Scrivere con iPad

Avendo un interesse per lo scrivere che dura praticamente da sempre (minuto più minuto meno…), ed essendo entrato in possesso di un iPad 2 (accadimento invero molto più recente), mi è venuto naturale indagare un pò sulle possibilità che questa tanto decantata tavoletta può offrire nel campo specifico della scrittura.
Aggiorniamo i nostri blog con
DraftCraft…? Possiamo gestirli
tutti da un’unica interfaccia!

La prima impressione è di una piacevole abbondanza di software dedicato alla scrittura, che copre contesti tra i più vari. Vi sono software per la scrittura di post per blog, per l’acquisizione di note veloci, ed anche – se si è arditi abbastanza – per la stesura di veri e propri romanzi. In questo momento sto scrivendo con DraftCraft, che per quanto riguarda i blog sembra un programma valido (anche se mi ha gratificato di recente con una serie di spiacevoli crash con perdita dei post in preparazione… speriamo fosse cose riservata alle precedenti versioni!)

L’ambiente di scrittura di DraftCraft è pulito e piacevole, senza distrazioni. Bello il sistema che consente di lavorare su diversi post, arricchendoli mano mano, e aggiornando di conseguenza un indice di valutazione, tramite il quale capire quando il proprio lavoro sia diventato maturo per la pubblicazione. Proprio questo mi ha fatto capire che scrivere i post di getto non è sempre una cosa ragionevole 🙂

Un altro software molto interessante è certamente iWriter, Orientato decisamente al minimalismo, offre senza dubbio un contesto di scrittura privo di distrazione che invoglia sicuramente alla produttività. Ha il conteggio delle parole e permette il salvataggio dei files – oltre che localmente sul proprio iPad – anche su Dropbox e su iCloud. E’ senz’altro ottimo per preparare testi che poi possono essere continuati al computer o in altre circostanze: il fatto di avere il salvataggio sulla nuvola permette comunque di avere il proprio lavoro sempre con sè.
iWriter permette “ovviamente” di salvare il proprio
lavoro in iCloud, la “nuvola” di Apple 
Per progetti più ambiziosi, come la scrittura di un romanzo, c’è l’ottimo Manuscript (in attesa dell’arrivo di una versione per iPad di Scrivener) . Di suo, ha il vantaggio non indifferente di incorporare una sorta di “procedura guidata” per elaborare un testo abbastanza strutturato. L’utilizzatore viene guidato infatti a compilare un breve sunto del proprio progetto, poi una spiegazione più estesa, infine a riempire uan scheda per ogni capitolo con il dettaglio della trama. In questo modo, si riesce a pianificare lo svolgimento della storia, con evidente vantaggio al momento della scrittura vera e propria.
Non mancano altre applicazioni interessanti, come Write 2, o Blogspy, applicazione molto completa per i blog (forse anche troppo, perché ancora non ho capito bene come funziona; prima o poi dovrò smetterla di provare e rassegnarmi a leggere il manuale…). 
Ecco, questo è di quello che ho trovato; ma sicuramente la lista è lungi dall’essere esaustiva! Un salto allo store vi farà sicuramente trovare un bel po’ di altro materiale… 🙂
Va detto in ogni caso che per scrivere testi di una certa lunghezza, senza metterci un tempo esagerato, risulta quasi essenziale una tastiera vera e propria. In questo momento sto scrivendo con l’iPad connesso ad una tastiera Apple wireless; per un prezzo tutto sommato accettabile permette di utilizzare veramente le applicazioni di scrittura in iPad in maniera molto più soddisfacente.
E allora, mi potrebbe dire qualcuno, iPad più la tastiera wireless alla fine non realizza una configurazione equivalente a quella di un vero e proprio notebook? Certo il prezzo complessivo non è irrilevante, ma la comodità è indubbiamente più elevata. Puoi appoggiare il tuo iPad su un tavolino vicino al divano, o un comodino vicino al letto, e scrivere nella massima confort, con la tastiera in grembo. E’ comoda, leggera, non scalda. Niente male davvero.
Pubblicato tramite DraftCraft app

