Blog di Marco Castellani

Categoria: motivazioni

Fare più arte

C’e proprio poco da fare, nei diagrammi a blocchi. Sei abbastanza vincolato, una volta che imbocchi una strada devi percorrerla valutando logicamente le varie domande, regolandoti di conseguenza. Lo vedi bene se sei un po’ in mezzo alla faccenda dei linguaggi di programmazione, ad esempio. Lì spesso la prima cosa da fare, prima di scrivere anche solo una riga di codice (insegnano) è quella di stendere un diagrammi a blocchi.

E questo aiuta. Eh sì, perché la mente tende ad utilizzare un approggio fin troppo analogico, vagando da una all’altra possibilità, inventandosi stadi intermedi, possibilità di decisioni ibride, di non decisioni. La mente è specializzata nel ragionamento dove si spalmano insieme tutte le varie ipotesi; spazia in uno stadio di soluzioni intermedie dove a volte la catena virtuosa che dall’evidenza di uno stato di fatto porta ad una azione, viene drammaticamente depotenziata.

Così anche nell’ambito dell’arte, questo non è certamente meno vero. C’è il rischio di rimanere impastati a dar credito a quella insidiosa vocina che ti dice ma lascia perdere, ma cosa vuoi scrivere tu, proprio tu… (chi conosce la trasmissione radiofonica 610 con Lillo e Greg, potrà ricordare il riuscitissimo schetch del demotivatore, al proposito).

Tutto questo per dire che quando ho visto il diagramma pubblicato da Jeff Goins, nella sua splendida semplicità, mi sono sentito immediatamente colpito. Ho sentito che smascherava tante (mie) strategie procrastinatorie, tanti collaudati apparati generativi di scuse e pretesti.

Non c’è ragione per non fare più arte, ecco il messaggio rivoluzionario (perché non bisogna essere così originali per riconoscere che l’arte è comunque rivoluzionaria, combatte una efficacissima battaglia contro le consuetudini e la vita di superficie, così cara ad ogni potere, di ogni tipo e natura).

MakeMoreArt

Sei un artista se produci arte, a prescindere dalla valutazione che ne puoi dare. Chi è uno scrittore? Uno che vende libri? Che guadagna dalla scrittura? No, è uno che scrive. Semplice. Ma essenziale.

E se non trovo alcun errore logico, devo convenire che la risposta è solo una: fai più arte.

Sii più rivoluzionario. Sii un artista. 

Troppo bello per essere vero? No, affatto. Piuttosto, tanto bello che non può che essere vero.

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Lettera di Rilke ad un giovane poeta

Che ci azzecca il sottoscritto con una “antica” lettera (diranno subito i miei piccoli lettori.. no questa è copiata….) ? Ci azzecca parecchio, come ho avuto modo di scoprire negli ultimi tempi. Non c’è altro posto in cui ho trovato con tanta semplice umiltà, con una prosa piena di rispetto, dipanato il problema se scrivere o no, se insistere o lasciar perdere. E’ la lettera di Rilke ad un giovane poeta.  Ascolta:

“Lei guarda all’esterno, ed è appunto questo che ora non dovrebbe fare. Nessuno può darle consiglio o aiuto, nessuno. Non v’è che un mezzo. Guardi dentro di sé.”

Si respira una boccata d’aria leggendola, come sempre quando si è davanti ad una cosa vera, le inutili complicazioni cadono giù come un castello di carte ad un soffio di vento. Rimane l’essenziale. 


“…Si domandi, nell’ora più quieta della sua notte: devo scrivere? Frughi dentro di sé alla ricerca di una profonda risposta. E se sarà di assenso, se lei potrà affrontare con un forte e semplice «io devo» questa grave domanda, allora costruisca la sua vita secondo questa necessità. “


Sono grato ad una cara amica che ha sottoposto questo scritto alla mia attenzione, forse intuendo alcuni dei miei ricorrenti dubbi. Vi ritorno da allora, di tanto in tanto, come si potrebbe risentire un bel pezzo di musica da camera, in cui senza tanto clamore ogni cosa si trova al suo posto, e la percezione di bellezza e verità diventa palpabile. Ristoratrice.

“…guardi dentro di sé, esplori le profondità da cui scaturisce la sua vita; a quella fonte troverà risposta alla domanda se lei debba creare. La accetti come suona, senza stare a interpretarla…”

Sto lavorando, quando posso, sul mio “manoscritto” stilato durante il concorso del NaNoWrimo 2009 (di cui ho già parlato su questo blog): è un’avventura affascinante e molto gratificante nel complesso – a condizioni di non lasciarsi paralizzare dalle imperfezioni. E in questo la lettera di Rilke si è rivelata ottima medicina, molto più di tante esortazioni trovate in tanti blog “motivazionali” che oggi vanno di moda nella rete. 

Quando un problema viene posto nei suoi termini corretti, si respira.. sempre!! In poche righe, vengono affrontate sommessamente problematiche che – nell’ambito della scrittura creativa – sembrano a volte “immense”.. non solo SE SCRIVERE, ma COME SCRIVERE e COSA… 

“rifugga dai motivi più diffusi verso quelli che le offre il suo stesso quotidiano; descriva le sue tristezze e aspirazioni, i pensieri effimeri e la fede in una bellezza qualunque; descriva tutto questo con intima, sommessa, umile sincerità, e usi, per esprimersi, le cose che le stanno intorno, le immagini dei suoi sogni e gli oggetti del suo ricordo…” 

E anche l’atteggiamento verso la vita (come potrebbe essere disgiunto dalla scrittura?)

“Se la sua giornata le sembra povera, non la accusi; accusi se stesso, si dica che non è abbastanza poeta da evocarne le ricchezze; poiché per chi crea non esiste povertà, né vi sono luoghi indifferenti o miseri…”

Cosa c’è di più bello? Passo e ripasso la lettera e trovo sempre nuovi motivi di stupore… Potrei parlarne ancora ma non è giusto: non sono le mie parole ad essere importanti, ma quelle delle lettera. Da lì le mie parole possono, semmai, (ri)partire… 

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