Nella sede di Monteporzio dell’Osservatorio Astronomico di Roma, si e’ tenuto nei giorni di venerdi’ e sabato scorsi il Secondo Convegno di Archeoastronomia…

Organizzato dalla Societa’ Italiana di Archeoastronomia, il convegno, nonostante la durata limitata a due giornate, ha presentato, attraverso le esposizioni dei vari relatori, una notevole varieta’ di temi (come si puo’ vedere dal programma) e diverse relazioni di deciso interesse, per una disciplina che ha attratto storici e scienziati con uguale interesse, e che si propone di comprendere e dettagliare le forme con cui si e’ sempre manifestato l’interesse dell’uomo per la volta celeste, e attraverso di esso giungere ad uno studio accurato delle varie culture succedutesi nella storia.



Il logo della Societa’ Italiana di Archeoastronomia



Essendo putroppo impossibile in questa sede riportare i dettagli dei vari interventi, anche di grande interesse, focalizzati sulla percezione dei fenomeni celesti da popoli di diverse culture (dagli antichi egizi agli europei dei secoli scorsi), ci limitiamo a riferire alcune considerazioni di carattere generale, sul ruolo dell’archeoastronomia tratte dalla relazione del Prof. Vittorio Castellani.

Qual e’ l’importanza di tale disciplina? Essa puo’ fornire il primo chiaro sguardo alla mente che stava dietro alle mani dell’uomo preistorico (Murray 1998). Difatti, e’ ben noto come fin dai tempi piu’ antichi, l’uomo ha guardato con grande attenzione al cielo. L’archeoastronomia deve diventare allora un efficace strumento per scandagliare le antiche culture, e comprenderne l’evoluzione. Se invece tale disciplina si limitasse a raccogliere orientamenti e metterli in relazione con i corpi celesti, avrebbe il “fiato corto”, guadagnandosi un posto di non eccezionale prestigio nel campo delle scienze archeologiche.

Dalla semplice constatazione che il cielo fosse (quasi) eguale per tutti gli uomini, di ogni tempo e cultura di appartenenza, si trae infatti che il compito ambizioso dell’archeoastronomia e’ di contribuire a ricostruire su varie scale (regionale, mondiale…) il sorgere ed il divenire delle culture: questo proprio analizzando il loro porsi di fronte ai fenomeni della volta celeste, quasi come un “campo di prova” capace di svelare le caratteristiche delle diverse culture…

Verso questo obiettivo ambizioso, tuttavia, molto resta da fare. Difatti, le nostre conoscienze sono ancora largamente frammentarie, ed europocentriche. Solo recentemente si stanno allargando all’Est, per esempio. Tuttavia, in molti settori ed ambito (primo tra tutti, l’Africa) mancano ancora importanti tasselli.

Tuttavia questo non deve far scemare l’interesse in tale disciplina: forse non riusciremo mai a sapere con esattezza cosi sia stata la pratica astronomica nelle antiche societa’, ma e’ possibile usare le testimonianze archeologiche e le relative associazioni contestuali per farsi una qualche idea di cosa possano aver rappresentato tali pratiche.

Le prime cose necessarie per il progresso dell’archeoastronomia appaiono dunque:

  • Disponibilita’ di dati affidabili e ben documentati;

  • facile accesso ai dati da parte dell’intera comunita’ degli studiosi;

  • chiara separazione tra i momenti di documentazione e la fase interpretativa

In conclusione, l’archeoastronomia non e’ semplicemente saper valutare la posizione degli astri e verificare eventuali allineamenti: e’ utilizzare tali evidenze per partire alla scoperta di una porzione tuttora largamente inesplorata della storia dell’uomo e del suo pensiero.

Per approfondire: le trasparenze usate nella relazione del Prof. V. Castellani sono anche disponibili su web

Dello stesso autore, sono anche disponibili Tre lezioni di astronomia per archeologi



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