Loading

Modellare il bianco

Ecco la cosa è cominciare a scrivere. Screziare il bianco di parole, di inchiostro. Tutto il resto mi sembra irrilevante. Almeno in un primo tempo. Cominciare e continuare a scrivere e fare parole su parole, incamminandosi…
Questo è quello che ci vuole. Lavorare sulle parole infatti porta pace. E’ il lavoro che dobbiamo fare, dunque è inutile stare lì a perdere tempo. Andiamo invece.
Ora sto provando iWriter sul Mac e mi sembra veramente valido. Un ottimo strumento per modellare il bianco.
Fa venire voglia di scrivere, con tutto quanto il resto che risulta piacevolmente in secondo piano. E veramente, non devi perdere molto tempo con le configurazioni. Non devi perdere tempo per nulla con le configurazioni. Ti metti lì e scrivi, produci parole. Una dopo l’altra, in sequenza. Metti il focus mode e improvvisamente solo la frase che stai scrivendo conta. Il resto viene passato in un grigio chiaro, c’è ma non ti distrae. Mi piace. Una frase alla volta. Il resto viene. Come dire, un passo alla volta. La vita si compie a piccoli passi, per la gran parte. Scrivere si compie a passi di una frase per volta. Scrivi una frase, la metti da parte, vai con la successiva. Una cosa alla volta, sempre. E’ questo il segreto.
Ecco la cosa è cominciare a scrivere. E continuare a scrivere. iWriter è abbastanza minimalista, però funziona, fa venire voglia di scrivere. Sarà proprio perché non vedi altro che questo spazio bianco, molto invitante, troppo invitante, che ti va proprio di iniziare a riempirlo di parole. A modellare lo spazio bianco. A creare. 
Se vedo uno spazio bianco penso inevitabilmente a cosa ci potrei scrivere sopra.
Bene. Se ti piace scrivere ti godi questa meraviglia. Che creare scrivendo è la cosa più semplice. Che scrivere è uno dei modi più immediati per creare. Questo mi ha sempre colpito. Non ci vuole nulla, basta un pezzo di carta. In realtà basta anche pensare, la carta la puoi trovare dopo. Memorizzare, ricordare. Meno di così non si può!
Hai mai pensato che una poesia immortale, che dura nei secoli, può essere stata magari appuntata su un fogliettino della spesa?
Per dipingere ci vuole un pennello, i colori. Per suonare ci vuole uno strumento, una manutenzione, una manualità dedicata. Una sorta di mestiere. Per scrivere non ci vuole nulla. Cioè. Devi acquisire un mestiere, certo, ma lo fai lavorando direttamente. Il tuo strumento sono le parole, le frasi. Inizi a modellarle da subito. La tensione che le percorre, la scelta dei vocaboli. Allora ecco. Apri il tuo spazio bianco e lo riempi di parole. Questo vuol dire, tra le miriade di percorsi che possono attraversare lo spazio bianco, ne metti in luce uno. Lo dettagli, porti il lettore sulla tua strada. Lo fai girare dove tu vuoi, lo fai camminare alla velocità che vuoi. Lo fai soffermare dove preferisci, a guardare i colori che preferisci. I colori sono tutti là, lo spazio bianco li contiene tutti. Tu semplicemente scrivendo, collassando la funzione di probabilità su una tua scelta particolare, togli via quello che non ti serve. Allora togliendo dal bianco, il colore si forma.
Scrivere è un toglier via il superfluo, per lasciare il necessario. Come levare il pieno dal marmo, per far uscire fuori la statua, il capolavoro. Era già nascosto lì, era già contenuto lì, in quel blocco di marmo. Ma l’artista lo vede, non lo vedono tutti. E lui deve essere bravo a togliere il superfluo. Rilevare quello che fa brilla. Togliere l’opaco, quello che ferma la luce del bello, la frena. 
Ci vuole anche fatica, costanza. In fondo, come per tutto, ci vuole la fiducia che il reale è positivo. Gradevole o sgradevole che sia la particolare contingenza.
Il compito di portare alla luce il bello, può far tremare i polsi. Tuttavia è necessario arrendersi, fare quello che si riesce, quanto si può. E’ la strada della massima onestà, tutto sommato l’unica che si può percorrere con soddisfazione. Liberi dall’esito. Che non è più in mano nostra.
Tanto più sei bravo a scrivere, tanto lasci solo i colori e i sapori necessari. E ottieni un gusto pieno, una cosa che si mastica bene, che dà soddisfazione. Non è facile, ma è proprio bello.

