Blog di Marco Castellani

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Astrokids: le avventure di Martina Tremenda da oggi in un libro

Astrokids-Libro_MartinaTremenda

Copertina del libro Astrokids dedicato a Martina Tremenda. Crediti e copyright: Angelo Adamo, Scienza Express. Disponibile su Media INAF:http://www.media.inaf.it/2014/04/28/astrokids-il-libro/

Martina Tremenda è una bambina di undici anni, curiosa, allegra, innamorata delle stelle e dei pianeti e che un giorno, durante una visita all’Istituto di Astrofisica Spaziale trova una navicella non funzionante e ci sale… Inizia la sua avventura nell’universo con Genio, il computer-cervellone di bordo, che non fa mai quello che gli si dice.

Martina nasce da un’idea di Stefano Sandrelli dell’INAF- Osservatorio di Brera durante gli appuntamenti Astrokids con i bambini (dagli 8 ai 12 anni) alla Feltrinelli di Milano. Assomiglia a Giovannino Perdigiorno di Gianni Rodari, anche se più moderna e tecnologica.
Giovannino Perdigiorno visita mondi speciali, anche se in ognuno di essi trova qualcosa che non lo convince e se ne va, alla ricerca di qualcosa di migliore. Martina viaggia nel cosmo e in ogni capitolo si ferma su un oggetto del nostro Sistema Solare o viaggia tra le stelle, tra le galassie, tra i buchi neri, andando a studiare la radiazione X, la radioastronomia, l’astrobiologia e la ricerca di nuovi pianeti extrasolari, al di fuori del nostro Sistema Solare.
Le avventure di Martina Tremenda sono fantastiche, slegate fra loro, un po’ come le storie di Giovannino, ma tutte le informazioni sono corrette da un punto di vista scientifico. Vi hanno lavorato numerosi astronomi e divulgatori dell’INAF, di varie università italiane e giornalisti scientifici.

Il libro, che nasce da un’idea di Laura Daricello dell’INAF – Osservatorio Astronomico di Palermo, è strutturato in 17 capitoli con una filastrocca iniziale e un’avventura di Martina; alla fine vi è la parte dedicata ai laboratori, agli esperimenti, attività pratiche da sviluppare da soli, con gli insegnanti oppure con i genitori e che permettono al bambino di entrare in modo diretto e divertente in contatto con quanto ha letto nel capitolo.
Qui di seguito il titolo generale del capitolo, la filastrocca e il titolo della storia di Martina:

1. Un pianeta molto speciale – Martina Tremenda, esploratrice spaziale – La Terra
2. Vita da astronauta – La casa nello spazio – Le missioni spaziali
3. Il nostro satellite – Martina sulla Luna – La Luna
4. La stella che ci scalda – Il Sole che ride – Il Sole
5. Amici per la pelle – Notturno – Sole, Terra e Luna
6. Eppure è vuoto – La cometa senza coda – Il Sistema Solare
7. Stelle di tutti i colori – Il circo del Sole – Le stelle
8. La nostra Galassia – La ballata delle galassie – La Via Lattea
9. L’ABC del buco nero – Un buco nero allo stomaco – Buchi neri
10. Patate, palle di neve sporca e buchi giganti – L’asteroide surgelato – Asteroidi, comete e crateri di impatto
11. Tutti i colori del Sole – Il semaforo blu – La luce
12. Alla conquista dell’invisibile – Il fantasma magnetico – Lo spettro elettromagnetico
13. Il cielo ai raggi X – Il fantasma invadente – I raggi X
14. A caccia di onde radio – Gli orecchioni di Martina – La radioastronomia
15. Forse anche noi siamo un pò extraterrestri – La nube alcolica – L’Astrobiologia
16. Identikit dell’extraterrestre – Il pianeta in maschera – Gli extraterrestri
17. Uno, cento, mille pianeti – Il ti-enne-gi sul vulcano – I pianeti extrasolari

Il libro è stato pubblicato da Scienza Express.
Astrokids – Avventure e scoperte nello spazio
A cura di Laura Daricello e Stefano Sandrelli
Copertina di Nicole Vascotto
Illustrazione di copertina di Angelo Adamo
Grafica e impaginazione di Nicole Vascotto
Illustrazioni di Angelo Adamo
Disegni tecnici di Sonia Adragna
Ricerca iconografica di Sabrina Masiero
Filastrocche di Stefano Sandrelli

