Faccio un giretto ma torno, ok?

Sappiamo che apprendere l’arte del volo non è una sciocchezza, anche se la natura ti avesse dotato di un paio di ali, dalla nascita. Figuriamoci negli altri casi. Una volta che hai imparato a volare, probabilmente non vuoi più smettere.

Non ti preoccupare se non mi vedi, io comunque torno… (Crediti: NASA)

Questo potremmo dire del piccolo elicottero Ingenuity, che dopo il primo esitante (e storico) test di volo del 19 aprile, e poi un secondo, il 25 aprile ha effettuato un terzo volo assai più gagliardo ed intrepido dei precedenti. Uscendo perfino dal campo di vista di Perseverance, che lo inquadrava (ci giurerei) con preoccupazione tutta materna. Come da programma, Ingenuity compie un giretto nei dintorni e si riposiziona tranquillo e orgoglioso a circa 50 metri dal punto di partenza.

Se guardo queste cose pensando ai droni che svolazzano a Terra, non sono per niente meravigliato. Solo quando pongo mente al fatto che tutto questo sta avvenendo in modo semiautomatico, in un luogo inospitale a centinaia di miliardi di chilometri da dove sono io, da parte di un piccolo elicottero che era contenuto in un rover la cui stessa procedura di discesa sul pianeta Marte è stata di una complessità enorme… ecco, allora sì che la cosa mi riempie di meraviglia, e rimarrei a guardare il video in loop un tempo indeterminato, ogni volta chiedendomi ma come fa, ma come fa…

Siamo fragilissimi, come esseri umani. Squassati dalle passioni, tormentati da un senso di mancanza che a volte non ci lascia tregua, incoerenti, spesso incapaci di dare un senso a quanto vediamo intorno. Ma siamo pure capaci di far volare un elicottero in miniatura a lontananze abissali, di interrogare il cosmo elaborando risposte scientifiche sull’inizio e sulla fine. Meravigliosi e fragili come siamo, forse siamo unici.

Ma anche questo, secondo me, lo scopriremo.

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Nessun posto come casa

A poche ore di distanza dal Giorno della Terra, scelgo questa volta di focalizzarmi su un pianeta molto particolare, l’unico sul quale siamo sicuri che vi sia vita intelligente. Il nostro.

Un pianeta davvero niente male… Crediti: NASA/Jane Peterson

Questa immagine che potrebbe agilmente far pensare ad un altro pianeta, è una foto del nostro pianeta, in particolare rappresenta un suggestivo panorama del deserto del Namib. Il cielo cambia man mano colore mentre il Sole si inabissa progressivamente dietro le dune, guardando verso ovest.

Appena uno tra i tanti bellissimi panorami di quel posto speciale che chiamiamo casa, e di cui spesso dimentichiamo la tranquilla meraviglia. Questo puntino azzurro chiaro, come appare da molto lontano, è ancora il posto migliore dove stare. Bello e fragile, come le cose più preziose nella vita.

Trattiamolo bene, questo pianeta. Per farlo, basta ricordarci di noi, del nostro desiderio di bellezza, di compiutezza. Ricordiamoci dei nostri sogni migliori. Semplice ma non facile, certo.

Ma è tutto là.

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Quel primo volo, su Marte

Ciò che si vede in questo breve video, sembra pochissimo, ma se pensiamo al contesto, è totalmente emozionante. Scriveva Cesare Pavese che “l’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre ad ogni istante”. Ebbene, ciò che si vede qui è l’inizio genuino e puro di qualcosa di grande. Un inizio incredibilmente promettente.

Pochi istanti di volo, per l’inizio di una nuova era…
(Crediti: NASA/JPL-Caltech/ASU/MSSS)

Non è un volo, è un salto. Un salto avanti poderoso. Siamo abituati ormai a rover che pazientemente, metro su metro, perlustrano il suolo di Marte, ispezionando e vagliando con grande pazienza. Lenti e precisi. E ci stanno dando informazioni fondamentali: Perseverance è certamente tra questi, anche se è l’ultimo arrivato. Ma Perseverance portava con sé l’arma segreta, la killer application. Portava con sé Ingenuity, il piccolo elicottero che ha appena effettuato il suo primo volo guidato (e il video dove Perseverance osserva Ingenuity spiccare il primo volo ha qualcosa di tenero, quasi di materno).

E’ sempre uno stupore quando accade qualcosa di veramente nuovo, e questo non era mai accaduto. E’ accaduto ieri, il primo volo guidato su un altro pianeta. Distante da noi, centinaia di milioni di chilometri, non lo dimentichiamo. Certo, appena un primo test, a cui ne seguiranno altri: è rimasto in volo per poco tempo, tutto sommato. Ma quei pochi secondi segnano la storia dell’esplorazione del cosmo. Stabiliscono un prima e un dopo.