Loading

Tenere un diario

In epoca di Internet, social network e compagnia bella, può sembrare desueto l’intento di tenere un diario. Un diario personale, intendo. Un posto (essenzialmente) privato dove annotare in piena libertà fatti e sensazioni riguardo la propria vita, le persone con cui si viene a contatto. Le proprie frustrazioni, i propri sogni. Epperò un diario ha ancora ragione di essere, a mio avviso, come scrivevo l’altro giorno nel mio blog.
Posto che dunque si voglia trasferire sul mezzo elettronico la splendida, salutare nonché catartica attività di scrittura quotidiana di un diaro, ci si può chiedere quale sia il software da utilizzare. Naturalmente la domanda così posta è un tantino naive, poiché è ovvio che dipenderà dai gusti, dalle propensioni, come pure dal mezzo tecnico a propria disposizione (portatile, desktop, palmare, connessione always on, nessuna connessione, etc).
Per quanto mi riguarda – una volta risoltomi seriamente a tenere tale diario – ho fatto qualche esperimento e ho giocato un pò con qualcuno dei programmi più noti e – spero vi interessi – ecco qui le mie impressioni…


Premetto che quando dirò è influenzato profondamente dai mezzi tecnologici al momento a mia disposizione, essenzialmente un MacBook (di fine 2008) e un iPod Touch (vecchio tipo, per la precisione). Ecco alcune delle soluzioni che mi sono sembrate più interessanti (in un elenco decisamente incompleto e squisitamente soggettivo, sia inteso)
Un gran ben programma, altamente configurabile (pure troppo, perché non ho ancora capito come fare certe cose, tipo togliere il campo “titolo” dai post). Permette un mucchio di cose, come tenere diversi diarii, generare diari “smart” da delle condizioni chiave (un dato tag, per esempio), inserire rapidamente immagini, scrivere a pieno schermo in modo da non avere distrazioni, stampare in PDF in una veste accattivante, e tantissimo altro. Di contro – ma non è necessariamente un difetto, dipende dalle abitudini di utilizzo – è necessario un computer per aggiornare il diario: intendo, non si può fare con telefoni o palmari o altro (per i melomani, intendo un i-qualcosa: iPod, iPad, etc). Dal lato positivo, non è necessario essere online perché è una vera e propria applicazione desktop (ma se il disco rigido ci lascia, potremmo perdere tutto, in mancanza di backups). Decisamente da tenere in alta considerazione, anche se per configuarla può essere necessario affrontare la lettura del poderoso manuale. Buone possibilità di esportazione, anche in formato PDF. Ottimo per chi vuole un programma sofisticato altamente configurabile.
Momonote è una applicazione per web e iPod/iPad, che permette di registrare delle note personali, dunque anche un diario, le quali risultano accessibili in una pagina web a cui si accede con il proprio account. Mentre per usare il sito bisogna ovviamente essere online, da iPod ad esempio si può scrivere anche senza la connessione, poi quando è possibile avverrà la debita sincronizzazione dei post. Momonote ha un sistema di tag molto potente (il suo vero punto di forza, a mio avviso), per cui è facilissimo riordinare i propri pensieri per argomenti. Personalmente lo trovo utile più che come diario, come sistema per registrare (buoni) propositi, autoesortazioni e citazioni, da rileggere nel momento del bisogno (ma questo è un punto di vista molto personale).
DayOne sul Mac,
aperta in scrittura…

DayOne è un’applicazione che per un prezzo moderato si può istallare sul proprio Mac, ed anche su un iPod/iPad. Strutturalmente molto semplice ma di aspetto gradevole (uno dei suoi punti di forza, senza dubbio), l’applicazione per Mac aggiunge una iconcina sulla barra superiore, in modo che aprirla e mettersi a scrivere è questione di un momento. Se non si vuole nemmeno aprire, si possono programmare dei reminder in cui appare la finestrina in cui immettere il testo. Non ci sono – al momento – possibilità alcune di formattazione, nemmeno italico o grassetto (ma sono previste dalla roadmap, sembra). Non si possono inserire immagini (allo stato attuale). Questo può essere visto come una limitazione oppure un accenno di minimalismo che aiuta ad essere focalizzati sulla scrittura. Financo le possibilità di esportazione sono piuttosto limitate, anche se gli sviluppatori (mi) assicurano che sono al lavoro. DayOne usa un account Dropbox per sincronizzare i file. Si può scrivere anche offline e poi il sistema provvede a sincronizzare i vari post presenti in diversi dispositivi.