Vorrei ringraziare Daniele Gouthier di Scienza Express per la fruttuosa collaborazione e per la possibilità di far parte della “squadra” fin dalla nascita del libro; Laura Daricello che mi ha suggerito la nascita di un capitolo dedicato ai pianeti extrasolari durante una conferenza a Varsavia nell’ottobre scorso; Stefano Sandrelli col quale ho scritto un capitolo e due filastrocche ma che mi ha dato preziosi suggerimenti su Martina fin dalla stesura della prima riga; Caterina Boccato dell’INAF-Oss. di Padova che mi ha suggerito la parte di laboratorio-esperimenti da far fare ai bimbi grazie alla sua esperienza con Astrokids nelle Librerie Feltrinelli di Padova; il Direttore del Telescopio Nazionale Galileo (TNG) Emilio Molinari, che mi ha dato la possibilità di scrivere ben tre capitoli durante il mio soggiorno di lavoro alla Fundacion Galileo Galilei (FGG)-TNG, per le sue chiacchierate costruttive insieme a Gloria Andreuzzi della FGG-TNG e delle loro revisioni nelle varie fasi della stesura. Un’esperienza dalla quale ho imparato molto, e che mi ha lasciato grande entusiasmo.

Molti sono gli autori coinvolti, tra cui anche Angelo Adamo dell’INAF-Oss. di Bologna che ha realizzato tutte le illustrazioni di Martina Tremenda, rendendo “visibile” il volto di una bambina che simbolicamente rappresenta ognuno di noi, appassionati di astronomia, astronomi o meno, cresciuti con una stellina pulsante nel cuore: la curiosità che ci ha spinti a sognare il cielo e a comprenderlo.

Per approfondire
Per leggere qualcosa su Giovannino Perdigiorno di Gianni Rodari online:

Pendolante.wordpress.com – http://pendolante.wordpress.com/2013/09/01/i-viaggi-di-giovannino-perdigiorno/ con riportate le edizioni di Giovannino Perdigiorno disponibili.

Così è la Luna – Giovannino nel paese degli uomini di zucchero e il pianeta di cioccolato – http://crea.francibb.it/2006/03/altre-mirabolanti-imprese-di-giovannino/

Gli uomini di gelato – Giovannino nel paese degli uomini di zucchero: http://www.pinu.it/giovannino.htm
Gli uomini di burro – http://www.giannirodari.it/bambini/torta.html

Media INAF: Astrokids: il libro – http://www.media.inaf.it/2014/04/28/astrokids-il-libro/
Scienza Express – http://www.scienzaexpress.it/ La collana Piccoli Scienziati Crescono: http://www.scienzaexpress.it/i-nostri-libri/piccoli-scienziati-crescono.html

Sabrina

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La magia di 3C273… e lo stupore di una bimba

L’immagine presa da Hubble, attraverso la sua “gloriosa” Wide Field and Planetary Camera 2 (WFPC2) – uno strumento al quale dobbiamo una non piccola fetta della conoscenza attuale dello spazio attorno a noi . è probabilmente la migliore che abbiamo. Si parla dell’antico e assai brillante quasar 3C273, che si trova in una galassia ellittica gigante nella costellazione della Vergine. E’ così lontano che la sua luce ha impiegato la bellezza di 2,5 miliardi  di anni per arrivare fino a noi. Malgrado la distanza possa apparire enorme, bisogna considerare che è comunque uno dei quasar più prossimi a noi. E’ anche il primo quasar ad essere stato identificato, poiché fu scoperto addirittura agli inizi degli anni ’60, dal celebre astronomo Allan Sandage (fu lui a pubblicare una prima stima della costante di Hubble, alla fine degli anni ’50).

trecci

Il quasar 3C273 (familiarmente… Treccì!)
Crediti: ESA/Hubble & NASA

Come molti sapranno, il termine quasar  sta per “quasi stellar radio source” (sorgente radio quasi stellare), e sono così chiamati perché in effetti sembrano quasi delle normali stelle, in cielo. Niente di più sbagliato, invece: i quasar sono i centri di galassie distanti e attive, e sono alimentati da un enorme disco di particelle che circonda un buco nero di grande massa.

I quasar sono capaci di emettere centinaia o anche migliaia di volte la luce di una intera galassia, il che li rende senza dubbio tra gli oggetti più luminosi dell’intero universo. Tra tutti questi brillantissimi oggetti, 3C273 è senz’altro il più luminoso nel cielo. Se lo potessimo posizionare a 30 anni luce da noi – circa  sette volte la distanza tra la Terra e Proxima Centauri, la stella a noi più vicina dopo il Sole, – apparirebbe  luminoso addirittura come il Sole (che è appena a pochi minuti luce da noi!).