E’ iniziato ieri qualcosa di assolutamente interessante. L’esplorazione degli ambienti planetari in volo. E non in volo orbitale, quindi sempre da lontano. Ma proprio in volo guidato, vicino alla superficie. Tutto un altro mondo, insomma. Per meglio comprendere, gli altri mondi.

E già si pensa alla luna di Saturno chiamata Titano, in un prossimo futuro. Insomma, tempi interessanti per lo spazio. Ci sarà da divertirsi.

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Quella salubre ingenuità

Succedono cose, lontano da qui. Nel silenzio degli spazi cosmici, qualcosa si muove, ci sono preparativi in corso. C’è qualcuno che aspetta di spiccare il volo, contando i pochi giorno che mancano all’inedito tentativo.

Il piccolo Ingenuity aspetta, al riparo…  Crediti: NASA / JPL-Caltech / MSSS

La foto ritrae il piccolo elicottero Ingenuity il 30 marzo, al riparo sotto la pancia del rover Perseverance (l’immagine in realtà è un mosaico di scatti, realizzati con una camera montata su un braccio robotico della sonda). Verso il centro dell’inquadratura si vede Ingenuity sospeso ad appena pochi centimetri dalla superficie marziana, in confidente attesa che arrivi finalmente il suo momento.

Ingenuity ha un peso di meno di due chili sulla Terra (meno di sette etti su Marte). Con le sue eliche che coprono una ampiezza di 1,2 metri, proverà tra qualche giorno a spiccare il primo volo guidato su di un altro pianeta, elevandosi nella tenue atmosfera del pianeta rosso (densa appena l’un per cento di quella terrestre). C’è ancora un poco da attendere, perché il tentativo è previsto non prima del giorno 11 di aprile.

Un tentativo temerario, per molti versi. Nessun controllo diretto da Terra, nessun pilota (ovviamente), nessun aiuto o correzione in tempo reale. Niente di tutto questo è mai stato tentato. Spingere oltre la soglia del già conosciuto, già visto, è la vera caratteristica dell’impresa spaziale, fin dall’inizio. Trovo affascinante che a centinaia di milioni di chilometri da noi, senza nessuno in grado di intervenire sul posto, siano in corso preparativi di questa complessità, in modo quieto ma con sicura progressione.

Vada come vada (e speriamo bene) aver osato fin qui è comunque un successo. Qualcosa che è spinto dalla sana voglia di conoscere, di esplorare. Di capire un altro pezzettino di questo Universo, scrigno di sorprese senza fine.

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Prima la curiosità, poi la perseveranza

Giova ricordarlo ora: ben prima di Perseverance, c’era Curiosity a percorrere infaticabilmente gli aridi panorami di Marte, in cerca di notizie e informazioni d’interesse per noi a Terra. Da agosto del 2012 il rover continua ad inviarci preziosi dati dal pianeta rosso, tanto che ha ormai superato i tremila giorni marziani di operazione.

Panorama a 360° di un giorno marziano. Credit: NASA/JPL-Caltech – ProcessingElisabetta Bonora & Marco Faccin / aliveuniverse.today

Questa è una bella panoramica a 360° ottenuta da un mosaico di ben 149 immagini acquisite dallo strumento Mastcam che si trova sulla “schiena” di Curiosity. Tutte le immagini sono state prese nel giorno marziano 3048, contati appunto dall’arrivo sul pianeta. In particolare, ci sono 23 scatti delle formazioni nuvolose nel cielo marziano, che appaiono anche a prima vista piuttosto differenti da quanto siamo abituati a vedere nel nostro cielo. Sullo sfondo, troneggiano imperturbabili le formazioni montuose di Mont Mercou e Mount Sharp, che alcuni conoscono proprio grazie all’infaticabile opera di indagine di Curiosity.

Se ci penso, mi meraviglio ancora, di questo rover che da migliaia di giorni vive e lavora in un ambiente così desolato ed inospitale, ponendo la sua insaziabile curiosità al nostro servizio. Forse è proprio la curiosità il primo motore dell’indagine, di ogni indagine. Ciò a cui più facilmente si lega l’entusiasmo, la voglia di capire, di vedere cose nuove, aprirsi a nuovi panorami. Assaggiare la meravigliosa varietà di questo universo. Dopo potrà venire la perseveranza: certo viene, già arriva, è arrivata. Ma senza una base di curiosità ed entusiasmo, anche un po’ ingenua, tutto il resto sarebbe ostinazione.

Quando invece può essere semplicemente questo, la scoperta inesausta di una bellezza possibile. Qualcosa per cui vale la pena spendere tempo e soldi. Qualcosa che ci fa essere più vivi, qui sulla Terra.

