Te lo devo dire. Da un po’ di giorni vado avanti e indietro in macchina con i tre dischi del nuovo lavoro di Mark Knopfler, Privateering, che ho avuto la lungimiranza (con il senno di poi) di acquistare da Amazon nell’edizione Deluxe. Però non ti voglio tediare con una recensione, tanto se vuoi ne trovi quante te ne pare in rete. Allora ti spiego cosa ho fatto io (mettiti comodo, tanto la giornata è  piovosa, favorisce il tranquillo ragionamento). Dopo essermi digerito il primo, per curiosità ho saltato temporaneamente il secondo – per ora – e ho puntato direttamente al disco bonus, quello con le tracce aggiunte. Non ero convintissimo che valesse la pena, prendere anche questo disco. Hai presente, no? Ti danno questi dischi aggiuntivi con brani che tu li senti e dici, beh avevano fatto bene a scartarli. 

Io temevo una cosa del genere. Cioè ti dico, avevo già incasellato il prodotto. Fino a che non l’ho ascoltato, questo disco aggiuntivo. Apriti cielo, dopo un primo brano simpatico ma non trascendentale (anche se mi piace molto come la batteria sottolinea certi passaggi), ti arriva addosso una versione di Cleaning My Gun che dire trascinante è dire davvero poco. Ragazzi, vi rendete conto? Ma se Mark suona una cosa simile quando viene a Roma e io sono lì a sentirlo (sì sì ho già il biglietto), ma insomma… che altro chiedere? Anche la versione di Sailing to Philadelphia è pacata e gustosa, come deve essere. Una chicca è il brano di chiusura, Hill Farmer’s Blues, con quel giro di chitarra che ti entra in testa e non ti molla più, che dice che le cose sono belle e interessanti dopotutto. Non so, almeno a me lo dice. E su quello infatti puoi costruire qualsiasi struttura. Ci credo, hai già affermato la positività di tutto, hai voglia che puoi costruire!
Vabè lo so che stai pensando. Vedi questo che parla di un album che nemmeno ha sentito tutto. E hai ragione. Ma aspetta, non andare (tanto fuori piove ancora). In realtà quello che volevo dire è più elusivo, decisivo ma delicato, insomma. E’ l’innamoramento, ecco. E’ che è una cosa strana. E’ sempre un mistero, in qualche modo. Non dico soltanto innamorarsi di una donna, o di un uomo. Dico anche innamorarsi di un disco, di una musica, di un libro, di un film. Ora ti entra in testa e si attivano tanti collegamenti. Si desta una energia particolare. Ti senti più vivo.

Ricordo alcune grosse infatuazioni artistiche. Tubular Bells 3, di Mike Oldfield. L’ho sentito di continuo per un lungo periodo. Ha una energia particolare, direi una qualità di energia limpida, contiene secondo me qualcosa di spirituale. Allora, il disco si apre con il rumore del vento, che delicatamente modula una struttura di sei note, che poi viene ripresa in tutto l’album. Ebbene, ti dico, io ancora adesso quando sento il rumore del vento, spesso sento anche le note del disco. Se non le sento ce le metto io, le aggiungo mentalmente, come indispensabile complemento.

Un’altra simile è stata causata dal bel disco di Kate Bush, Aerial. Ora, come probabilmente saprai, in realtà è un cofanetto di due CD. Elegantissimo, tra l’altro. Forse quello con la copertina più bella degli ultimi anni. O meglio, la parte interna della copertina. I delicatissimi colore sul marrone, la ragazza al tavolo. La sua espressione. Il calamaio, la penna. La finestra e l’albero di fuori. La gloria delle piccole cose, riscattate da una festa di colori dolci. L’apertura del secondo disco è stupenda. Le note delicate del piano, la voce di bimbo che parla ai genitori di un cielo pieno di uccelli e subito il classico richiamo della tortora che accompagna poi tutto il disco. Il pianoforte ribatte gentile sulla struttura ritmica del richiamo, la musica si costruisce intorno, pian piano. E per me è così, ormai non c’è verso. Ormai quando sento la tortora mi immagino di stare dentro il disco. Se sento il suo verso mi immagino subito le note ribattute del pianoforte. Tu-tu-tuu. Tu-tu-tuu.

Aprendo il disco di Kate Bush si trova questo bellissimo disegno…


Ora mi sta capitando qualcosa di simile con il camioncino. Sì il camioncino che campeggia al centro del disco di Mark Knopfler. Quando vedo un camioncino appena appena simile girare per le strade, lo guardo con un affetto tutto nuovo, con una attenzione che non gli avrei mai concesso. Prima.

Il camioncino di Mark, ora anche mio 🙂

L’amore, l’affezione, ha qualcosa di unico. E’ una cosa che ha radici misteriose e attorno a cui si organizza e si rimodula la stessa percezione del mondo. Questo vale per il grande amore, per una passione, per qualcosa che desta il senso del bello. Non c’è verso. Nell’ambito un amore tutto viene riorganizzato.

Diceva Romano Guardini, Nell’esperienza di un grande amore tutto ciò che accade diventa avvenimento nel suo ambito. E mi sembra di capire, la stessa dinamica vale per ogni amore. Ogni cosa o persona attraverso la quale il senso di una armonia e bellezza universale ci raggiunge.

Anche attraverso un camioncino, per dire.

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