3C273 è senz’altro un oggetto celeste capace di suscitare curiosità e stupore, se pensiamo alle sue caratteristiche (qui la Press Release originale). Anche da qui è partita l’idea di scriverci un piccolo racconto, chiamato La bambina e il quasar.  Il racconto, una volta postato su Internet, ha avuto il privilegio di essere ripreso su Scientificando, il blog di Annarita Ruberto. Annarita è insegnante di matematica presso una scuola secondaria di primo grado a Solarolo (in provincia di Ravenna), e ha rilevato nel racconto una valenza educativa tale da spingerla a proporlo ai suoi alunni (cosa di cui le sarò sempre grato).

Il fatto è che non si abitua mai. Non riesce ad abituarsi; segno che probabilmente ancora non è diventata grande. I grandi, da come la vede lei, sono quelli che si sono abituati. Più o meno sono abituati a tutto, non solo alle partenze. I grandi, per Anita, sono quelli che non reagiscono quasi mai con preoccupazione o con agitazione scomposta. Loro sanno sempre cosa fare (o fanno sempre finta di saperlo, difficile insomma coglierli in castagna). Al massimo, ecco, puoi trovarli un po’ irritati, o magari scontrosi. Alle brutte, ammettono che sono arrabbiati con qualcuno. Che qualcuno li ha trattati male, che qualcuno non è stato alle regole. Ecco il punto: si comportano in maniera proprio diversa. Comunque inutile girarci intorno. Il fatto è questo, parecchio evidente…

Se avete voglia potete andare a leggere il racconto (si scarica anche in PDF), che ha anche una bellissima illustrazione ad opera di Ilaria Zof, o anche soltanto a vedere, in coda al post di Annarita, i commenti pervenuti, molti dei quali ad opera degli stessi bimbi stessi che hanno letto il racconto (davvero tenerissimi).

bambinaQuasar

E’ certamente confortante vedere che la stupore e l’entusiasmo per l’astronomia non è affatto prerogativa degli studiosi, anzi raggiunge e contagia anche le persone più giovani. Educare allo stupore è forse una delle cose più belle, e lasciatemelo dire, sono davvero contento di essere stato immeritato latore di tale compito così delicato ma esaltante, almeno in questa occasione…

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La fine delle stelle…

Venerdì 13 aprile, sera. Arriviamo un po’ in anticipo, per preparare il computer e tutto il resto. La sala si è poi riempita piano piano, arrivava gente alla spicciolata. Verso le nove e un quarto eravamo una trentina di persone. Questo nonostante la serata fosse piovosa e la posizione probabilmente non sia comodissima da raggiungere. 
No dico, non vi piace il sottotitolo che ho trovato…?
Mi era stato chiesto da una amica di fare una presentazione di un’oretta, su un tema stellare. L’intento di trovare un tema accattivante, aveva prodotto l’idea di parlare de La fine delle stelle. In effetti raccontare la vita delle stelle con una enfasi particolare su cosa accade quando “muoiono”, mi pareva una cosa eccitante: la scoperta delle nane bianche (così straordinarie che per dieci anni non ci hanno creduto nemmeno gli astronomi, come si può leggere nella relativa voce di Wikipedia) e poi, proseguendo in un cammino di stranezze, le supernovae, le pulsar, i buchi neri… 

Quello che mi ha dato la carica, già giorni prima, è stato il sottotitolo che mi è venuto in mente (vedi a fianco). Mi sono divertito già da quel momento, ormai non potevo più tirarmi indietro… 
Torniamo a venerdì sera, comunque. Abbiamo iniziato e la saletta conferenze dell’Osservatorio Franco Fuligni (gestito dall’Associazione Tuscolana di Astronomia) era piena. Il clima disteso e l’interesse delle persone mi ha aiutato a vincere l’impaccio e l’emozione iniziale. Poi, è andata sempre meglio. Ogni tanto arrivava una domanda, a rassicurarmi sull’interesse delle persone e a farmi capire se il livello della spiegazione era adeguato all’uditorio. Siamo andati avanti fin dopo le dieci e trenta, senza che si addormentasse nessuno (…eroici) !
Ho anche avuto l’occasione di conoscere persone che avevo conosciuto sul web tramite l’esperienza di GruppoLocale, ed è stata anche questa una bella opportunità.
Confermo: mi sono divertito. Ho riscoperto il piacere di raccontare, che è sempre – se vogliamo – un modo per avere a che fare con le parole. In un modo diverso rispetto a quando si usano per raccontare una storia, una novella, un romanzo. Ma non troppo, in verità. Perché la scienza può essere vista lei stessa come una storia, l’universo come un romanzo che si svela piano piano. Un libro nel quale siamo sprofondati dentro a leggere. Abbiamo passato molti capitoli, ma davvero tanti ce ne rimangono davanti.
In realtà, da come la vedo io, è come se più andiamo avanti, più il libro si infoltisse da sè di nuovi capitoli (messi sempre in fondo, nella parte ancora da leggere). Più andiamo avanti più ci accorgiamo che c’e molto da imparare. Dico, mica li trovi dappertutto, libri che si allungano man mano che prosegui a leggere! Ogni risposta crea nuove domande, apre sporte su stanze che poco prima non ci accorgevamo nemmeno ci fossero. Sappiamo quando è nato l’universo, sappiamo quanto è grande, sappiamo molto anche sul suo destino ultimo: cose che quando io andavo al liceo non si sapevano affatto, o si sapevano con margini di imprecisione veramente enormi.

