Tutti i colori di Bari

Molto bello ed importante il convegno che si è tenuto sabato scorso a Bari, “Vibrazione: colore, luce dell’anima” a cura del gruppo di ricerca e studio Scienza Spiritualità. Una singola giornata, ma davvero piena di occasioni di incontro, confronto e di relazione.

L’ingresso della Chiesa di Santa Teresa dei Maschi, con la locandina del convegno

Ho avvertito subito, quasi con gioia, ciò che ho sentito già in altre occasioni. E che mi sembra importante, mi sembra il segno di un’epoca. Un segno da osservare, da rispettare. Lo voglio dire subito, perché è stato come un quieto sottofondo di tutto l’evento, come un telo colorato teso a generare uno spazio amico, libero per tutti: c’è una fame di senso, anche di senso del sacro (cioè, di ciò che conta davvero) che esonda dalla religiosità tradizionale, a volte ne prende le distanze (spesso con molte ragioni, bisogna dire) ma non può e non deve essere emarginata. Anzi è necessario dire le cose eterne in forma nuova, smettere di “adorare le ceneri” (per rubare una frase usata anche dal Papa, del compositore Gustav Mahler, rivoluzionario vero) e osare il nuovo.

I posti disponibili si sono riempiti rapidamente…

Lì finalmente scienza e mistica si abbracciano e si parlano, dialogano amabilmente, come mi è capitato di dialogare amabilmente con persone come Antonella Lumini. Antonella l’avevo incontrata nel convegno di Prato dell’anno scorso, ma qui ci ho potuto parlare a lungo. Ed è stata una occasione molto bella.

Continua a leggere

Loading

Luci di prima sera

Di Massimo Morasso ne ho brevemente parlato, ottobre scorso, nel contributo intitolato “Quegli universi, ancora da gustare“. In quella sede, facevo riferimento ai quattro finalisti dell’ultima edizione del Premio Nazionale Frascati Poesia Antonio Seccareccia, considerando nell’insieme la loro recente produzione. Vale però la pena, mi sono detto, di incontrarli di nuovo, uno alla volta. Il premio è una istantanea significativa di quanto si muove nel panorama poetico italiano (intimorisce, al proposito, la presenza di molti grandi nomi nel suo albo d’oro) ed è ragionevole attraversare i testi dei finalisti con maggior calma, rispetto a quanto può farsi in una analisi complessiva.

“Un bel tramonto estivo, le cycas in terrazza…” Elaborazione dell’Autore attraverso Copilot Designer di Microsoft

Che peraltro, siamo pienamente in tema. Massimo (ligure, classe 1964) è difatti, affermato poeta e collaudato uomo del cosmo, insieme. Fa parte del consiglio scientifico dell’importante Festival dello Spazio che si tiene annualmente a Busalla, in provincia di Genova. Ritorno dunque volentieri a consultare i suoi versi, dolcemente esortato da questo comune interesse in ciò che esiste oltre la terra… [Continua a leggere sul portale Edu INAF]

Loading

La saggezza di uno sguardo

Il cosmo e la poesia (XIV)

Vorrei partire da una frase di Eckhart Tolle, estrapolata dal suo celebre testo “Un mondo nuovo

Il corpo fisico altro non è che un’errata interpretazione di chi siete. In molti sensi è una versione microcosmica dello spazio esterno. Per darvi un’idea di quanto sia grande lo spazio fra i corpi celesti, considerate che la luce, che viaggia a una velocità costante di trecentomila chilometri al secondo impiega poco più di un secondo per viaggiare fra la Terra e la Luna; impiega circa 8 minuti per raggiungere la Terra dal Sole. Dalla stella più vicina a noi nello spazio, chiamata Proxima Centauri, che è il sole più vicino al nostro Sole, la luce viaggia per 4 anni e mezzo prima di raggiungere la Terra. Così vasto è lo spazio che ci circonda. Poi c’è lo spazio intergalattico, la cui vastità sfugge a ogni comprensione. Dalla galassia più vicina alla nostra, la Galassia Andromeda, la luce impiega due milioni e quattrocentomila anni per raggiungerci. Non è incredibile che il corpo sia spazioso quanto l’universo?

