Io, non so niente

Qualche giorno fa ero sulla spiaggia, sul lungomare di Sabaudia e in un momento di pigra riflessione, guardavo la sabbia. La zone è interna al Parco Nazionale del Circeo e presenta (oltre ad un bel mare) una flora ed una fauna indubbiamente interessanti.

D’un tratto nel mio orizzonte visivo entra uno scarabeo stercorario (credo) che si muove a gran velocità (per lui) tra le piccole dune di sabbia. Per un poco, lo seguo con lo sguardo. Mi impiccio, diciamo. Noto la serie di impronte caratteristiche lasciate dalle sue zampine lungo il tragitto percorso. E vorrei capirci di più, su tutta la faccenda. Dove sta andando così di corsa? Perché ogni tanto cambia improvvisamente direzione? A che stimoli sta rispondendo? Quale è il suo progetto (se esiste)? Perché si sposta? Dove vuole arrivare? È in cerca di cibo, di amore, di un riparo? È un essere vivente che in qualche modo prende delle decisioni, ma io non so in base a cosa decide. Io non ne so nulla.

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Visioni di un’altra scienza

La scienza procede per lampi, illuminazioni. Visioni, in un certo senso. La scienza è sempre più grande di noi ma possiamo entrarci, comunque: ci lascia entrare, per vederla secondo la nostra sensibilità, il nostro gusto. In effetti è soprattutto una questione di gusto, come quasi tutto.

Questo dialogo che ho registrato sulla “nuova fisica” – con Gabriele Broglia, giovane ed appassionato insegnante di arti marziali, con la preziosa e precisa assistenza tecnica di Emanuele Giampà – è stata la preziosa occasione per riassaporare questo gusto.

La scienza come compagna nella ricerca di un significato, un senso dell’esistenza. Su questo osiamo dialogare. Non una scienza asettica e lontana dalle emozioni e dal cuore umano. L’esatto contrario, invece. Nel piccolo gruppo di lavoro che abbiamo chiamato AltraScienza, proviamo a fare questo, proprio (qualche altra cosa si può anche trovare nella nostra playlist YouTube, se credete).

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