Blog di Marco Castellani

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Premio Castellani, appunti sulla terza edizione

Mercoledì ho preso parte, in qualità di membro della giuria giudicatrice, alla cerimonia del Terzo Premio Vittorio Castellani, riservato agli studenti delle scuole della Provincia di Teramo, ed incentrato quest’anno (su mio suggerimento) sul rapporto tra stupore e conoscenza, con riferimento alla frase di Gregorio di Nissa (IV secolo) secondo il quale “Solo lo stupore conosce”.
Quella che segue, per brevità, non è un resoconto dettagliato della manifestazione, ma solo due o tre spunti centrati – con massima e discutibilissima parzialità – sulla mia partecipazione (secondo la saggia prescrizione… parla di ciò che sai meglio!). Questo non per mettere in secondo piano gli altri interventi e accadimenti, belli e degni di menzione, che probabilmente troveranno spazio in resoconti ufficiali dell’Osservatorio di Teramo. Tantomeno per dimenticare che, grazie al cielo, i veri protagonisti sono i ragazzi delle scuole, con i loro elaborati.
Tra gli altri, in commissione giudicatrice, c’era Oscar Straniero, direttore dell’Osservatorio di Teramo, che conosco bene, poi l’astronomo Mauro Dolci, che è diventato mio caro amico con il quale ho scambiato varie opinioni su scienza, fede, razionalismo, stupore,  al quale devo davvero molto, per l’organizzazione di questa e delle passate edizioni, per la passione e la professionalità che ha messo in gioco. Ezio Sciarra, matematico, che sedeva vicino a me, ha fatto un intervento molto interessante sulla filosofia della scienza.
Per quanto riguarda me, ebbene, non ho parlato moltissimo, ma sono stato molto contento di aver potuto dire quello che mi stava a cuore. Tra le cose che mi hanno colpito, anche  la scoperta di come l’interesse per il tema, mi aiutasse molto a superare l’emozione e l’impaccio di parlare in pubblico.  
Ho esordito con un pochino di introduzione sul fatto che davvero ero stupito degli elaborati, che la mia partecipazione in giuria giudicatrice l’avevo inizialmente presa come una “seccatura” ma poi, come ho scritto su questo medesimo blog, rapidamente mi ero emozionato, nel leggerli. Insomma, il tema dello stupore mi aveva davvero preso, e l’altro ieri ne ho fatto di nuovo esperienza. Così  mi sono permesso di parlare più “di cuore”, cosa che di solito mi riesce molto difficile…. e da alcuni feedback che ho avuto sembra sia stato apprezzato.
Sembrerà banale, ma sono contento di essere stato “presentato” come scienziato e scrittore. E’ bello quando quello che fai viene definito in modo lineare, semplice. Già questo, ho notato, ti aiuta ad uscire dal magma dei tuoi dubbi. Mia moglie qualche giorno fa, in merito ai miei continui rimuginamenti sulla mia abilità “letteraria”, mi aveva detto una frase analogamente semplice, del tipo “Certo che sei uno scrittore: se scrivi, lo sei”. A volte le mogli sanno essere deliziosamente lineari e semplici (perlomeno la mia…).

Tutti in fila (io son quello più a destra, in caso ve lo chiedeste….)
Ho continuato leggendo un mail pervenutomi da Marco Bersanelli (coautore di uno dei libri dati in premio, che guarda caso ha lo stesso titolo dell’edizione del premio…), di cui mi sono impudicamente dichiarato “fan”. 
Caro Marco Castellani,

grazie per avermi mandato contributi dei giovani per il Premio Castellani,
che ho letto con piacere. Mi hanno colpito tutti, per vivacita’ espressiva
e per intensita’ esistenziale. Auguro a ciascuno dei ragazzi che la loro
capacita’ di stupirsi e di commuoversi di fronte al cielo stellato non
diminuisca nel tempo, ma che con il passare degli anni diventi una fonte
sempre piu’ grande di gratitudine e di vera conoscenza.

Un caro saluto,


Marco Bersanelli

Ho approfittato del fatto che la rappresentante dell’UNESCO avesse fatto menzione alla poesia (attivando i miei recettori!), così ho accennato a mia volta allo stupore e alla poesia come “antidoti” alla violenza (non credo sia una mia idea originale, però io ne sono proprio convinto),  importantissimo per le giovani generazioni. Beh, veramente, importantissimo per tutti…

Qui sto dicendo qualcosa… non ricordo cosa…. 

Come mi era stato anticipato, Mauro mi ha poi rivolto un paio di domande (tradimento! Secondo quanto mi era stato “promesso”, doveva farmele la simpatica presentatrice ufficiale, di aspetto – Mauro non me ne voglia – percettibilmente più … “gradevole” … vabbè…).

