Sono andato a correre al parco – oggi pomeriggio – con Paul Simon nelle orecchie, per la precisione l’ultimo disco, Live in New York City. Mi veniva in mente correndo, a parte che è proprio bello, ma mi veniva in mente cosa vuol dire essere un professionista. Non è legato immediatamente al percepire un profitto per quello che si fa. Essere un professionista ha a che vedere con l’atteggiamento che si tiene davanti ad una certa cosa. Sentendo coma canta adesso Paul Simon – a più di settant’anni – come lima e interpreta ogni frase di ogni canzone, come non scivola mai pigramente sulla melodia ma vive ogni passaggio, mi sono detto ‘ecco, questo è un professionista’. 

Come intendere questa parola? Secondo me vuol dire questo, disporsi nell’atteggiamento migliore perché si possa mettere a frutto il proprio impegno. In pratica, rendersi trasparenti all’emergere del positivo di sè. Questo può voler dire che ci possono essere persone geniali ma non professionali, per cui il loro talento va ampiamente sprecato. E ci possono essere persone che attraverso l’applicazione  e la perseveranza superano anche molte iniziali difficoltà o apparenti incompatibilità.

Turning pro è dunque una faccenda piuttosto fondamentale, e riguarda l’atteggiamento prima di ogni altra cosa. Come si guarda quella cosa. Vale la pena di farlo, prima di tutto per il lavoro. Esattamente. Tutti i problemi “mi piace, non mi piace, con Tizio lavoro benino, ma Caio non lo sopporto… oggi mordo perché ho dormito male, graffio perché mia moglie/marito mi tiene il broncio…” si superano (o si mitigano) attivando in sé un atteggiamento da professionista. Anche il fatto “lo so fare, non lo fare, chissà se sono capace”, è in realtà un residuo di immaturità dell’ego, anche quello può essere lasciato indietro se ci disponiamo ad una attitudine da pro.
Così davanti ad un problema, una noia, una rogna supplementare, ad una giornata storta, ci si può chiedere, ma come reagirebbe un professionista? e cercare di agire di conseguenza. Non per dimenticare che siamo uomini (o ancor meglio, donne…), ma per onorare la cosa che stiamo facendo, dargli il giusto credito perché è una parte importante della nostra vita. Una cosa così fa bene al mondo.
E’ ora di smettere di chiedersi se vale la pena o no, se è giusto o no, etc. Una volta deciso, andare. E agire da professionista, fregando tutti i dubbi. I dubbi abbandonano un pro perché si accorgono seccati che non lo condizionano più. Che ne dite? Se risuona anche con la vostra esperienza (o anche no), sentitevi liberi di lasciare un commento al post.

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