Blog di Marco Castellani

Tag: Galileo

L’oceano (nascosto) dei gamberetti

Correva la fine degli anni Novanta del secolo scorso. Mentre sulla Terra eravamo alla prese con gli effetti della fine della guerra fredda e – qui in Italia – anche con gli strascichi del caso tangentopoli, la sonda Galileo intanto proseguiva la propria tranquilla indagine nei dintorni di Giove, regalandoci alcune stupende immagini della luna Europa. Immagini che in seguito sono state rimasterizzate e ricalibrate per aumentarne la chiarezza, secondo una palette di colori che si accorda meglio a quello che potrebbe percepire l’occhio umano, in questa situazione.

Li vedete i gamberetti? Ancora no? Forse in futuro…
Crediti: NASAJPL-CaltechSETI Institute, Cynthia Phillips, Marty Valenti

La cosa proprio forte comunque è che diversi indizi fanno di Europa uno dei posto migliori per cercare vita extraterrestre. Si ritiene infatti che sotto la superficie di Europa esista un oceano di acqua, probabilmente mantenuta allo stato liquido dall’energia generata per le forze di marea che, a loro volta, si originano dall’orbita chiaramente ellittica Europa che mantiene rispetto a Giove.

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Ganimede, visto da vicino

Il più grande dei satelliti di Giove, tanto grande da superare in dimensioni il pianeta Mercurio. Parecchio interessante, anche: si ritiene che ospiti un oceano di acqua salata sotterraneo, a circa duecento chilometri di profondità, delimitato da due strati di ghiaccio. Questo è Ganimede, che ora possiamo ammirare da vicino, grazie al passaggio nei dintorni della sonda Juno della NASA.

Una luna che è ben più di un pianeta. E che custodisce misteri…
Crediti: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS

Juno è passata a poco più di mille chilometri dalla superficie, che in termini astronomici è davvero poco. Nessuna sonda ci era andata più vicino negli ultimi venti anni: fece di meglio solo la sonda Galileo, nel secolo scorso, spingendosi intrepidamente a 264 chilometri dalla superficie di questa luna.

Quella che ammirate è appena una immagine preliminare (per questo è in bianco e nero) ed è stata catturata soltanto due giorni fa. Anche rinunciando al colore, il risultato è francamente impressionante. Il grado di dettaglio che Juno è capace di regalarci è tale che non ci stancheremmo facilmente di guardare, di seguire con gli occhi i vari particolari della superficie.

Poco più di 400 anni sono passati da quando Galileo Galilei scoprì Ganimede. Ad una distanza da Terra che può sfiorare il miliardo di chilometri, ora otteniamo dei dati così precisi e definiti, che ci pare di essere lì davanti.

Galileo sarebbe sbalordito.

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Mondo sommerso

La grossa sorpresa, quella che ci aspettiamo da tempo, alla fine potrebbe essere questa. Vita nel Sistema Solare, ma non sulla superficie di un pianeta. Piuttosto, sotto la superficie di una luna, in un ambiente protetto, custodito, nascosto.

Tra le lune di Giove, ce ne è una che si chiama proprio come il nostro continente, Europa. E così come il sogno europeo così bistrattato in questi anni, potrebbe riservarci delle sorprese, delle belle sorprese. Se ci crediamo, se ci andiamo a vedere, se ci poniamo attenzione.

Crediti: NASAJPL-CaltechSETI InstituteCynthia Phillips, Marty Valenti

Magari, andando sotto la sottile superficie delle cose, guardando in profondità. Mondo Sommerso si chiamava una rivista mensile di genere (ovviamente) subacqueo, che si è chiusa qualche anno fa. Avendo il papà e lo zio che facevano immersioni, sono abbastanza certo di aver sfogliato qualche numero della rivista, quando ero bambino. Quello che non pensavo, io e forse nemmeno mio zio (magari mio papà, da astrofisico, forse sì) è che dopo qualche anno avremmo guardato con interesse ad altri mondi sommersi. Come questo di Europa.

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Acqua liquida su Europa!

I dati provenienti dalla missione Galileo hanno fornito agli scienziati le evidenze di una notevole massa di acqua allo stato liquido sotto la superficie ghiacciata della luna di Giove chiamata Europa. La quantità di acqua presente dovrebbe essere circa pari a quella dei Grandi Laghi nel Nord America.

I dati della sonda suggeriscono ancora come vi sia probabilmente uno scambio significativo tra lo strato di ghiaccio superficiale e l’oceano (perché può ben dirsi tale, stante la sua mole) sottostante. L’informazione è piuttosto significativa, perché potrebbe portare acqua (scusate il gioco di parole…) al mulino di chi ritiene che in Europa vi siano condizioni tali da farlo ritenere un habitat potenzialmente adatto alla vita. I risultati di tale ricerca sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature.

Rappresentazione artistica del

La cosa particolarmente interessante è che le caratteristiche riscontrate sulla superficie di Europa portano ad ipotizzare meccanismi di formazione che coinvolgono, come si diceva, uno scambio rilevante tra lo strato superficiale di ghiaccio e lo strato d’acqua “nascosto”. Ciò fornisce un meccanismo – o un modello – capace di trasferire sostanze “nutrienti” ed energia tra la superficie e il vasto oceano sottostante. Tutto questo viene ritenuto dagli scienziati capace di aumentare significativamente il grado in cui tali regioni possono essere ritenute adatte per la vita.

Al momento, alla NASA regna comunque una doverosa cautela: i dati vanno esaminati e verificati con calma da parte degli scienziati di tutto il mondo, prima di poter apprezzare completamente le implicazioni di tali risultati.