La prima, sul rapporto con lo stupore di mio papà, eclettico uomo di cultura (dall’astronomia alla speleologia); avendo riflettuto sulla cosa mi sembrava di aver individuato un tratto comune in tutto il suo approccio, ed era la curiosità di “come” funzionano le cose, da un termosifone, un frigorifero, fino ad una stella, oppure ad un cunicolo costruito tanti anni fa. Curiosità, stupore di fronte al dato, all’evidenza del reale. 

La seconda domanda verteva su come mi rapportassi allo stupore in particolare come persona credente, e come il fatto influisce sul lavoro dello scienziato. Domanda intrigantissima!  Come nonleggere una altra bellissima frase di Bersanelli? Eccola:

“…effettivamente nella comunità scientifica c’è un buon numero di scienziati che, contrariamente all’immagine che normalmente se ne ha, vive un’esperienza di fede. E la vive “positivamente”: non come un problema da conciliare, in qualche modo, con la conoscenza scientifica ma proprio come allargamento della ragione, la quale trova nel metodo scientifico uno dei modi con cui rapportarsi al mistero della realtà. Questa è anche la mia personale esperienza. È come se la fede, anche in questo caso, fosse capace di rendere più bello ciò che è bello e più vero ciò che è vero, offrendo il contesto della totalità a quello che altrimenti rimarrebbe un particolare, sia pure affascinante, come quello della conoscenza scientifica” (presa da questo articolo; i neretti ce li ho messi io adesso)

Che altro aggiungere? Ho detto appena qualcosa su come possa essere più bello studiare il cosmo se si è convinti che non si sia davanti ad un universo freddo e impassibile, ma che Qualcuno si interessi del tuo destino; di te.

Chiaramente ci sono grandi scienziati credenti e altri atei, dunque essere scienziato di per se non equivale a prendere una posizione sulla fede.. e poi (“rubando” dall’insegnamento di Luigi Giussani, che ho poi citato) ho parlato del fatto che la fede non sia un punto di arrivo, ma di partenza, perché la sfida a decodificare il reale secondo la fede è di ogni giorno.

La tentazione di sentirsi “a posto” con la propria visione del mondo, di starsene tranquilli, può infatti prendere tutti, indipendentemente dal credo che professano, dalle proprie convinzioni. Eppure ogni verità è a mio avviso essenzialmente dinamica (e soprattutto la Verità con la maiuscola), esige un confronto continuo, una verifica, quasi una “lotta”. Soprattutto, esige una resa, un arrendersi, un cedere (come dice bene Juliàn Carron), un cedere a quello che esiste, abbandonando le proprie immagini e le proprie pretese.

E’ un lavoro continuo, esige mille ripartenze (per chi scrive, diecimila o più, e parliamo anche di partenze da meno infinito…). Ma direi che vale la pena. Anzi, che nulla vale la pena così.

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Stupirsi delle cose…

“Stupirsi delle cose è tenere sgranati gli occhi sul reale e  vederle come per la prima volta, nel miracolo del loro esserci e della forma”. Mi imbatto in questa citazione di Heidegger e subito mi blocco, stupito a mia volta. E’ proprio bellissima, è assolutamente fantastica, vera. 
E’ posta all’inizio del mio file PDF che contiene gli elaborati da valutare (nella sezione “saggistica”) per il “Premio Vittorio Castellani 2011“. Il tema della terza edizione accoglie il mio suggerimento relativo alla frase di Gregorio di Nissa, ed infatti è “Solo lo stupore conosce” (che è anche un bel libro sull’indagine scientifica, di Marco Bersanelli e Mario Gargantini).
Sono contento di aver accettato di essere nella commissione di valutazione degli elaborati. Sono contento perché, sia quelli di narrativa che quelli di saggistica, come pure alcune foto, mi hanno fatto capire – al di là di tanti discorsi – di quanto sia importante proteggere e custodire il senso di “stupore” dei più giovani, di quanto sia vivo in loro e al contempo sia “fragile”, minacciato dal cinismo di chi non crede in niente, dai meccanismi del profitto e dall’utilitarismo che (senza demonizzare il tempo presente) sovente tanta parte rivestono nelle interazioni sociali.

Paris Exposition: night view, Paris, France, 1900
Paris Exposition, vista notturna, anno 1900

Tu pensi allora, beh viviamo in un mondo disilluso, cinico. Vedi i ragazzi più piccoli, a volte ti sembrano già orientati in questo senso, già “scafati”, senza magie, senza grandi sogni. Concreti. Pratici.

Poi apri questi temi, di ragazzi comuni, delle scuole medie, del liceo. E che sorpresa… li trovi, spesso, intrisi di candore, di autentico stupore (al di là di certe espressioni di maniera). Si raccontano, molti, con il naso in sù, davanti al cielo stellato. Ti parlano dei racconti dei genitori, dei nonni, parole narrate sotto le stelle, in uno stupore condiviso, trasmesso. Ti si allarga il cuore. In alcuni punti, ti commuovi, davvero. E scopri che c’è qualcosa, sì. C’è un “motore formidabile” per la conoscenza, e per la vita, che è il cuore. 