Mi chiedo, se non vivessimo questa vastità, questa spaziosità, che rimanda spudoratamente al corpo, come potremmo mai pensare di connettere la poesia, la letteratura, al cosmo? Cosa scriveremmo di valido, in questa rubrica?

Anita è una ragazzetta vispa, che fa un sacco di domande. Avendo una mamma che è astrofisica di mestiere, può ottenere risposta anche ad interrogativi sull’inizio dell’universo, sul Big Bang, sugli alieni, sulla forma della nostra Galassia, e su tante altre cose del cielo. Leggendo, anche noi impariamo, con lei.

I miei racconti contenuti nel volume Anita e le stelle. La saggezza di uno sguardo (Amazon, 2022) – che avrò il piacere di presentare il 14 marzo in un evento a Frascati (qui le info) – sono legati intimamente al corpo, alle sensazioni, alla viva curiosità di queste due donne. Che insieme al cosmo esplorano come il rapporto madre-figlia evolva e si modifichi con il tempo, usano delle cose del cielo per saggiarne la natura, per comprenderlo e per abitarlo, seguendo armonicamente il suo stesso mutar di forma.

Continua a leggere

Loading

L’audace familiarità del cielo

Il cosmo e la poesia (XII)

Massimo Morasso è affermato poeta e collaudato uomo del cosmo, insieme. Finalista alla recente edizione del Premio Frascati Poesia “Antonio Seccareccia” con Frammenti di nobili cose, fa parte del consiglio scientifico dell’importante Festival dello Spazio che si tiene annualmente a Busalla, in provincia di Genova.

Proprio in occasione del premio, ho avuto la possibilità di chiacchierare estesamente con lui, in compagnia dell’amico poeta Claudio Damiani. Un parlare che naturalmente innestava la poesia al cosmo, una dimostrazione – per me – di come i due ambiti siano intrinsecamente legati, anzi che siano, in qualche modo certo, una cosa sola.

Di Massimo già ho accennato, due mesi fa, nel contributo intitolato “Balsami per l’autunno”. Ora ritorno volentieri sui suoi testi, confortato da questa comune interesse in ciò che esiste oltre la terra.

Il suo Frammenti è un volumetto agile. Edito da Passigli Poesia (2023), è un libro che già dalla sobria copertina sceglie di far prevalere le nude parole, sulle immagini intriganti, sulle evocative illustrazioni. E già negli estratti poetici ripresi nel frontespizio, mi imbatto in quella nostalgia celeste che subito mi porta alle stelle, a quel de-siderio che è, secondo il suggestivo etimo latino, avvertire la mancanza delle stelle.

Continua a leggere

Loading

Una panchina (anzi tre)

Proprio stamattina. Arrivo un po’ prima al Liceo Scientifico Vito Volterra, a Ciampino, per la prima lezione di un PCTO di evoluzione stellare, che devo svolgere in collaborazione con Laura, una collega di istituto.

Giro un poco tra gli edifici, prima che arrivi Chiara, la docente con cui devo interfacciarmi, ho tempo di guardarmi intorno. Sì, io ero rimasto al fatto che si chiamassero alternanza scuola-lavoro dove già si capiva un po’ di cosa si trattasse, ora dobbiamo chiamarli percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, frase estremamente sofisticata (in cui un po’ mi perdo).

Sono curioso. Questo è la mia scuola e non lo è, allo stesso tempo. E’ la mia scuola perché io ho studiato al Liceo Volterra, proprio questo. Era la fine degli anni Settanta, dunque un po’ di tempo fa. Ovviamente i ricordi sono tantissimi e vivaci, anche dopo tutti questi anni.

Abbiamo appuntamento davanti al bar, così rimango nei pressi. Sorpreso di questa scuola che è la mia e allo stesso tempo, non lo è. Infatti, al tempo, la sede della scuola era un’altra. Dalla storia dell’istituto, ritrovo che l’istituto era situato in Via Gorizia. Ricordo, a conferma di quanto leggo, che ai piani più bassi vi era un istituto d’arte (“Paolo Mercuri”, ricavo dalla medesima pagina).

