Ecco la cosa è cominciare a scrivere. Screziare il bianco di parole, di inchiostro. Tutto il resto mi sembra irrilevante. Almeno in un primo tempo. Cominciare e continuare a scrivere e fare parole su parole, incamminandosi…
Questo è quello che ci vuole. Lavorare sulle parole infatti porta pace. E’ il lavoro che dobbiamo fare, dunque è inutile stare lì a perdere tempo. Andiamo invece.
Ora sto provando iWriter sul Mac e mi sembra veramente valido. Un ottimo strumento per modellare il bianco.
Fa venire voglia di scrivere, con tutto quanto il resto che risulta piacevolmente in secondo piano. E veramente, non devi perdere molto tempo con le configurazioni. Non devi perdere tempo per nulla con le configurazioni. Ti metti lì e scrivi, produci parole. Una dopo l’altra, in sequenza. Metti il focus mode e improvvisamente solo la frase che stai scrivendo conta. Il resto viene passato in un grigio chiaro, c’è ma non ti distrae. Mi piace. Una frase alla volta. Il resto viene. Come dire, un passo alla volta. La vita si compie a piccoli passi, per la gran parte. Scrivere si compie a passi di una frase per volta. Scrivi una frase, la metti da parte, vai con la successiva. Una cosa alla volta, sempre. E’ questo il segreto.
Ecco la cosa è cominciare a scrivere. E continuare a scrivere. iWriter è abbastanza minimalista, però funziona, fa venire voglia di scrivere. Sarà proprio perché non vedi altro che questo spazio bianco, molto invitante, troppo invitante, che ti va proprio di iniziare a riempirlo di parole. A modellare lo spazio bianco. A creare. 
Se vedo uno spazio bianco penso inevitabilmente a cosa ci potrei scrivere sopra.
Bene. Se ti piace scrivere ti godi questa meraviglia. Che creare scrivendo è la cosa più semplice. Che scrivere è uno dei modi più immediati per creare. Questo mi ha sempre colpito. Non ci vuole nulla, basta un pezzo di carta. In realtà basta anche pensare, la carta la puoi trovare dopo. Memorizzare, ricordare. Meno di così non si può!
Hai mai pensato che una poesia immortale, che dura nei secoli, può essere stata magari appuntata su un fogliettino della spesa?
Per dipingere ci vuole un pennello, i colori. Per suonare ci vuole uno strumento, una manutenzione, una manualità dedicata. Una sorta di mestiere. Per scrivere non ci vuole nulla. Cioè. Devi acquisire un mestiere, certo, ma lo fai lavorando direttamente. Il tuo strumento sono le parole, le frasi. Inizi a modellarle da subito. La tensione che le percorre, la scelta dei vocaboli. Allora ecco. Apri il tuo spazio bianco e lo riempi di parole. Questo vuol dire, tra le miriade di percorsi che possono attraversare lo spazio bianco, ne metti in luce uno. Lo dettagli, porti il lettore sulla tua strada. Lo fai girare dove tu vuoi, lo fai camminare alla velocità che vuoi. Lo fai soffermare dove preferisci, a guardare i colori che preferisci. I colori sono tutti là, lo spazio bianco li contiene tutti. Tu semplicemente scrivendo, collassando la funzione di probabilità su una tua scelta particolare, togli via quello che non ti serve. Allora togliendo dal bianco, il colore si forma.
Scrivere è un toglier via il superfluo, per lasciare il necessario. Come levare il pieno dal marmo, per far uscire fuori la statua, il capolavoro. Era già nascosto lì, era già contenuto lì, in quel blocco di marmo. Ma l’artista lo vede, non lo vedono tutti. E lui deve essere bravo a togliere il superfluo. Rilevare quello che fa brilla. Togliere l’opaco, quello che ferma la luce del bello, la frena. 
Ci vuole anche fatica, costanza. In fondo, come per tutto, ci vuole la fiducia che il reale è positivo. Gradevole o sgradevole che sia la particolare contingenza.
Il compito di portare alla luce il bello, può far tremare i polsi. Tuttavia è necessario arrendersi, fare quello che si riesce, quanto si può. E’ la strada della massima onestà, tutto sommato l’unica che si può percorrere con soddisfazione. Liberi dall’esito. Che non è più in mano nostra.
Tanto più sei bravo a scrivere, tanto lasci solo i colori e i sapori necessari. E ottieni un gusto pieno, una cosa che si mastica bene, che dà soddisfazione. Non è facile, ma è proprio bello.

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