Blog di Marco Castellani

Tag: esopianeta

Cercando nuova vita (il metano ci dà una mano)

Era un antico refrain pubblicitario, in realtà: il metano, ci dà una mano. E già la mente indugia sui bei tempi passati, comprende anche ogni epoca aveva le sue suggerite priorità, i (tenacemente) sussurrati ordini del giorno. Come accade oggi, in pratica. Né più né meno. Solo che liberarsi è sempre più difficile. Ma questo è già un altro argomento e ci porterebbe fuori strada.

A parte notare quanto questi semplici slogan si incastrino nella memoria e vengano fuori a distanza di decenni, se c’è (come qui) appena un appiglio. Il che può anche apparire inquietante, per certi versi.

Però qui il metano non ci dà una mano per l’uso più o meno virtuoso dell’energia (fateci caso, qualsiasi cosa viene sempre soprannominata pulita oppure verde a seconda delle priorità del momento), piuttosto ci aiuta a capire quanto siano vivibili dei luoghi molto lontani. Argomento, dunque, ben più serio di uno slogan pubblicitario o di una tecnica per acquisire consenso sociale.

L’immagine di fantasia ritrae il pianeta (a destra) attorno al quale orbita una luna (al centro), con la stella madre sullo sfondo (a sinistra). Crediti: Ahmad Jabakenji (ASU Lebanon, North Star Space Art); Data: NASA, ESA, CSA, JWST

Dove altro potrebbe esistere la vita? Una domanda di sempre che sempre più trova nuove risposte, in quest’epoca. Nel 2019 si scovò un esopianeta con una significativa parte di vapor d’acqua in atmosfera, il pianeta K2-18b. Con la sua stella madre (K2-18, lo so non è un gran nome…), vive a circa 124 anni luce da noi. Ben più grande e pesante della Terra, orbita comunque nella zona abitabile della sua stella.

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Un mondo vulcanico

Grande circa come la Terra. LP 791-18 d è tutto tappezzato di vulcani, tanto che potrebbe essere vulcanicamente attivo quanto la luna Io di Giove, che è considerata – da questo punto di vista – il corpo più esuberante in tutto il Sistema Solare.

Immagine di fantasia del mondo vulcanico LP 791-18 d
Crediti: NASA’s Goddard Space Flight Center/Chris Smith (KRBwyle)

Ma lui è ben più lontano, perché orbita non attorno al nostro Sole ma ad una stella nana rossa a circa 90 anni luce da noi (il Sole è poco più di otto minuti luce da Terra, al confronto).

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Esopianeti artificiali

Come sarebbe abitare sull’esopianeta LHS 475 b? Cosa si potrebbe vedere? Non lo sappiamo per certo, non lo sa nessuno. E siate onesti, non vi eravate mai posti la domanda! Però l’intelligenza artificiale ci viene in aiuto, immaginando al posto nostro questo panorama.

Quel che si potrebbe vedere stando su LHS 475 b  
Crediti: DeepAI’s Fantasy World Generator

Per la cronaca, l’esistenza di questo esopianeta è stata prima indicata dal satellite TESS e poi confermata da osservazione del telescopio spaziale James Webb. Quel che sappiamo per certo è che LHS 475 b possiede una massa simile a quella della Terra e orbita intorno ad una stella di colore rosso a circa 40 anni luce da noi.

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Orbitando intorno ad una nana rossa

Questa immagine artistica mostra quel che potremmo vedere se avessimo i piedi appoggiati sull’esopianeta chiamato Kepler-1649c. La stella attorno a cui orbitiamo è una nana rossa, dunque più piccola del Sole. La cosa interessante è che ci troviamo nella “zona abitabile”, ovvero la distanza dalla stella è tale per cui la temperatura sul pianeta permette l’esistenza di acqua liquida. L’immagine è del 2015 ed al tempo era il pianeta più vicino a Terra in tali condizioni, che si era trovato.

Il panorama che potremmo ammirare sul pianeta Kepler-1649c
Crediti: NASA/Ames Research Center/Daniel Rutter

La missione Kepler è stata lanciata nel 2009 ed ha terminato le operazioni nel 2018. Il suo obiettivo era quello di andare a cercare pianeti simili alla Terra orbitanti intorno a stelle diverse dal Sole. Possiamo ben dire che ci sia riuscito. I pianeti scoperti dalla sonda Kepler sono ben 2342.

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Keplero scopre un pianeta extrasolare roccioso!

La missione Keplero della NASA ha confermato da poco la scoperta del suo primo pianeta roccioso, chiamato Kepler-10b. Misura 1,4 volte le dimensioni della Terra, e dovrebbe essere il più piccolo pianeta mai scoperto al di fuori del Sistema Solare!

La scoperta dell’esopianete è basata su più di otto mesi di paziente raccolta di dati, acquisiti dalla sonda dal maggio del 209 fino a gennaio del 2010.

Le migliori capacitù di Keplero si sono indirizzate ad ottenere questo risultato, una prima solida evidenza di un pianeta roccioso orbitante intorno ad una stella diversa dal nostro Sole, dicono alla NASA.