Quindi è simultaneamente mio e non mio, come se tutto vibrasse tra questi due stati. È mio, il mio liceo, ma non ha niente del mio liceo. Non sono gli ambienti che ricordo. Certo, devo dire che probabilmente è meglio, più ampio, c’è il parcheggio, un bel giardino, la palestra interna, un vero bar. Niente di questo c’era, in Via Gorizia. Pure per la palestra, dovevamo uscire dall’istituto.

Continua a leggere

Loading

Un tempo, tutto per lei

Wislawa Szymborska (1923-2012) è stata una poetessa e saggista polacca insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996. Splendida la sua capacità di intrecciare l’ordinario con l’universale, il quotidiano con il cosmico. La sua poesia si distingue per l’ironia, la curiosità e un senso di meraviglia che abbraccia tanto il mondo umano quanto quello cosmico. Ed è proprio questo che mi interessa, adesso. Per questo, ne scrivo.

“Tempo del femminile, tempo per tutti” Elaborazione dell’Autore attraverso Copilot Designer di Microsoft

Nelle poesie della Szymborska – per le quali mi appoggio alla traduzione di Pietro Marchesani, dal bel volume che tutte le raccoglie, La gioia di scrivere – le stelle e il cosmo non sono mai semplicemente scenari lontani e inaccessibili. Al contrario, esse diventano metafore potenti per esplorare la condizione umana, il mistero dell’esistenza e – come stiamo per vedere – il nostro stesso ruolo nell’universo… [Continua a leggere sul portale Edu INAF]

Loading

La Luna di Maria Luisa

Il cosmo e la poesia (XI)

Ora che mi leggete in queste righe, è passata da poco la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che si celebra il 25 novembre. Mi pare una ottima occasione per tornare sulla poesia italiana al femminile, sempre con l’occhio a quei versi che più d’altri ci parlano del cielo. Perché esiste una violenza del silenzio, lo sappiamo bene, che vogliamo contrastare, infrangere, debellare. E anche perché spesso proprio le poetesse sono le più capaci di ineffabili sfumature di delicatezza, ma anche – insieme – di contatto completo con il cosmo.

Di Maria Luisa Spaziani ho brevemente accennato nella seconda puntata di questa serie, ora però ritengo sia tempo di scendere più in profondità.

Riconoscere nella estesa produzione di Maria Luisa (scomparsa esattamente dieci anni e pochi mesi fa) quanto – ad esempio – la Luna affiori così frequentemente nei suoi versi, vuol dire anche assaporare una volta di più, l’attenzione e l’abitudine al cielo come caratteristica inestirpabile della poesia di ogni tempo. E la Luna è spesso questo punto di incontro, questo luminoso ed enigmatico cardine tra terra e cielo, tra cose usate e cose meravigliose.

Continua a leggere

Loading

Balsami per l’autunno

Il cosmo e la poesia (X)

Dice Carlo Rovelli, già citato il mese scorso, che

Nulla ha esistenza in sé, tutto esiste solo in dipendenza da qualcosa d’altro, in relazione a qualcosa d’altro … le cose sono “vuote” nel senso che non hanno realtà autonoma, esistono a, in funzione di, rispetto a, dalla prospettiva di qualcosa d’altro.

Cosa mette in connessione stabile scienza e poesia? Le pone in condizione di mutua dipendenza, per dirla con Rovelli? Entrambe cercano di farci comprendere l’ambiente in cui viviamo, lo spazio che occupiamo. E rendercelo più abitabile. Tutto qui, se con ambiente intendiamo tanto quello esterno (lo spazio propriamente detto) quanto quello interno (sentimenti, emozioni). Le connessione tra i due spazi sono virtualmente innumerabili, tanto che secondo diverse correnti di pensiero, in realtà si tratta di un solo spazio: celebre la frase di Agostino, l’anima è in qualche modo, tutto.

Sostengo che la poesia esiste solo in funzione di qualcosa che gravita al suo esterno, così come la scienza. Ogni nuovo testo poetico, se riuscito, è anche e soprattutto una investigazione cosmologica. Ogni produzione poetica è anche un lavoro di ricerca, che estende e raffina le ricerche precedenti, smentisce alcune tesi, ne conferma altre.

Continua a leggere

Loading