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La superficie di Venere

Ma se tu potessi stare su Venere, cosa vedresti? Bene, questo è ciò che vide Venera 14, un lander sovietico che (a distanza di pochi giorni dal gemello Venera 13) fu paracadutato entro l’atmosfera venusiana nel marzo del 1982.

Quel che vide, Venera 14. Crediti: Soviet Planetary Exploration ProgramVenera 14;
Processing & CopyrightDonald Mitchell & Michael Carroll (riprodotta con il permesso)

Il panorama risulta piuttosto desolato: mostra diverse grandi rocce piatte, vasto terreno vuoto e un cielo grigio, sopra la regione Phoebe, nei pressi dell’equatore del pianeta. Nondimeno è interessantissimo a mio avviso, ed è anche chiaramente differente da quello marziano, a cui ormai siamo più abituati.

In basso a sinistra si vede la sonda di perforazione della navicella, utilizzata per effettuare misurazioni scientifiche, più a destra una macchiolina chiara è semplicemente un copriobiettivo espulso.

Venera 14 è stata eroica. Per un’ora ha resistito a temperatura superiori ai 450 gradi Celsius, e pressioni 75 volte quelle terrestri. La durata progettata era di 32 minuti, ma è stata quasi raddoppiata. Per quanto i suoi dati siano stati trasmessi a Terra quasi quarant’anni fa, l’elaborazione digitale continua ancora oggi, avvalendosi delle nuove tecnologie, per estrarre ogni minimo scampolo di informazione acchiappato da questa preziosissima sonda.

Non c’è solo Marte, dopotutto. Questo è il bello, c’è una varietà incredibile che ci aspetta, là fuori. Serve dedizione e pazienza per arrivare a vedere questi panorami. Ci vuole capacità di sognare prima di tutto, e poi dare forza e valore al sogno, costruendoci sopra giorno per giorno. Ci vuole ardimento e fatica, per far fiorire un sogno. Ma ne vale la pena.

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Prima escursione su Marte

Quattro giorni fa, essendosi ormai stabilita su Marte, Perseverance ha deciso di concedersi un primo giretto. Tanto per dare una prima occhiata intorno. Nell’immagine qui sotto, ad alta risoluzione, si scorgono bene le tracce lasciate sul suolo marziano dalle sei ruote del rover.

Perseverance inizia a guardarsi intorno… Crediti: NASAJPL-CaltechMars 2020

Questo primo giretto esplorativo, è durato appena una mezz’oretta. Dopo di questo ne è stato effettuato un altro, un po’ più esteso. Per ora Perseverance è stato cauto e si è mosso per un totale di appena 6,5 metri. Le intenzioni sono buone, però: in futuro si attendono escursioni regolari di circa 200 metri ognuna, o anche più estese.

Al di là del dettaglio delle prestazioni atletiche di Percy, a me colpisce la foto in alta risoluzione. Se la ingrandisco a pieno schermo (consigliabile un computer, non un telefonino) non posso evitare di rimanere un attimo senza fiato. Mi sembra di esserci su Marte. Immagino cosa vorrebbe dire posare un piede su quel pianeta, mai solcato da nessuno. E mi sperdo nel pensiero. E soprattutto, quei sassi, quelle pietre. Distanti da noi (mediamente) 220 milioni di chilometri, eppure – in questa foto – così precisi, definiti.

L’astronomia è il luogo della meraviglia, è l’affaccio sull’ignoto reso comprensibile, fruibile. Grazie alla tecnologia, certamente. Ma più ancora, grazie alla capacità tutta umana di sognare. E non porre limiti al sogno.

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L’ingenuità primaverile del volo su Marte

E se si potesse spiccare il volo su Marte? Beh, la NASA ci sta provando proprio adesso, con l’atterraggio di Perseverance, poiché questo rover include nella sua dotazione (super accessoriato, niente da dire) una compagna piccola ma di valore, chiamata Ingenuity (per gli amici, Ginny).

C’è un mini elicottero ora su Marte. Crediti: NASAJPL-CaltechMars 2020 – Perseverance

Per quanto Ginny sia piccolina – grande come un tostapane con rotori poco più estesi di un metro – è la prima della serie. Niente come lei nel passato dell’esplorazione planetaria. Percy è appena arrivata, lo sappiamo, ma le cose si stanno preparando già per il primo volo di Ginny: dovrebbe essere forse già in aprile.

Sebbene Ginny di suo non possa volare molto lontano, è un prototipo importante per tutti i “robot volanti” che potranno percorrere non solo Marte ma (speriamo presto) anche Titano. Ed è anche un simbolo di una novità importante, che si dovrebbe dispiegare proprio quando per noi è appena iniziata la primavera.

Sbocciano cose nuove, dunque. Su Marte, ma certamente non solo lassù.

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