremo?

Si asciugò le lacrime con un braccio. Era rossa nel viso. Ora lo guardava, senza parlare.
Lui allora continuò, facendosi piano strada nel suo silenzio.

– Vedi, non è vero che abbiamo fallito. Del resto, non lo è mai.

– Come? Cosa dici… lo è, non vedi come siamo? Lo è… E ora?

– Cammina. – E così dicendo, abbozzò un inizio di sorriso.

– Eh?

– Ora camminiamo. Continuiamo a camminare. Vieni, dammi la mano. Lascia pure che un pò di pioggia ci cada addosso. Vedrai, la strada sarà bella. Vedrai, pure questa tempesta passerà.Vieni.

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Su questa bella strada

Camminavamo lenti, in silenzio.

Tutto intorno a noi cospirava nel suggerire il silenzio, in effetti. Lo spazio si diradava ampliandosi intorno a noi, ma non era spazio vuoto, non più. Era finalmente riempito di circostanze tenere. Era lo spazio della memoria, dell’infanzia. L’unico spazio che sempre avevo cercato.

Lei camminava vicino a me: ne percepivo il sottile profumo. Il rumore lieve dei suo passi. I suoi passi, così vicini ai miei…

Arriviamo fino all’albero prima della curva, pensai. Poi torniamo. Pensavo a cose leggere. Pensavo a quello che avremmo potuto mangiare per pranzo, sulla veranda luminosa.

“Laura?” volevo dire. Volevo solo dire qualcosa, non sapevo bene cosa. Ma avevo timore che una frase o una parola anche, turbassero l’armoia del momento. Mi contentai di stare al passo con il suo quieto cammino, allora.

Pensai, non aveva importanza parlare, dopotutto. Bastava camminare, insieme. Su questa bella strada.

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Microracconti #1: Laura


Transe mutation
Inserito originariamente da mmarsupilami

Laura.

Passeggiavamo nel viale alberato. Lei non piangeva più, anche se il suo volto era ancora segnato dalle righe sottili delle lacrime versate.

“Non è vero, non è più così. Lo sai. Ora, lo sai” Disse Laura.
Non risposi. Assorbivo l’aria, le sensazioni. Il suono dei miei passi. Aspettavo di appoggiarmi su un terreno più semplice, ricercavo un piano di stabilità interiore più definito.

Erano ancora raggi serpeggianti di tensione sul suo viso, ad apparire. Velocemente poi si diravadano. Osservavo, preferivo aspettare.

Non so. Non so dirti, Laura. Lo dissi o lo pensai, non ricordo. Lo sentivo.

“E’ una cosa passata. Lo sai.”, disse lei di nuovo.

C’era una barriera che non cadeva, un qualcosa che non si schiudeva. Camminavamo, in silenzio. Non ero preoccupato: c’era solo da attendere. Non si poteva forzare, non si poteva forzare nulla.

Le cose grandi e le cose piccole si mischiavano. I moti dell’animo erano importanti, come gli alberi maestosi sotto i quali camminavamo. Il microcosmo delle sensazioni variava in alta frequenza ad ogni nostro passo.

Lei fece il passo più coraggioso. E la situazione si appoggiò nel suo punto di stabilità, nello stesso istante. Si fermò, appoggiò il viso sul mio petto. Respiravo il profumo dei suoi capelli biondi.

“Il resto non conta nulla. Io ti voglio bene. Io ti amo”, mi disse guardandomi.

Niente, nessuno, era più femminile di Laura, in quel momento. In quel brevissimo fondamentale momento, nel lungo viale alberato.

E io ero a casa. Finalmente.

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