Blog di Marco Castellani

Tag: Federico Faggin

Attività vulcanica su Venere

Per la prima volta, si sono osservati chiari segni di attività vulcanica sul pianeta Venere. La scoperta è stata fatta esaminando pazientemente le immagini radio di archivio acquisite dalla missione Magellano più di trenta anni fa, negli anni Novanta.

Una ricostruzione della zona intorno a Maat Moons, un vulcano “attivo” di Venere
Crediti: NASA/JPL-Caltech

Queste immagini hanno infatti rivelato uno sfiato vulcanico che si modifica nella forma e aumenta significativamente in dimensioni, in meno di un anno.

Quel che mi colpisce in questa scoperta – in un epoca in cui si parla moltissimo di intelligenza artificiale – è che è stata ottenuta tramite un confronto ad occhio di una immensa mole di immagini (più di duecento ore di lavoro).

C’è ancora qualcosa che rimane prerogativa degli umani (e magari, di qualche lontana civiltà extraterrestre, chi lo sa). Federico Faggin, l’inventore del microprocessore, dice che un semplice paramecio ha più intelligenza creativa di tutta l’intelligenza artificiale che possiamo mettere in campo. E forse è quel mix unico di capacità di osservazione ed impulso creativo, a fare la differenza, tra uomo e macchina.

Sia ora, che nei millenni a venire.

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Veder formare una galassia

L’universo si muove, lo sappiamo. Spesso però i tempi scala che sono diversamente estesi rispetto alla vita umana, non ci consentono di apprezzare quel che sta pur adesso, accadendo.

Ci vengono in soccorso dunque le simulazioni, che comprimono grandemente la dimensione temporale in modo che diventi apprezzabile per il nostro occhi. Queste – come quella che presento qui, che parte dal gas nell’universi primordiale fino a giungere al disco di una galassia spirale – sono cose che fino a pochi anni fa, ce saremmo semplicemente sognate.

In poco più di due minuti, la formazione di un disco galattico, a partire dalla materia primordiale. Crediti: TNG CollaborationMPCDFFAS Harvard U.; Musica: World’s Sunrise (YouTube: Jimena Contreras)

Oggi possiamo goderne. Prenderci un paio di minuti per vedere come, secondo la scienza (la simulazione è fatta in accordo pieno con il quadro teorico attualmente ritenuto valido) si forma una galassia, è concederci di osservare qualcosa che i grandi astronomi del passato nemmeno osavano sognare.

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Osservatorio e cielo stellato

Davvero suggestivo questo scatto che mostra un ben noto osservatorio astronomico davanti ad un meraviglioso cielo stellato. Abilissimo il fotografo, devo dire.

Sapreste dire di quale osservatorio si tratta? Attenzione, non è facile…

Certo, soltanto che questo famoso osservatorio fatichereste a trovarlo… perché non esiste. Almeno nel mondo reale. Esiste nel mondo dell’intelligenza artificiale, perché l’immagine è stata realizzata con Bing Creator (ora già vedo il vostro dubbio… tranquilli, le altre immagini di questo sito sono vere o comunque se non lo sono, è sempre indicato). Va da sè, che non è stato scomodato nessun fotografo per realizzare questa foto.

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Un mondo vulcanico

Grande circa come la Terra. LP 791-18 d è tutto tappezzato di vulcani, tanto che potrebbe essere vulcanicamente attivo quanto la luna Io di Giove, che è considerata – da questo punto di vista – il corpo più esuberante in tutto il Sistema Solare.

Immagine di fantasia del mondo vulcanico LP 791-18 d
Crediti: NASA’s Goddard Space Flight Center/Chris Smith (KRBwyle)

Ma lui è ben più lontano, perché orbita non attorno al nostro Sole ma ad una stella nana rossa a circa 90 anni luce da noi (il Sole è poco più di otto minuti luce da Terra, al confronto).

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L’universo è fatto di storie?

Diceva la poetessa Muriel Rukeyser che l’universo è fatto di storie, non di atomi. In dialogo con Marco Casolino, sulla provocazione salutare che genera questa affermazione, ho provato a dare qualche cenno di un racconto di astronomia che parte dalla sonda Gaia e il suo meraviglioso lavoro di censimento della Galassia, per sfiorare la meravigliosa e luminosa possibilità che l’astronomia stessa si faccia in qualche modo racconto essa stessa, per vivere fuori dai laboratori e dai telescopi, raggiungendo le giovani generazioni e chiunque si fidi della straordinaria potenzialità che ha il raccontare.

Qui puoi rivedere la diretta che si è svolta l’altro venerdì sera. Si è appunto partiti dal lavoro per Gaia del gruppo di Roma (il problema di come Gaia affronta i campi affollati e come in fondo se la può cavare), si è passati per i racconti del primo e secondo libro di Anita (e del lavoro presso una scuola che si è fatto su alcuni di questi racconti), ci si è fermati un momento sulle attività del Gruppo Storie dell’INAF, si è passati al volo sulla rubrica di Edu INAF Lo spazio tra le pagine, dedicata proprio all’intersezione della letteratura con l’astronomia.

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