Fino dalla sua scoperta, avvenuta ben 45 anni fa, Cygnus X-1 è stata una delle sorgenti in banda X più accuratamente studiate. Dopo circa un decennio di indagini, Cygnus X-1 si era già assicurata un posto nella storia dell’astronomia, poichè la combinazione di studi in banda ottica e in X aveva portato alla conclusione che al suo interno vi fosse un buco nero: un oggetto fino a quel momento solo teorizzato ma ancora mai identificato.Il sistema Cygnus X-1 – sappiamo ora –  consiste per la precisione in un buco nero stellare di massa circa 10 volte pari a quella del Sole, in orbita stretta con una stella supergigante blu di massa pari a circa 20 volte il Sole. Il gas strappato via dalla supergigante si riversa sul buco nero, formando delle spirali che cadono intorno all’oggetto compatto. E’ proprio l’energia gravitazionale rilasciata dal gas in caduta verso il buco nero a costituire la sorgente dell’emissione in banda X, così caratteristica di Cygnus X-1.

Una immagine del sistema Cygnus-X1
Crediti: NASA/CXC/SAO

Benchè ormai più di un migliaio di articoli scientifici siano stati scritti su questo sistema, la sua natura di buco nero “brillante” e vicino continua ad attrarre l’interesse degli scienziati, che cercano di capire l’esatta natura di questi peculiari oggetti  e  come interagiscano con  l’ambiente circostante. In questo senso, osservazioni con la sonda Chandra e lo strumento XMM-Newton di ESA sono preziose per studiare le proprietà del vento stellare di cui si nutre Cygnus X-1, e per determinare la sua velocità di rotazione.

C’è motivo di interesse su quest’ultimo punto, in effetti: i risultati più recenti indicano che Cygnus X-1 sta ruotando piuttosto lentamente. Questo rende al momento perplessi gli scienziati, che ritengono potrebbe indicare che il sistema si sia formato da un tipo piuttosto inusuale di supernova, che in qualche modo ha inpedito al buco nero appena formato di acquistare una velocità di rotazione paragonabile ad altri sistemi con buchi neri all’interno.

Chandra Press Release

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