Il cuore è un’energia infinita: è sete d’infinito! È un’energia infinita che si pone come esigenza che ha in sé la capacità di riconoscere ciò che le corrisponde” (Luigi Giussani)
Allora capisci che c’è qualcosa che va custodito. Che gli educatori hanno una responsabilità grande, grandissima, esaltante. Portare ai più piccoli il senso dell’aprirsi al mondo come una “grande avventura”, come una strada bella, a volte faticosa, a volte aspra. Ma bella.
“Auguro a ciascuno dei ragazzi che la loro
capacita’ di stupirsi e di commuoversi di fronte al cielo stellato non
diminuisca nel tempo, ma che con il passare degli anni diventi una fonte
sempre piu’ grande di gratitudine e di vera conoscenza.”



Così mi dice Bersanelli, che ha accettato di leggere parte del materiale del concorso, in una email recente.

C’è una bellezza, un senso, che non muore. E quando lo avverti, ti permetti – a 15 anni come a 100 – di stupirti delle cose. Di esserne grato. Così che la gratitudine e la vera conoscenza procedono affiancate, come nella frase di Bersanelli. E ognuna aiuta l’altra.

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Premio “Vittorio Castellani” – 3a Edizione

Riprendo molto volentieri (anche perché il tema mi è molto caro… anzi, ringrazio gli organizzatori di aver accolto il mio suggerimento!) dal sito dell’Osservatorio di Teramo, l’annuncio del bando per il Premio “Vittorio Castellani”  –  III Edizione Espressività artistica su temi astronomici – Teramo, Novembre 2010 – Aprile 2011

MC

“Solo lo Stupore Conosce”

Fin dalla più remota Antichità l’uomo ha osservato con stupore e meraviglia la Natura che lo circondava e le sue manifestazioni. Dalla immensa varietà della flora e della fauna alle eruzioni vulcaniche, dal fragore di una cascata alla violenza dei temporali, dal sorgere e tramontare del Sole alla visione del cielo stellato, lo stupore iniziale ed i sentimenti – spesso contrastanti – che ne derivavano venivano progressivamente sostituiti dalla volontà (spesso dalla necessità) di “saperne di più”; dalla sete, cioè, di conoscenza. La storia del pensiero umano è in ogni suo momento caratterizzato da questo formidabile binomio, splendidamente sintetizzato nella frase di San Gregorio Nisseno, teologo del IV secolo d. C.

Il Premio è frutto della collaborazione tra Unesco e Osservatorio Astronomico di Collurania-Teramo

Anche nell’epoca moderna, dove meravigliarsi dinanzi ad un fenomeno naturale viene purtroppo spesso bollato come atteggiamento infantile o antiquato, la molla della conoscenza e della curiosità che anima il lavoro degli scienziati in tutto il mondo, continua ad essere lo stupore iniziale dinanzi ai fenomeni naturali, quel non essersi mai aspettato che si verificasse ciò che si verifica, quel chiedersi quindi perché ciò accade e perché ciò accada in quel modo.

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Premio Castellani 2010

Quella che segue è una notizia un pò “particolare”, nel senso che è una cronaca (appena accennata) di un avvenimento vissuto dall’interno, in prima persona, ovvero la cerimonia conclusiva del Premio Artistico Vittorio Castellani 2010. Il premio è alla sua seconda edizione, promosso dall’Osservatorio Astronomico di Collurania (Teramo) e sponsorizzato dall’Unesco.

Il saluto introduttivo della rappresentante dell’Unesco

Dopo la prima edizione lo scorso anno, un pò compressa (giustamente) a motivo del sisma che aveva funestato l’Abruzzo solo pochi mesi prima, posso dire che quest’anno si è potuta svolgere con una ampiezza maggiore e una sua identità più definita.

Con Oscar Straniero, direttore dell’Osservatorio di Collurania (Teramo)

Ho accolto volentieri l’invito degli organizzatori, soprattutto di Mauro Dolci, ricercatore all’Osservatorio di Teramo, per partecipare alla manifestazione, che si è tenuta nella bella sede della Provincia di Teramo.

Il mio contributo si è articolato in una “chiacchierata” di circa un quarto d’ora, con l’aiuto di qualche slide che mi ero preparato, per ricordare la figura di mio padre  (astronomo, speleologo., e tanto altro…) “dal mio punto di vista”;  il tentativo era di evitare ogni retorica, parlare dei suoi interessi e del suo approccio alla scienza e alla cultura, della sua passione per il sapere, della sua avversione ad ogni artificioso steccato tra le discipline, del suo perenne desiderio di comprendere e conoscere…

Spero di esserci riuscito. A giudicare da quanto mi hanno detto dopo il mio (un pò emozionato) intervento, penso di poter dire di sì. 

