Blog di Marco Castellani

Tag: Anita

Quella volta in montagna

Quella volta in montagna, la mamma l’aveva presa per mano e condotta fuori, in giardino. Quella notte, ad esempio, la Luna non c’era. Era nascosta, sparita. Andata, chissà dove. E guarda che meraviglia: una meraviglia assoluta. Era tutto pieno, ma davvero pieno di stelle! Una cosa fantastica, da non crederci. Tutto un cielo puntinato, splendidamente intarsiato, trapuntato. Insomma, da perderci la testa.

Dal racconto Ci vuole un grande telescopio? pubblicato in Anita e le stelle: la saggezza di uno sguardo (su Amazon in formato cartaceo ed ebook).

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Lo sguardo di Anita sulle stelle

Arrivati su Amazon verso la fine di agosto, sono gli altri racconti che non avevano trovato posto nel primo volume, Anita e le stelle, pubblicato nel 2019. E direi subito che il tempo è servito, perché questi altri sei, sono stati esaminati anche da alcune persone del Gruppo Storie dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, diventando proprio oggetto di lavoro. Sono così arrivati diversi suggerimenti per migliorare i racconti, alcuni dei quali implementati nel volume che ora potete leggere.

Così spero che lo sguardo di Anita sulle stelle si sia fatto più penetrante, più fresco e più vivo. Almeno di un poco. Forse Anita, la conoscete già. Magari alcuni di voi la conoscono, almeno un po’. Anita è una ragazzetta molto vispa e curiosa, che si fa un sacco di domande (come tutte le persone della sua età). Fatto sta che lei ha una mamma che è astrofisica di mestiere, e dunque le può rispondere anche a domande sull’inizio del cosmo, sul Big Bang, sugli alieni, sulla forma della nostra Galassia, e su tante altre cose del cielo che, in effetti, destano la curiosità di tutti.

I temi forse li potete intuire, scorrendo i titoli. Ci vuole un grande telescopio?, L’universo conosciuto, La storia del presente universo, Lo scoppio più grande di tutti, Le stelle più vicine a noi, Quando ci visitano gli alieni. Insomma ci sono tanti argomenti di cui parlare, tante occasioni per Anita per fare domande, anche perché ogni domanda in realtà è una richiesta di attenzione ed affetto verso la mamma: attenzione prontamente e limpidamente ripagata, esaudita. C’è uno scambio sottile tra le due donne che va oltre l’astronomia, perché l’astronomia da sola non basta, non serve. Serve se indica altro, appunto.

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Creare una nuova scienza e una nuova umanità

Viene qui pubblicata integralmente l’introduzione di Carla Ribichini al volume “Anita e le stelle: la saggezza di uno sguardo” appena uscito presso Amazon (in cartaceo e in digitale). Il volume ospita sei racconti scritti da Marco Castellani, che fanno idealmente seguito ai sei già apparsi nel volume “Anita e le stelle“. Le frasi scritte dai ragazzi della scuola Corradini, che compaiono nel libro tra un racconto e l’altro, si possono leggere a questo indirizzo.

Lo stato di salute della nostra umanità è grave, i giovani sono smarriti e disorientati, eppure sono fatti per credere, per trovare un significato, per cercare qualcosa più grande di loro. Si portano nel cuore un desiderio infinito di vita, perché la loro vocazione è la vita e Anita, la protagonista dei racconti di Marco Castellani, questa vita ce l’ha raccontata insegnandoci l’arte dello stupore e della contemplazione.

Semi della nuova umanità…
Carla Ribichini al lavoro con i suoi alunni (Istituto Comprensivo P.M. Corradini, Roma)

Marco Castellani è un astrofisico per formazione e professione ed un poeta per passione e vocazione; ha lavorato nelle classi della scuola media in cui insegno rivolgendosi a ragazzi appena dodicenni; pur nella diversità dei nostri ruoli la finalità educativa è stata la medesima, abbiamo condiviso contenuti e strategie e cercato insieme una nuova visione per sviluppare intuito, creatività, consapevolezza e libertà di pensiero. La scienza è stata solo il punto di partenza e il grande merito dell’autore è stato quello di averla inserita in una dimensione più profonda, di averla trasformata in letteratura e di averla tradotta come impegno per il mondo.

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Anita e le stelle

E’ giusto, probabilmente, che Anita torni anche qui a parlarci, a presentare brevemente questo libro che la vede protagonista – assieme con la mamma, astronoma di professione – in una serie di sei racconti, parte dei quali sono stati anticipati su questo sito. Ad iniziare da quel primo, La bambina e il quasar, da cui ha avuto origine tutto il progetto.

La copertina del libro è disegnata da Agnese Sampaolo, che frequenta le scuole superiori. I disegni all’interno sono di Ilaria Zof.

Che posso dire? Forse innanzitutto che il libro, reperibile presso IBS (per gli insegnanti, anche con la carta del docente), è un esperimento, un esperimento che è già da tempo in corso in alcune scuole, e che ha portato risultati proprio interessanti, parte dei quali sono raccontati dalla professoressa Carla Ribichini nella sua ottima introduzione al volume, che si può leggere integralmente sul mio blog.

E che scrivere questi racconti è stata un’avventura molto bella, per me.

