Blog di Marco Castellani

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Lavori di Marco Castellani

Roma di vento

Roma oggi  
affondata nel vento  
fresco dell’inverno,  
già sconfitto e ormai  
più docile e calmo.  
 
Le ragazze che passano  
tengono stretta la gonna alle gambe,  
schive traversano Roma e il mio sguardo:  
fresche nel vento, che tira sottile.  
 
L’aria che sale addosso  
non chiede permesso e  
le attraversa impudica, fa spazio  
tra i vestiti e la carne,  
 
le rinnova di fresco  
le rende frizzanti. Che più vergini  
traversano l’aria, ora vibrante  
di un strano, ardito stupore.  
 
Ma che senso di inedito  
c’è già tra le cose.  
 
E Roma di vento,  
è giovane,  
sempre. 
 
 
 
Piazza Navona (foto dell’autore) 

Questa poesia appare nel numero di Aprile 2020 della rivista Frascati Poesia Magazine.

“…sì, per me Roma non è un luogo come gli altri, né a livello personale, né a livello storico destinale”

Marco Guzzi

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Giornata della poesia (onde)

Disegno di Davide Calandrini (diritti riservati)
Finché parlano piano tra loro

– mi dico dal bagno –
va tutto bene.

La figlia grande e la più piccola nel salone,
le loro voci che mi arrivano
portando densità di energia
buona un

campo d’onde salutare
nella giornata della
poesia, tranquilla ritorna

la possibilità infinita,
l’articolazione inaudita
di fare
versi.

Da “Imparare a guarire” (Di Felice Edizioni, 2018). 

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Vento nuovo

Disegno di Davide Calandrini (diritti riservati)

Bene ed ora,
lasciati andare nel

mistero del
tuo essere.

Dimmi, quanto ancora ti manca
per essere completa cioè per

rifulgere, ringraziare
esattamente ringraziare, intendo,
della tua imperfezione:

direi quindi, direi

lasciati precisamente andare
al tuo lavoro così
come è ora alla
tua vita proprio
com’è adesso non

mi fare più
resistenza
ti prego non
farne più,
affatto ma

lasciati andare a come sei perché
sei inaccettabilmente splendida
come sei, se appena

di moto quasi involontario
lo ammetti, di quasi piana distrazione
finalmente, lo permetti.

E basta cercare, basta.

Non cercare mai più
non cercare mai più di essere
altro non provarci
proprio più

ad essere diversa differente
altro da questo ed invece

ràdicati in tutto quello
che sei, che finalmente
sei diventata.

Ti supplico ancora, per piacere,
non cercare altro ma
ràdicati, cerca radici fonde
spesse e robuste, risplendi luminosa

di ciò che adesso sei, mostralo
mostralo al mondo ciò che sei
rivolta ciò che nascondi verso fuori –
e fallo pure con orgoglio che l’unico

l’unico tuo possibile vanto
è accogliere, l’unico
vento nuovo è
quello di radicarsi e
accogliere nel Sì tutto
quanto ti è stato donato in questi

lunghi preziosi anni,
tutto quanto hai assorbito e
lo splendore di quello che sei ora e non
quello che decideresti d’essere ma appena

quello che ora sei. Purissima
contraddittoria
sporca impresentabile così
dolce e luminosa. Oro e fango,
insieme: come veramente tu sei.

Stasera,
celebra danzando, la
tua imperfezione di
diamante.

Ama perdonandoti il tuo
tenero peccato, il luogo dove
sei più te stessa sei
senza difesa, più.

Dillo dunque, urla finalmente quel Sì
a ciò che ora sei. E pacificati, facci casa,
facci tiepido nido, dentro quel Sì:

tenero nido riparo glorioso, conforto nelle
tempeste dei giorni e nella cara quiete
dell’anima stanca.

Tutto riposati, in quel solo Sì.

Da “Imparare a guarire” (Di Felice Edizioni, 2018). 

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Venti passi

Lorenzo è sulla soglia di una scoperta straordinaria, una scoperta che promette di rivoluzionare l’astronomia per gli anni a venire. Unendo il quadro cosmologico consolidato con le più recenti  acquisizioni delle geometrie non euclidee, scopre una connessione feconda che può portare ad un risultato senza precedenti. Tuttavia non viene compreso dal suo ambiente scientifico ed anzi deve lottare con il suo superiore che vorrebbe destinarlo ad altre ricerche.