Durante il mio intervento…

 E’ stata un’esperienza nuova stare dalla parte degli speacker, seduto accanto al direttore dell’Osservatorio di Teramo, ascoltando la sua relazione o quella di Mauro sull’asteroide Interamnia, dopo il saluto della rapprentante dell’Unesco e delle autorità. 

Soprattutto è stato bello il fatto di avere di fronte  non un pubblico di addetti ai lavori, ma dei ragazzi delle scuole, tra i quali, naturalmente, i destinatari dei premi. Per me è stato bello perché mi ha portato a ricordare l’attenzione che papà ha sempre avuto per la divulgazione e l’insegnamento, come pure la sua sensibilità alle nuove idee e prospettive, da qualsiasi parte potessero arrivare. E il suo grande rispetto per chi, magari a fatica, si arrampicava per i primi gradini del percorso affascinante dell’astrofisica…

I ragazzi delle scuole: un uditorio inaspettamente attento… 😉

Sono dunque grato agli organizzatori, contento di aver vinto un pò di timidezza e aver accettato di partecipare. Contento perché Mauro sia rimasto colpito dalla poesia che avevo scritto per papò, che mi abbia presentato come autore e scienziato… che abbia voluto citare i miei due libri su Lulu e insistito perché la poesia scritta in morte di mio papà  venisse presentata e letta (io da solo ovviamente non avrei osato). 

Ora ho capito, non per voler parlare di me (mi sarebbe sembrato il posto sbagliato), ma ecco… se uno si mette in gioco, non può nascondere parti di sè.  Insieme al fatto di aver trovato persone davvero mosse dal desiderio di ricordare Vittorio, questo è un fatto che mi conforta, e aiuta a “farsi amico” anche il perdurante dolore della sua mancanza…

Da lassù dov’è ora, magari un’occhiata ce l’ha data…

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Il premio Castellani arriva alla seconda edizione

È dedicato al Sidereus Nuncius, pubblicato esattamente 400 anni fa da Galileo Galilei, il concorso artistico-letterario su temi astronomici riservato agli studenti delle scuole medie e superiori di Teramo. Il Premio “Vittorio Castellani”, giunto alla sua seconda edizione, è organizzato dall’INAF – Osservatorio astronomico di Collurania, Teramo, in collaborazione con il Club UNESCO della provincia abruzzese.

Dopo la ristampa di 550 copie di un originale del Sidereus Nuncius, un’altra iniziativa per celebrare l’anniversario di una delle pietre miliari del pensiero umano. Il concorso “Vittorio Castellani” invita gli studenti a trasmettere il fascino del Galileo “scienziato”, tralasciando i contrasti con il pensiero del suo tempo. Si vuol dar risalto all’uomo che, scrutando con occhio attentissimo e vigile “questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi”, ideava e costruiva da sé i propri strumenti, raccoglieva faticosamente i dati (spesso per notti e notti, anche d’inverno, “più al sereno e al discoperto che in camera o al fuoco”), l’uomo che fra continui dubbi sui risultati raggiunti e con “il cervello inquieto” che andava “mulinando, con gran dispendio di tempo”, si andava sempre più accostando alla verità irraggiungibile.

Il concorso prevede due categorie. La categoria Junior si rivolge agli studenti della scuola media e del primo biennio della scuola superiore. Ciascun partecipante dovrà produrre, in modo individuale ed originale, un componimento letterario dal titolo “Lettera a Galileo…”.

Per la categoria SENIOR, rivolta agli studenti degli ultimi tre anni della scuola superiore, ogni partecipante dovrà immaginare di essere un cronista del 13 marzo 1610 e produrre un articolo di giornale che parli della pubblicazione, appena avvenuta, del Sidereus Nuncius.

Il termine ultimo per l’invio degli elaborati è venerdì 30 aprile 2010.

Ulteriori informazioni, compreso il bando, sono reperibili sul sito dell’Osservatorio astronomico di Teramo.

Nota:
Volentieri riprendo dal sito Media INAF l’articolo sul “Premio Vittorio Castellani”; potrete capire che per me non è un articolo come gli altri, ma ha un valore del tutto particolare; sono contento che il premio arrivi alla sua seconda edizione (e sono grato per questo a chi lo ha pensavo, voluto e organizzato) e sono ancor più contento che coinvolga i giovani e le scuole, ovvero le persone che si stanno formando e aprendo or ora alla cultura ed anche alla scienza; senza retorica, credo che sia bello perché sottolinea l’impegno educativo che mi pare è sempre stato caratteristica fondante del “fare cultura” della persona cui il premio è intestato.
Marco Castellani

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