Alla fine della fiera, mai come in questo caso, è tutta questione di gusti: dal mio punto di vista, il programma migliore è quello che più di altri invoglia a scrivere con continuità. Personalmente trovo che DayOne sia ideale, per tale compito. La finestrina non intimidisce, a differenza dell’enorme spazio che apre ad esempio MacJournal (mi fa venire un panico da pagina bianca). L’estetica appare curata e alla fine questo invoglia di più. Poi magari anche se uso il MacBook, una annotazione al volo la posso aggiungere dall’iPod (no, l’iPad non ce l’ho…). Spero che venga presto inclusa la possibilità di esportare il proprio diario in un formato magari PDF elegantemente predisposto. Il diario è privato, siamo d’accordo, ma potrebbe essere piacevole condividerlo, ad un certo tempo… 😉


Loading

Se il leone ruggisce (male)…

La celebre canzone recitava Il coccodrillo come fa… In questo contesto mi viene piuttosto da pensare Ma questo leone come fa… ruggisce? O ha il raffreddore?

Infatti l’ultimo aggiornamento di Mac OS X, nome in codice Lion, ha portato una serie di interessanti novità (debitamente raccontate sul sito di Apple), epperò ha pensato bene di introdurre – perlomeno per molti utenti –  una serie di fastidiosi problemini (o problemoni), decisamente insoliti e non troppo nello stile Mac. 

Sono sbarcato su Mac OS X nel dicembre del 2008, con un MacBook da 13” che uso tuttora con buona soddisfazione. Utente Linux da molto tempo, ero abbastanza diffidente verso il sistema Mac (anche per motivi ideologici, diciamo la verità); la spinta al (parziale) salto è stata data da motivi di compatibilità con il resto del team che lavora (qui a Roma) nel progetto GAIA di ESA. Tuttavia con il tempo ho dovuto ancheprendere atto – quasi mio malgrado – che lavorare entro l’ecosistema Mac ha i suoi vantaggi. 
Mi sono anche abituato ad avere un sistema che funziona senza storie, senza dover per questo immettere astruse stringhe a linea di comando, e nel quale batte un solido cuore Unix. Ottimo per l’attività desktop, con potenti strumenti per lo sviluppo, solido e affidabile nell’utilizzo. Così pure passare da Leopard a Snow Leopard è stato semplice e deliziosamente lineare (a parte il fatto di dover pagare l’aggiornamento, com’è ovvio)
Così non è stato per il passaggio dal leopardo della neve al leone. Pur apprezzando il prezzo irrisorio dell’aggiornamento (per confronto, non so se qualcuno si ricorda i prezzi di listino di prodotti “imbarazzanti” come Vista Ultimate, ad esempio…), pur apprezzando moltissimo le innovazioni desktop, come le nuove gesture, che ne fanno un sistema operativo davvero comodo, per la prima volta in ambito Mac, ho dovuto registrare una serie di problemi che affliggono il “sistema desktop più evoluto al mondo” (sic). E poi mi sono accorto che non sono affatto solo miei: basta dare uno sguardo ad uno dei tanti topic nel forum di Apple che riguardano Lion.

Un magnifico Leone bianco (Crediti: Stano Novak, CC BY 2.5)

Due sono le noie principali che ho individuato nel mio Mac: 

  • l’indicizzazione Spotlight ora non riesce ad essere portata a termine (si avvia un processo decisamente avido di CPU, con conseguente ebollizione del portatile e ventola che gira all’impazzata, senza apparente via di uscita diversa dal killare il processo)
  • il disco esterno USB che uso “da sempre” per il backup via Time Machine, viene sì montato correttamente, ma il sistema non riesce più a produrre il backup.
Sono problemi – appunto – ampiamente condivisi, come ci si può accorgere girando un pò in rete. E probabilmente non sono i soli. Insomma, Huston abbiamo un problema. Più precisamente, Something is cleary wrong with Lion, come recita sconsolatamente un utente nel forum di Apple.
Decisamente. Rinunciare (ancorchè temporaneamente) ai backup di Time Machine e all’indicizzazione del disco rigido per Spotlight – due delle più comode caratteristiche di Mac OS, è seccante. E il primo aggiornamento non ha risolto nessuno dei due problemi.
Irritante.
Hanno avuto fretta con questo Leone? A parer mio, molte di queste cose si sarebbero potute risolvere con un “testing” molto più esteso del nuovo sistema operativo (e va anche detto che Apple ha vita facile per i test, perché la varietà dell’ hardware su cui deve girarare il suo sistema è molto circostritta e assolutamente controllata dalla stessa Apple.. pensate ad una distribuzione Linux, al confronto, ma anche una release di Windows…)
Ora non vorrei dire qualcosa di “ideologico”, ma ecco… davanti a questi problemi, non ho potuto non pensare al modello open source, per il quale le nuove release – poniamo – di Ubuntu, sono disponibili per l’intera comunità, che può sperimentare e segnalare bugs e problemi per tempo. Certo, anche lì poi possono venir fuori problemi “post rilascio”, non siamo ingenui. Va anche detto che fino a Lion il sistema sembrava funzionare egregiamente.
Epperò sono persuaso che qualche guaio del Leone, oso dirlo, potrebbe essere proprio dovuto al modello di sviluppo e al testing “chiuso”. Esagero?