Vive questo particolare momento della sua storia professionale mentre si trova nel mezzo di una crisi matrimoniale, che sta raggiungendo forse il punto di rottura. Potrebbe compiere un balzo avanti straordinario sul piano conoscitivo, se solo trovasse il modo di poter verificare la sua intuizione. Nel contempo, sta rischiando un annichilimento completo sul piano affettivo. Le due problematiche risulteranno assai più legate di quanto lo stesso Lorenzo avrebbe potuto supporre. 

È un cambio di atteggiamento verso il reale, una maggiore compromissione con la vita, che permetterà ad entrambe le situazioni di raggiungere uno sbocco inaspettato, di fluire verso un compimento reso in precedenza impossibile o comunque difficile da una attitudine troppo intellettuale. Una maggiore immersione nel flusso della vita porterà a Lorenzo un rifiorire di inattesa fecondità.


Il racconto Venti passi rappresenta il mio contributo al Carnevale della Matematica #69 dal tema “Macchine matematiche antiche e moderne”.

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(Mia) piccola fragilità

La mia piccola fragilità
che diventa una barca

e tu più non fuggi
ma sali ed insieme

partiamo.

Da “Anni diVersi” (Lulu, 2009)
Disegno di Davide Calandrini (diritti riservati)

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Risposta alla paura

La risposta alla paura
– l’unica vera risposta –
è un cammino.

Una strada bella
faticosa ed aspra

che porta a casa.


Da Per prima è l’attesa (Ilmiolibro, 2011)
Fotografia dell’Autore

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Daniela nella pioggia

Daniela aveva questo, nel cuore. Voleva smettere di rimanere nella pioggia, voleva essere amata. Davvero. Quasi due anni ormai che lei restava nella pioggia. Alla sua amica del cuore, Amanda, lo diceva così. Quando lei le chiedeva, arrivata in ufficio, “come stai”, lei rispondeva in questo modo. Ormai era uno standard, una consuetudine tra loro, come un gioco.

“Come stai?”
“Sono nella pioggia”
E poi magari sorrideva. Perché Daniela aveva un sorriso contagioso e non le importava troppo di nasconderlo, sorrideva anche quando era nella pioggia…

Il racconto può essere anche scaricato in formato PDF o epub.

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Laura

Passeggiavamo nel viale alberato. Lei non piangeva più, anche se il suo volto era ancora segnato dalle righe sottili delle lacrime versate.
“Non è vero, non è più così. Lo sai. Ora, lo sai” , disse Laura.
Non risposi. Assorbivo l’aria, le sensazioni. Il suono dei miei passi. Aspettavo di appoggiarmi su un terreno più semplice, ricercavo un piano di stabilità interiore più definito.
Erano ancora raggi serpeggianti di tensione sul suo viso, ad apparire. Velocemente poi si diradavano. Osservavo, preferivo aspettare.
Osservavo, preferivo aspettare… 
Non so. Non so dirti, Laura. Lo dissi o lo pensai, non ricordo. Lo sentivo.
“E’ una cosa passata. Lo sai”, disse lei di nuovo.
C’era una barriera che non cadeva, un qualcosa che non si schiudeva. Camminavamo, in silenzio. Non ero preoccupato: c’era solo da attendere. Non si poteva forzare, non si poteva forzare nulla.
Le cose grandi e le cose piccole si mischiavano. I moti dell’animo erano importanti, come gli alberi maestosi sotto i quali camminavamo. Il microcosmo delle sensazioni variava in alta frequenza ad ogni nostro passo.
Lei fece il passo più coraggioso. E la situazione si appoggiò nel suo punto di stabilità, nello stesso istante. Si fermò, appoggiò il viso sul mio petto. Respiravo il profumo dei suoi capelli biondi.
“Il resto non conta nulla. Io ti voglio bene. Io ti amo”, mi disse guardandomi.
Niente, nessuno, era più femminile di Laura, in quel momento. In quel brevissimo fondamentale momento, nel lungo viale alberato.
E io ero a casa. Finalmente.

Racconto del 2011, pubblicato su web.

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