Eppure non sappiamo un mucchio di cose. Cose che prima non sapevamo nemmeno di non sapere. Come il fatto che l’universo è composto per il 99.6 % di … qualcosa che ancora non si sa! Quello che sappiamo, quello che conosciamo (stelle, pianeti, galassie…) è solo il quattro per mille di quello che c’è. Mica male come ignoranza eh? Ditelo a quelli che pensano che l’astronomia abbia in pratica scoperto tutto, che la scienza non abbia più cose da dirci. 
In realtà, negli ultimi anni, abbiamo risposto a qualche domanda fondamentale (come quelle citate) e nel contempo abbiamo aperto la porta su un orizzonte enorme di altre questioni, di interrogativi nuovi. Come sempre, la domanda arriva quando si comincia ad essere in grado di elaborare una risposta (potevi parlare di meccanica quantistica ad un fisico del settecento? Credo proprio di no…)
Così la scienza diventa interessante, per me. A me piace raccontare, e la scienza bisogna che pure lei si faccia raccontare, altrimenti mi annoio io prima di tutti. Bisogna proprio viverla e spiegarla come una storia. Anzi, come un romanzo di formazione, dove quelli che sono formati siamo noi stessi: noi tutti, scienziati o non scienziati che possiamo essere. Qualcosa che lasci spazio alla meraviglia.  Allora viene voglia di conoscere, di capire. E ci si diverte, a ricercare e a raccontare…

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Cinguettii spaziali, web e divulgazione

I celeberrimi NASA Jet Propulsion Laboratory, siti in Pasadena (California) ospiteranno lunedì prossimo un evento squisitamente “2.0” che è noto come Tweetup: più di 100 persone che seguono l’account Twitter della NASA, che si sono registrate in aprile, prenderanno parte all’evento.

Con ben quattro missioni lanciate nell’anno in corso, e un prossimo incontro con un asteroide da parte di una sonda, sicuramente possiamo rubricare l’anno presente come uno dei più fecondi, per l’esplorazione planetaria. I partecipanti al Tweetup avranno la possibilità di interagire con scienziati ed ingegneri di stanza ai JPL, riguardo queste missioni: Acquarius, per studiare la salinità degli oceani; Juno verso Giove, infine il Curiosity rover, dei Mars Science Laboratory. I partecipanti al raduno avranno anche la possibilità di approfondire le tematiche legate alla missione Dawn e al suo prossimo incontro con l’asteroide Vesta.

In questa elaborazione artistica, l'uccellino simbolo dei "cinguettii" degli utenti di Twitter, a zonzo per lo spazio (Credit: NASA/JPL-Caltech)

L’evento sarà trasmesso online all’indirizzo http://www.ustream.tv/nasajpl2 e alcune porzioni saranno anche diffuse dalla “NASA Television” http://www.nasa.gov/ntv.

Nel suo piccolo, possiamo vedere questo evento come un’ulteriore dimostrazione di come i nuovi media, e specificamente il web nella sua epressione più attuale, siano un ottimo veicolo di divulgazione, e di contatto tra le istituzioni e il grande pubblico, sempre più attento e curioso di quanto si tende a pensare.

Negli States lo hanno capito da parecchio; da noi, finalmente, qualcosa si muove in questa direzione, ma abbiamo da recuperare parecchia strada… Che ne dite? Lasciate la vostra opinione nei commenti oppure intervenite nel forum 😉

NASA JPL Press Release

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