Chi mi conosce un po’, lo sa bene. Io ho una sorta di ammirazione incondizionata per le sonde Voyager. Di più, è quasi una fissazione. Il fatto che siano lì a macinare spazio da circa 35 anni, avendo superato nel tempo una bella serie di problemi tecnici, mi desta davvero meraviglia. 
Ora la sonda Voyager 1 sta arrivando ai confini dell’eliosfera. E’ la vera zona di frontiera del nostro condominio cosmico, il Sistema Solare. Dentro, è casa. Fuori, il vero spazio interstellare. Una immensa vastità di spazio dove la nostra stella non è più dominante. Dove piovono raggi cosmici non più schermati e deflessi dal campo magnetico solare. 
Quando le cose erano fatte per durare… (NASA/JPL)
Lo spazio aperto, quello vero. E nessuno, nessuna sonda ci era mai arrivata, prima delle Voyager. 
Il tema del quarto concorso Vittorio Castellani (una collaborazione tra Osservatorio Astronomico di Teramo e UNESCO) quest’anno ha messo a tema proprio un immaginario viaggio con la sonda Voyager. Ne parlerò in un prossimo post, perché i temi svolti dai ragazzi delle scuole sono stati spesso sorprendenti.
Come e più della sonda, se possibile. Perché lo spazio cela meraviglie, ma l’uomo – ogni uomo – non è da meno.
Perché ha un cuore fatto per l’immenso.

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