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Quei movimenti del Sole

“Non c’è niente da fare. Il Sole al tramonto è sempre uno spettacolo. Dalla finestra della sua camera riesce a gustarsi tutta la lenta discesa del disco rosso, fin dietro il parco. Una cosa sublime. Piano piano il cielo passa da quell’azzurro bello ma un po’ etereo, ad un fantastico colore blu, che per giunta si fa sempre più denso e carico, fino a dissolversi piano in un nero limpidissimo… Così bello che sarebbe quasi da dipingere! Anzi, se fosse brava come nonno Aldo farebbe un bel quadro ad olio. I colori si contrastano sempre di più, le ombre si arricchiscono in profondità e tutto sembra acquistare un rilevo particolare. Tutto è più denso, quasi spumoso, compatto..”

La nostra Anita è alle prese, stavolta, con i movimenti degli astri. La Terra si muove, certo, ma anche il Sole poi non è che rimanga molto fermo. Anzi, tutt’altro. Ma questo lo scoprirà in un serrato dialogo con la sua mamma, che ha il pregio di volerle molto bene ma (come sa chi ha letto gli altri due racconti) il difetto di essere astronoma di professione. Ci sarà posto anche per un progetto di vacanza toscana e la mamma scienziata avrà qualche momento di commozione… ma non voglio rivelare altro della trama. Vi invito a leggere – e se volete, commentare – questo terzo racconto della serie. 

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Illustrazione di Ilaria Zof

I racconti sono ospitati nel blog Scientificando di Annaria Ruberto. E’ davvero un eccellente blog con orientamento didattico; va detto infatti che i racconti finora pubblicati hanno trovato ottima rispondenza nelle scuole, così mi permetto di inviare eventuali docenti che stiano leggendo a valutare la possibilità di diffonderli proprio con questa funzione. Io ne sarei certo contentissimo (ma Anita ancor più di me…) !

Ringrazio di cuore anche Ilaria Zof per il bel disegno, che tra l’altro – come potrete apprezzare – riprende in chiave graficamente accattivante e spigliata, molti elementi del racconto.

Ma ora, lascio senz’altro la parola ad Anita. Si sta facendo sera, il Sole è al tramonto… 

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Il posto più freddo

Era stato veramente bello. Ma che freddo! Freddissimo tanto che ad un certo punto lei non vedeva l’ora di tornare a casa, al calduccio. Sì, finalmente al caldo. Le cime dei monti sono belle, bellissime, ma insomma ci vuole veramente una grande forza di volontà per andare in mezzo alla neve. Soprattutto poi, per ritornarci nel pomeriggio, dopo che hai mangiato. Certo la mattina era stato abbastanza facile, si era detto che si andava, c’era tutta l’eccitazione che viene nel fare qualcosa di diverso, di nuovo. Chi ci pensava ancora, al freddo!…

Sarà pure che questo ottobre romano è così caldo che non ci si raccapezza più (sì lo so, le ottobrate romane e tutto il resto, però qui sembra più agosto, in certi momenti). Sarà che alla fine il freddo uno lo attende quasi con trepidazione. Sarà che sto lavorando sul prossimo racconto della serie di Anita, e mi viene da ripensare alle parti già scritte, come questo incipit, tratto dal mio racconto Il posto più freddo nell’universo.

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Se questa è la vostra idea di un ambiente freddo, forse la dovrete rivedere…. 🙂

 Sarà comunque che uno quando pensa l’Universo lo immagina spesso come un posto freddo (a parte Anita, come potrete leggere). E ne ha ben ragione, dopotutto. La cosa è presto stabilita: lontano da fonti di calore, la temperatura è praticamente quella del fondo cosmico, ovvero 2,7 gradi kelvin.

Ovvero, meno di 270 gradi sotto lo zero Celsius.

Il che è parecchio freddo, non c’è che dire. 

Immaginiamoci un momento, dispersi in un punto imprecisato tra una galassia e l’altra. Godremmo non solo di una temperatura inferiore ai 3 kelvin, per l’appunto, ma saremmo anche persi nel vuoto totale. Vuoto, davvero: parliamo di pochi atomi di idrogeno per centimetro cubo. E’ impressionante, a pensarci bene: come l’atomo risulta per la maggior parte vuoto, così l’Universo –  che siamo abituati a pensare come affollatissimo – in realtà è formato (in volume) perlopiù da spazio galattico, assolutamente vuoto.

Ma certo, dipende da dove ti trovi. Puoi passare dai pochi kelvin della radiazione cosmica di fondo, a valori oltre il milione, tipici ad esempio delle corone solari: senz’altro uno dei posti più caldi.

Va bene, ma il posto più freddo qual è? Se lo chiede la nostra Anita, tornando da una gita in montagna. Fa così freddo sulla neve, che non sembra possibile trovare posti più freddi, proprio no. Ma guarda che vi sono posti dove fa molto più freddo, la avverte la mamma. E siccome la mamma studia l’universo, c’è da darle credito. E mentre il papà anela a conoscere i risultati delle partite, si sviluppa un dialogo, in cui si parla di temperatura dell’universo, ma anche del cuore.

Un dialogo che – se non lo avete fatto già – potere leggere e commentare su Scientificando, il blog di Annarita Ruberto.  

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