Una rappresentazione artistica del piccolo pianeta roccioso (Crediti: NASA)

Le misure fotometriche super-precise di Keplero sono state in grado di misurare la piccola diminuzione nella brillanza di una stella, che capita quando un pianeta passa davanti ad essa, oscurandone una piccola parte. Le dimensioni del pianeta possono essere derivate proprio studiando tale calo periodico in luminosità. Anche la distanza tra la stella e il pianeta può essere derivata, studiando l’intervallo di tempo tra due successive “cadute” della luce stellare.

Alla NASA non nascondono l’entusiasmo per la scoperta. Sebbene infatti il pianeta sia fuori dalla cosiddetta “zona abitabile”, nondimeno per il  team la scoperta è una brillante dimostrazione delle potenzialità della sonda, e molte altre sorprese potrebbero essere dietro l’angolo…

NASA Press Release

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Quella zona calda sull’esopianeta…

Recenti osservazioni dal Telescopio Spaziale Spitzer hanno rivelato l’esistenza di una “strana” zona più calda su un pianeta distante, nella “posizione sbagliata”…

Il pianeta gigante in oggetto è chiamato Andromedae b, ed è in orbita stretta attorno alla sua stella, con una faccia costantemente affacciata verso la luce ed il calore della stessa. Appartiene ad una classe di pianeti nota come “Gioviani caldi” chiamati in questo modo a motivo delle loro alte temperature e delle composizioni prevalentemente gassose.

In questo quadro, si potrebbe legittimanente pensare che la zona più calda del pianeta sia quella direttamente esposta alla radiazione della stella attorno cui orbita; tuttavia alcune osservazioni hanno mostrato come la zona più calda possa invece trovarsi in una locazione un pò “spostata”. Gli astronomi ritengono che forti venti stellare potrebbero essere responsabili per questa strano “spostamento” della zona più calda: avrebbero in pratica “spinto” il gas caldo in zone diverse dalla sua formazione.

Spitzer ha scoperto che la parte più calda di un remoto pianeta, non è proprio sotto il suo sole. Anzi... (Crediti: NASA/JPL-Caltech)

Il problema però sorge con i dati recenti di Spitzer: questi infatti hanno mostrato come la zona calda in Andromedae b sia spostata di ben 80 gradi da dove gli scienziati si sarebbero attesi di trovarla!

“Non ci aspettavamo di trovare uno ‘spot caldo’ con un così grande spostamento”, ha detto Ian Crossfield, primo autore di un articolo riguardo tale scoperta, in pubblicazione sulla rivista Astrophysical Journal. “E’ chiaro che noi riusciamo a comprendere assai meno di quanto pensavamo, sull’energetica delle atmosfere dei gioviani caldi”.

Questi importanti risultati sono parte di una serie di nuove acquisizione sulle condizioni dell’atmosfera negli esopianeti, un campo aperto proprio da Spitzer già dal 2005, quando fu il primo telescopio a rilevare in maniera diretta dei fotoni provenienti da un esopianeta, ovvero un pianeta orbitante attorno ad un’altra stella.

Gli scienziati concordano sul fatto che il risultato per Andromedae b è assolutamente inatteso, e viene preso come un chiaro indizio di quanto ancora vi sia da comprendere nelle atmosfere planetarie.

La scoperta porta un ennesimo impulso allo studio nel campo degli esopianeti (insieme agli oggetti ad alto redshift, senz’altro uno dei “trend” più forti nell’indagine astronomica di questi ultimi tempi).

E’ proprio il caso di dirlo, l’esplorazione dei cieli – ad ogni distanza – porta sempre nuove sorprese (e probabilmente così sarà sempre in futuro!)

NASA JPL Press Release

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Il più piccolo esopianeta mai scoperto

E’ stata appena annunciata la scoperta dell’esopianeta più piccolo mai individuato. Il pianeta è stato denominato con la sigla “e”, ed appartiene al famoso sistema Gliese 581. Risulta avere una massa appena pari al doppio di quella della Terra (ricordiamo come è molto più facile scoprire gli esopianeti di massa maggiore, in generale, dunque la scoperta è davvero ragguardevole).


Una immagine di fantasia del pianeta appena scoperto in Gliese 581
Crediti: ESO/L. Calçada

Il team ha anche potuto raffinare la conoscenza dei dettagli dell’orbita di  Gliese 581d, pianeta scoperto nel 2007, e la cosa interessante è che ora tale pianeta “cade” all’interno della fascia abitabile, ovvero nella zona di distanza dalla stella madre, dove si ritiene che possa esistere acqua allo stato liquido (e dunque forse anche oceani). Queste eccitanti scoperte sono il risultato di più di quattro anni di osservazioni compiute giovandosi del “cacciatore di pianeti” di più gran successo al mondo, lo spettrografo HARPS annesso al telescopio di 3.6 metri dell’ESO a La Silla, nel Cile.

ESO Press Release

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