Loading

Software per ebooks, ecco FBReader

Mi piace sempre di più, questo semplice ma efficace lettore di ebook. Parlo di FBReader, un lettore per Linux e Windows (e anche per Android). Lo uso con soddisfazione sia sul mio HTC Wildfire che sullo “sfortunato” tablet Toshiba Folio 100. Mi piace perché è semplice e si adatta molto bene a schermi di varia dimensione: ottimo sia sul 10 pollici del Folio che sullo schermo piccolino del Wildfire (e volendo posso usarlo anche sul desktop con Ubuntu). 
Inoltre nelle versioni più recenti è stato introdotto un sistema di annotazioni che trovo molto comodo. Si può selezionare una parte di testo che verrà inserita nella lista di annotazioni, in modo da ritrovarla con comodo in un secondo tempo (io la uso per tenere una lista di frasi “importanti” dei libri di Valerio Albisetti o della “Scuola di Comunità” di Juliàn Carron). Quello che apprezzo molto è l’opzione, formalizzata con due tab nella parte alta della pagina dei bookmark, che permette di transire dalla lista delle annotazione per il libro che si sta leggendo a quella per TUTTI i libri nel propri archivio. Ottimo per ritrovare facilmente un elenco di passaggi notevoli, che nel corso del tempo vengono a costituire, per ogni lettore, un piccolo ma importante “tesoro” cui poter far riferimento in ogni istante.
FBReader nella funzione di ricerca 
Certo non è che non abbia limitazioni; ad esempio i libri in formato epub protetti dal certificato digitale di Adobe non possono essere letti (e ahimè sono proprio tanti); inoltre non interpreta – mi pare – il foglio di stile a volte associato ai libri. Però a parte quello garantisce comunque una ottima esperienza di lettura, grazie anche alla barra inferiore, studiata per fornire una grande quantità di informazioni sul libro e sullo stato del device in un piccolo spazio: ingegnosa in particolare la rappresentazione grafica delle varie sezioni con la barra di avanzamento, che consente a colpo d’occhio di capire a che punto si è, e non ruba spazio nemmeno negli schermi piccoli degli smartphone)
Certo siamo lontani da sistemi integrati (ma blindati) come quelli appartenenti all’ecosistema di Amazon, tanto per dire, che in più offrono il WhisperSync tra un device e l’altro: grazie a questo si può iniziare a leggere sul Kindle, continuare sull’iPod, riprendere la lettura sull’iPad o sul tablet Android, aprendo ogni volta il libro alla posizione esatta in cui si è lasciato. Ma appunto è un sistema chiuso, ancorché apprezzabile, i cui libri non possono essere letti che con quel dato software. 
Insomma, per leggere gli epub “aperti” o con social DRM (l’unico sistema di “protezione” che mi sembra non imponga inaccettabili restrizioni agli utenti) per semplicità ed efficacia, FBReader fa secondo me un ottimo lavoro. Che ne dite? Avete un altro software di preferenza?

Loading

Perchè Ping non mi entusiasma…

Una certa enfasi ha accompagnato il recente rilascio di iTunes 10, anche per la contestuale introduzione da parte di Apple dei nuovi aspetto “sociali” legati alla musica, con il “quasi social network” chiamato Ping. L’ho provato per un paio di giorni, e benchè abbia degli aspetti interessanti, non posso dirmi esattamente esaltato. E’ certamente molto simpatico poter segnalare con un “mi piace” agli amici un album o un brano da iTunes. Tuttavia vi sono limitazioni anche abbastanza pesanti, perlopiù strutturali.

