Stardust

Blog di Marco Castellani

Canticchiando in palestra

Me ne accorgo dopo un po’ che lo faccio. Non sono un tipo che fischietta in palestra, non in modo particolarmente evidente. Ma tra me e me qualche volta capita. Piano, che secondo me non sente nessuno. O quasi nessuno. A meno che non mi passi molto vicino. Mi va bene così.

Però mi sono accorto di una cosa buffa, l’altro giorno. Non è che stessi fischiettando un motivo di quelli del momento, o dell’estate passata, del Festivalbar o di Sanremo. La mia mente aveva invece selezionato – senza che io me ne rendessi conto – un motivo del lontano 1983. Il titolo della canzone è Softly Over, contenuta nel disco You and me both. Il gruppo è quello degli Yazoo.

Precisamente quel che mi veniva da fischiettare non è proprio la canzone in sé, ma la sua introduzione, ovvero quel grappolo di note (una ventina, ho provato a contarle) che precede il canto. Poco più di dieci secondi, sufficienti per il dispiegarsi di una linea melodica dolce, evocativa, sottilmente inquietante. E che da allora – da quando lo comprai ragazzetto e lo ascoltai, il disco – mi si è piazzata in testa e lì rimane. Praticamente in background, pronta a venire fuori in momenti in cui, finalmente, allento la tensione e smetto di cercare di controllare me stesso e il mondo. In questi casi la mente spesso sceglie un canto, forse per dirmi che è abbastanza contenta. Tra le tante in giro per il mio cervello, questa linea melodica – come dicevo – viene selezionata di frequente. Chissà se Clarke e Moyet se ne rendono conto, di come mi sono entrati in testa.

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Sagittarius C in nuova luce

Questa immagine è di pochissimi giorni fa (acquisita il 20 novembre), e ci mostra una regione di fresca formazione stellare, chiamata Sagittarius C, in un dettaglio veramente eccezionale.

Crediti: NASA, ESA, CSA, STScI, and S. Crowe (University of Virginia)

La resa quasi pittorica si deve tutta alla superba precisione della Near-Infrared Camera a bordo del James Webb Telescope. Si stima che circa mezzo milione di stelle brillino in questa splendida immagine, insieme ad alcuni dettagli che ancora non sono completamente chiari per gli astronomi. Tra l’altro, questa spettacolare regione si trova ad appena trecento anni luce dal buco nero supermassivo al centro della nostra galassia, il temibile Sagitarius A*.

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Giove all’ultravioletto

Passano gli anni e giungono nuovi telescopi (il pensiero va immediatamente a James Webb ed Euclid) eppure l’ormai glorioso Hubble si rivela ancora capace di spedire a Terra immagini che ci stupiscono realmente. Come questa, che ci rivela una visione del pianeta Giove piuttosto inusuale.

Hubble ci regala un nuovo modo di vedere Giove…
Crediti: NASA, ESA, M. Wong; Processing: Gladys Kober

Si tratta infatti di Giove visto in banda ultravioletta. Dico visto ma sarebbe corretto forse dire rimappato, nel senso che poiché – a differenza di Hubble – il nostro occhio non percepisce le lunghezze d’onda dell’ultravioletto, si è scelto di dare colori diversi a diversi filtri ultravioletti, in modo da riportare il tutto all’interno della nostra area di percezione. È una procedura molto comune in astronomia: anche noi abbiamo già visto, in giugno, come appare Marte, nelle bande ultraviolette. E di cose poi da investigare in questa regione di lunghezze d’onda, ce ne sono certamente molte altre.

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Euclid, galassie nascoste e nuovi universi

Si chiama IC 342 ed è stata scelta come soggetto per una delle cinque immagini dimostrative rilasciate da Euclid pochi giorni fa. Il telescopio spaziale Euclid è previsto che inizi la sua regolare attività scientifica all’inizio del prossimo anno; tuttavia, la curiosità era tanta che un piccolo anticipo era lecito aspettarselo. Anche insomma, per vedere che andasse tutto bene.

E che le cose per Euclid vanno proprio bene, ce lo dimostra anche ciò che ammiriamo qui sotto.

La galassia IC 342 vista da Euclid.
Crediti: ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA, image processing by J.-C. Cuillandre (CEA Paris-Saclay), G. Anselmi; CC BY-SA 3.0 IGO

Per apprezzare tutta l’importanza di questa immagine, dobbiamo ricordare che questa splendida galassia a spirale si trova proprio dietro l’affollatissimo piano galattico, dove gas e polveri rendono praticamente impossibile l’osservazione con strumenti ottici. Di converso, la vista all’infrarosso di Euclid riesce ad arrivare ad IC 342 in modo egregio. Meglio ancora, ricordiamo, di come aveva fatto WISE, più di dieci anni fa.

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Un silenzio stellato

– Mamma, mamma, vieni fuori, corri!

