Poiché tu sei un cielo, un cielo pieno di stelle…
Cause you’re a sky, ’cause you’re a sky full of stars
I’m gonna give you my heart
‘Cause you’re a sky, ’cause you’re a sky full of stars‘
Cause you light up the path
Così cantano i Coldplay in una notissima canzone (l’ho sentita l’altra volta in palestra… sì ogni tanto ci vado). Da astronomo, direi che è pane per i miei denti. E mi viene da pensare, ripensarci… Un cielo pieno di stelle.
Una frase che da sola si presta ad agganciare molteplici sentieri, in un gioco di rimandi potenzialmente senza fine.
La prima analogia che mi viene da fare è con il celebre passaggio del film 2001 Odissea nello spazio, di Stanley Kubrick. Nel capitolo quinto, che si svolge presso il sistema di lune di Saturno, il protagonista, Bowman, esce dall’astronave per inseguire l’enorme (celeberrimo) monolite, che però è strano, elusivo, gli sfugge. Non riesce a prenderlo, a com-prenderlo, ma piuttosto ne viene come assorbito: vuole annettere, ed invece viene annesso, inglobato in qualcosa decisamente più grande di lui, della sua misura. Le ultime parole che arrivano sulla Terra sono di un Bowman assolutamente sorpreso e spaesato: “La cosa è vuota, va avanti per sempre… Oh mio Dio, è pieno di stelle!”
Le stelle sono associate allo stupore: una miriade di stelle, per la precisione. E’ pieno di stelle!
Pieno, ma quanto? Tornando in ambito musicale, una qualche stima la arrischiò qualche anno fa il nostro Francesco De Gregori: nella sua celeberrima niente da capire, ha questa entrata geniale (secondo me) dove cita un tormentone pubblicitario di qualche anno fa, per poi piegarlo inaspettatamente verso la sua storia
le stelle sono tante / milioni di milioni / la luce dei lampioni / si riflette sulla strada lucida
E ha ragione, dal punto di vista quantitativo. Solo che – a voler essere pignoli – ci si avvicina un po’ per difetto. Milioni di milioni… vuol dire, facendo due rapidi conti, dell’ordine di 10 seguito da 12-13 zeri (10 milioni di milioni, concediamolo). Il fatto è, per quanto sembri un bel numero… in realtà è ancora poco.
Le stelle sono molte, molte di più.
Quante di più?
Doverosa precisazione: ovviamente la risposta si può dare esclusivamente in termini statistici. Non è nelle possibilità umane seguire la dinamica dell’Universo in termini così precisi e comprensivi da poter sperare mai di avere il numero esatto (che tra l’altro cambierebbe continuamente, visto che ne nascono e muoiono continuamente).
Ok. Però una buona idea ce l’abbiamo.
Ma proseguiamo con le suggestioni artistiche, prima.
Potremmo perfino scomodare Dante, con il suo celebre e quindi tornammo a riveder le stelle, la prima evidenza – per Dante – dello sbucar fuori dall’Inferno, il verso che chiude il canto. Ci pensate? La prima evidenza di essere fuori dalla parte oscura, sono proprio gli astri. Il cielo trapuntato di piccole luci, che tutti ben conosciamo (anche se a volte lo dimentichiamo, accecati dalle luci artificiali che ormai ci fanno compagnia, rischiarando indebitamente anche la notte).
D’accordo, è pieno di stelle. Ma quante sono le stelle, in realtà? E’ una domanda che si può formulare? Ha senso? Intanto, possiamo dire una cosa: non sono infinite. La materia stessa del nostro universo è uscita dal Big Bang in quantità finita – non c’è niente di infinito nel mondo fisico. La stima si basa su delle assunzioni, forzatamente. Una delle più importanti riguarda la specifica forma della funzione iniziale di massa (Initial Mass Function, IMF): in parole povere, come varia il numero di stelle che si formano, in funzione della massa. Vi sono diverse formulazioni di questa legge, che è stata ampiamente studiata nel corso degli ultimi anni. Chiaro che la forma della IMF influenza profondamente il computo del numero di stelle: anche perché quelle piccole sono anche le più elusive, potrebbero essercene moltissime e noi, non vederle.
A proposito di stelle piccole, una cosa interessante: sono molto, molto più numerose di quelle grandi. E vivono molto, molto di più. Fatto oltremodo positivo per noi: il Sole è una stella piccola (non si direbbe eh) e pertanto ha un tempo di vita di miliardi di anni. Fosse stata dieci volte più grossa (e ce ne sono, ce ne sono), l’avremmo probabilmente già salutata.
Così – dalla IMF e da una serie di altri parametri che sarebbe lungo dettagliare qui – arriviamo alle stime del numero di stelle totali: siamo nell’ordine di 300,000,000,000,000,000,000,000 stelle, o – in forma più compatta – un 3 seguito da 23 zeri.
Dunque De Gregori è stato un po’ troppo cauto. Oserei dire che Dante e Kubrick (ma anche i Coldplay), privilegiando lo stupore rispetto alla stima quantitativa, forse ci hanno restituito la “giusta” attitudine verso il cielo stellato.
Quella, appunto, dello stupore.