Proprio per queste ultime, Ping non è assolutamente definibile come un social network, e nemmeno vi si avvicina. Se da una parte infatti è simpatico poter dire “mi piace” quando si sfogliano gli album nello store di iTunes, questo ovviamente non è tutto.

Sì, perchè Ping è zoppo. Me ne sono accorto quando, ascoltando con iTunes 10 un album, legittimamente acquistato su emusic.com (scusa, Steve…), mi è istintivamente venuto il desiderio di dare un “like” da inviare al mio flusso Ping. Ebbene, per quanto sia frustrante, non si può. Sarebbe bastato un bottoncino, magari che linkasse l’analogo album su iTunes Store (non posso pretendere altre sorgenti di riferimento, da iTunes), ma niente. Nisba, nada.

La morale, devi fare i like dentro iTunes Store. Sarei così dovuto entrare nello store, cercare l’album e (se trovato) cliccare sul bottoncino “mi piace”. Seccante, perchè l’aspetto promozionale così accentuato azzoppa in maniera vistosa le potenzialità dell’idea. Mi è passata la voglia.

Un’altra cosa che potrebbe dare fastidio a taluni (tanto per dire, a chi usa linux, o già anche un player diverso da iTunes) è che il tutto “vive” dentro il software stesso. Ping è solo dentro iTunes, non esiste nel web “normale”. Non c’è nemmeno una “mappatura” in una pagina web, di quello che accade su Ping.

Ora consentitemi, ma con tutti che gli si vuole bene, al magico Steve… ma se la Microsoft avesse fatto una cosa simile, non si sarebbero levati ampi e articolati cori di protesta contro il modello “chiuso”, stigmatizzando la sfacciata operazione promozionale che si nasconde dietro questa “spruzzatina” di social network?

Peccato, perchè Ping ha tante potenzialità. A cominciare dal fatto che puoi seguire i vari “big” della musica, essere informato sui concerti e sugli eventi, e così via. Ma non tutti vivono dentro iTunes. E il web ha fatto tanto per rimanere indipendente dalle piattaforme specifiche (la “guerra fredda” tra gli standard del consorzio W3C e le istruzioni “particolari” di Explorer, ad esempio. Ricordate i siti che – tristemente – si vedevano bene solo con IE ?); e ormai siamo troppo scafati per farci imbrigliare dentro una piattaforma o un sistema operativo. Siano pur ottimi (come lo è iTunes, che uso, ed anche Mac OS, che uso)…

Loading

Intarsi.. di disco rigido!

Questa immagine compare qui, in un blog di argomenti tecnici, ma potrebbe figurare benissimo in tutt’altro contesto, quale ad esempio una galleria di arte moderna. A volte tuttavia l’arte, o quello che ci può sembrare tale, viene “generata” in contesti del tutto inusuali. Non è infrequente trovare immagini “artistiche” ad esempio in ambito astronomico (e nel sito GruppoLocale.it tentiamo di renderne conto, quando ci capita di imbatterci in qualcosa di tal genere), ma è forse più raro trovare un output di un programma per computer, davvero artistico come quello prodotto da GrandPerspective per Mac. 

Come GrandPerspective vede una zona del disco rigido del mio MacBook. Ora devo solo scoprire a quali dati corrispondono tutti questi piccoli quadratini nella parte destra…. 😉
GrandPerspective genera una figura (zoomabile) che è una rappresentazione della grandezze e della natura dei files che si trovano sul proprio disco rigido. Arte a parte (scusate il bisticcio) è un modo molto rapido ed efficace per andare a “stanare” programmi e files magari non più utili che invece levano utile spazio per altre applicazioni… 
… il tutto, appunto, con una spiccata sensibilità artistica, che non guasta!

Loading

Che browser usa chi viene qui?

Come piccola curiosità, ecco qui le statistiche riferite al browser adottato, per i più recenti 500 accessi a questo sito (grazie ai preziosi servigi di Statcounter.com)… come potete vedere, Firefox la fa ancora da padrone, ma buon secondo arriva già Chrome, che ha sopravanzato Internet Explorer. Gli altri (Mozilla, Opera, Safari) seguono dietro…

Loading