– Che c’è, tesoro? – Laura non si gira, fa come fanno gli adulti a volte, ovvero continua a fare esattamente quello che sta facendo, tentando di aprire un altro canale di comunicazione, senza distogliersi dall’attività presente. La quale, essenzialmente, consiste nel tagliare a fettine un pomodoro rosso rosso per disporre le suddette fettine in un bel largo piatto da portata, alternate a freschi e lattiginosi strati di una succulenta mozzarella di bufala. Sì, ci vuole proprio qualcosa di fresco, per stasera, pensa. Dopo tutto questo Sole, bisogna rinfrescarsi totalmente, completamente, fuori e dentro. Che c’è di meglio di una bella caprese, allo scopo?

Anzi, già che oggi si mangia tardi, per la gita che hanno fatto fino a Porto Santo Stefano. Ma niente, Anita ha insistito parecchio, voleva tornare assolutamente in quei posti, nei posti che hanno visto due anni prima, insieme con papà. Così, dopo il mare alla fine Laura, benché già stanca, ha acconsentito ugualmente a buttarsi in questa gita improvvisata.

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Perseo, cenni di bellezza rivoluzionaria

Da oggi c’è un nuovo protagonista nello studio dello spazio e si chiama Euclid. Lanciato durante l’ultima torrida estate, con molte e giustificate aspettative. Tanto da aver fatto sorgere, al vostro umile cronista spaziale, qualche timore: l’universo rimarrà un luogo di (poetico) mistero?

Queste prime immagini rilasciate da Euclid fugano ogni mio dubbio residuo. Euclid non ci ruba proprio nulla. Euclid è soltanto un ulteriore porta verso la meraviglia del cosmo, è soltanto un canale che abbiamo aggiunto ai già tanti di cui disponiamo, su cui sintonizzarci per ricevere lo stesso messaggio, impreziosito di nuove evidenze: l’universo contiene meraviglie.

Il meraviglioso ammasso di galassie Perseo
Crediti & Licenza: ESAEuclidEuclid ConsortiumNASA

Ma basta parlare, mostriamo invece. Eccone una: l’ammasso di Perseo. Ad Euclid ci sono volute cinque ore di osservazione per vedere quel che voi, ora, potete ammirare a colpo d’occhio. Nell’ammasso – che si trova a circa 250 milioni di anni luce da noi ed è particolarmente brillante in banda X – abitano oltre mille galassie, mentre sono addirittura diecimila le galassie che si potrebbero contare sullo sfondo, a varie distanze fino ad arrivare ai dieci miliardi di anni luce.

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111100 candeline?

Così quando arrivano certe ricorrenze, certi compleanni – soprattutto quando la cifra è tonda. Vabbè dipende dal sistema di numerazione, dovrei provare come suona la cifra in altri sistemi di numerazione magari: ecco in esadecimale sarebbe un bel 3C, mentre in binario un più esteso 111100. E non ci posso far niente, ma la cifra in esadecimale mi ricorda subito il quasar 3C 273 ma soprattutto mi ricorda una certa Anita, che insieme al quasar condivide la scena in un fortunato racconto, un racconto che è stato poi stimolo per scriverne altri undici (fino al recente volume La saggezza di uno sguardo).

Quante candeline oggi? Beh, possiamo anche divertirci – per una volta – ad adottare sistemi di numerazione alternativi a quello decimale…

Insomma, arrivato al rispettabile numero di 3C giri attorno al Sole (o a 111100 a seconda di come preferiate), uno un po’ di riflessioni le fa.

La più immediata è guardarmi indietro e scoprire quanta persone mi hanno voluto e mi vogliono bene, ancora e adesso. Certo, quello che non è adesso non conta, non cambia le cose. Me ne rendo conto, più vado avanti: ci vuole un adesso per camminare, per respirare, per esistere. E tantissime persone dovrei ringraziare e spero di farlo – non tanto qui per iscritto, non sto a mettere i crediti come in un film – ma con frasi e respiri e attenzione viva, se appena riesco, quando riesco.

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Un pezzo di luna in meno

L’ho vista, forse non così bene ma l’ho vista. Sabato sera, passeggiando con Poncho, l’ho vista. Lui non era troppo interessato, era infatti ben più propenso a fiutare per terra cercando segnali olfattivi del passaggio della volpe (che si nasconde nel parco, venendo fuori solo ogni tanto). Ma io non potevo non guardare in alto. Quella sera proprio non potevo.

L’eclisse parziale di sabato splendidamente immortalata da Orazio Mezzio e giustamente approdata ad APOD. Sono state scelte due diverse esposizioni per mettere diversamente in risalto la parte “mancante” del nostro satellite.

Perché mi rendo conto di quanto l’abitudine ci condiziona. Essere così abituati a vedere la Luna in un certo modo e ad un certo punto osservarla diversa. Certo, sono abituato a vedere la luna parziale, ma con la forma tipica della falce. Non mi torna, la luna a cui manca un pezzettino: come l’avessero morsicata, in pratica.

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