NASA Press Release

 

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Il premio Castellani arriva alla seconda edizione

È dedicato al Sidereus Nuncius, pubblicato esattamente 400 anni fa da Galileo Galilei, il concorso artistico-letterario su temi astronomici riservato agli studenti delle scuole medie e superiori di Teramo. Il Premio “Vittorio Castellani”, giunto alla sua seconda edizione, è organizzato dall’INAF – Osservatorio astronomico di Collurania, Teramo, in collaborazione con il Club UNESCO della provincia abruzzese.

Dopo la ristampa di 550 copie di un originale del Sidereus Nuncius, un’altra iniziativa per celebrare l’anniversario di una delle pietre miliari del pensiero umano. Il concorso “Vittorio Castellani” invita gli studenti a trasmettere il fascino del Galileo “scienziato”, tralasciando i contrasti con il pensiero del suo tempo. Si vuol dar risalto all’uomo che, scrutando con occhio attentissimo e vigile “questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi”, ideava e costruiva da sé i propri strumenti, raccoglieva faticosamente i dati (spesso per notti e notti, anche d’inverno, “più al sereno e al discoperto che in camera o al fuoco”), l’uomo che fra continui dubbi sui risultati raggiunti e con “il cervello inquieto” che andava “mulinando, con gran dispendio di tempo”, si andava sempre più accostando alla verità irraggiungibile.

Il concorso prevede due categorie. La categoria Junior si rivolge agli studenti della scuola media e del primo biennio della scuola superiore. Ciascun partecipante dovrà produrre, in modo individuale ed originale, un componimento letterario dal titolo “Lettera a Galileo…”.

Per la categoria SENIOR, rivolta agli studenti degli ultimi tre anni della scuola superiore, ogni partecipante dovrà immaginare di essere un cronista del 13 marzo 1610 e produrre un articolo di giornale che parli della pubblicazione, appena avvenuta, del Sidereus Nuncius.

Il termine ultimo per l’invio degli elaborati è venerdì 30 aprile 2010.

Ulteriori informazioni, compreso il bando, sono reperibili sul sito dell’Osservatorio astronomico di Teramo.

Nota:
Volentieri riprendo dal sito Media INAF l’articolo sul “Premio Vittorio Castellani”; potrete capire che per me non è un articolo come gli altri, ma ha un valore del tutto particolare; sono contento che il premio arrivi alla sua seconda edizione (e sono grato per questo a chi lo ha pensavo, voluto e organizzato) e sono ancor più contento che coinvolga i giovani e le scuole, ovvero le persone che si stanno formando e aprendo or ora alla cultura ed anche alla scienza; senza retorica, credo che sia bello perché sottolinea l’impegno educativo che mi pare è sempre stato caratteristica fondante del “fare cultura” della persona cui il premio è intestato.
Marco Castellani

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Padova, 7 gennaio 1610: Galileo scopre nuovi mondi

Erano all’incirca le sei di sera di domenica 7 gennaio quando dalla sua casa padovana di Via de’ Vignali Galileo puntò per la prima volta il telescopio verso Giove…

Una data e un’ora precisa che, contrariamente alle pur importanti osservazioni lunari condotte in precedenza, sono leggibili nella configurazione di quanto osservato e dichiarate dallo stesso Galileo. Ed è forse da questo che si origina, al di là della straordinaria importanza della scoperta che ne seguì, la magia esercitata da un evento che può senz’altro essere considerato uno dei punti chiave
della rivoluzione scientifica seguita all’invenzione del telescopio.

<…>
Nella tarda serata del 7 gennaio Galileo intinse la penna nel calamaio, riprendendo in mano l’abbozzo di una lunga lettera steso qualche giorno prima. Alla descrizione delle osservazioni lunari delle ultime settimane, effettuate con un “occhiale il quale me la rappresenta di diametro venti volte maggiore di quello che apparisce con l’occhio naturale” decise di aggiungere qualche riga anche sull’apparenza telescopica delle stelle fisse, e sull’esistenza di molte altre invisibili a occhio nudo. Gli antichi a dire il vero ne avevano già disquisito, ed era ben nota la tesi di Democrito che la Via Lattea fosse composta da un formicolio di minutissime stelle; per quanto importante e “meravigliosa” l’osservazione non aveva una straordinaria valenza filosofica, tuttavia proprio quella sera, puntando per la prima volta un buon telescopio su Giove, gli era sembrato di notare alcune curiosità degne di nota:

Et oltre all’osservationi della Luna, ho nell’altre stelle osservato questo. Prima, che molte stelle fisse si veggono con l’occhiale, che senza non si discernono; et pur questa sera ho veduto Giove accompagnato da 3 stelle fisse, totalmente invisibili per la lor picciolezza, et era la lor configurazione in questa forma né occupava non più d’un grado in circa per longitudine. I pianeti si veggono rotondissimi, in guisa di piccole lune piene, et di una rotondità terminata et senza irradiatione; ma le stelle fisse non appariscono così, anzi si veggono folgoranti et tremanti assai più con l’occhiale che senza, et irradiate in modo che non si scuopre qual figura posseghino.

Nell’immagine in alto il disegno della prima osservazione di Galileo, realizzato la sera del 7 gennaio verso le 18:00, messo a confronto con il reale aspetto della configurazione Giove-satelliti, calcolata per la stessa data. Come si può notare, Galileo vide solo tre delle quattro lune per il fatto che in quel momento due di esse (che oggi sappiamo essere Io ed Europa) si trovavano in una congiunzione così stretta (8” di distanza) da essere percepite come un unico punto luminoso a causa del limitato potere risolutivo del suo strumento.

di Ivano Dal Prete – Fonte: Coelum n.135 – Gennaio 2010
Ripubblicato (con adattamenti) per gentile concessione dal sito Coelum.org
 

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