Da un certo punto di vista è strano. Sì, è davvero strano. Perché in un cosmo in accelerazione esagerata, in cui tutto cambia continuamente, si assume ordinariamente che per noi sia diverso. Come, chessò, vivessimo in qualche altro universo, vivessimo separati dal tutto (è vero, l’ego si pensa separato dal tutto, ma questa è un’altra storia).
Così le persone pensano di non cambiare mai, si sedimentano in opinioni e credenze e ci fanno tana, approfondiscono sempre di più la buca dove si sono messi, senza pensare, senza pensarci tanto. Si riconoscono così, parlano a sé stessi in questo modo. Si comprendono solo così. Spesso sentono di esistere in opposizione ad un gruppo di persone che la pensa diversamente. Si sedimentano in questa separazione, la lavorano e la irrobustiscono quotidianamente. Un lavoro davvero contro natura, possiamo dire: tutto cambia nel cosmo, e l’impermanenza è un concetto chiave in spiritualità antichissime come quella buddhista ad esempio. Ma si sceglie deliberatamente di ignorare tutto questo.
In me talvolta accadono cambiamenti, evoluzioni (involuzioni?) che non posso fermare, pena un misterioso disagio che mi si riverserebbe addosso. Capisco che devo lasciar fare, a delle forze interne, che in fondo non comprendo, né controllo. Il me stesso di solo un anno fa, ad esempio, dissentirebbe violentemente da quanto state per leggere, nel proseguio di questo post.
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