Blog di Marco Castellani

Tag: iPhone

Cambridge, iPhone ed integrazione

Allora, in… splendida variazione ai miei convincimenti di nemmeno troppo tempo fa, ora vi sto per spiegare come mai mi trovo (abbastanza) bene con un iPhone. Certo potreste pensare che io non sia lo stesso che scrisse il post di circa un anno fa –  eppure lo sono (a parte l’età, naturalmente).

E’ che esistono delle altre considerazioni che pure si possono fare.
Una è appunto quella del software, della quale abbiamo già parlato. E’ vero che sia il market Android che quello iOS – i due più grandi – hanno tonnellate di software per tutte le esigenze, gratis e a pagamento. Però rimane vero che può accadere di non trovare quello che si cerca in un ambito, e trovarlo nell’altro.
Non ho fatto mai mistero del fatto che io appassionato di scrittura (non ne posso fare a meno) e come tale ho la mia brava scelta di applicazioni per registrare i miei pensieri e tradurli in sequenze di bit (quello che un tempo si faceva usando carta ed inchiostro). Nemmeno ho mai nascosto di essere insanamente innamorato di DayOne per tutto quanto riguarda la gestione del diario personale. Di DayOne mi ha colpito subito la (peraltro innegabile) eleganza. Con il tempo si è fatto sempre più ricco di caratteristiche invitanti (tag, foto, ricerca, etc), in modo tale che ormai mi è diventato praticamente indispensabile (e… no, non mi danno un euro quelli di DayOne, sfortunatamente).

Una stradina di Cambridge, verso sera…

Un’altra applicazione per scrivere che amo tanto – e che si trova sono in ambiente Apple – è Momonote. Deliziosa per archiviare citazioni, pensieri, estratti di testo da siti web, ordinandoli per tag.

Così, se ci penso, il fatto che DayOne e un’altra manciatina di app siano disponibile solo per sistemi iOS e OS X ha contribuito in maniera non irrilevante al mio “cedimento” verso iPhone 5. Cedimento consumatosi nel mese di novembre dello scorso anno, complice l’occasione del mio compleanno.

Mi si dirà, va bene, ma esistono miriadi di applicazioni analoghe anche per Android. Sì è vero. Ce ne sono a decinaia di applicazioni per scrivere. Ma una come DayOne io non l’ho ancora trovata (e sì che ho raspato abbastanza, dentro Google Play).

Così potrebbe anche darsi il caso opposto. Una applicazione Android che non trova analogo in iOS potrebbe essere lo stimolo per non prendersi un iPhone.

Ora un altro punto è l’integrazione. Pure questo ha avuto una grossa parte nella scelta. E l’ho apprezzata davvero molto la settimana scorsa, dove ho potuto gironzolare per Cambridge e Londra, improvvisandomi fotografo (nonostante il tempo da lupi) con il mio iPhone. Allora, la cosa bella era questa, scattare foto e foto durante il giorno, poi la sera arrivare al B&B (dove c’era il wifi), aspettare qualche minuto e … mettersi a riguardare le foto, ma non sullo striminzito schermo dello smartphone, bensì sul ben più esteso display dell’iPad. Senza dover trasferire nulla. Tutto avveniva senza alcun intervento “umano”: ottimo per chi – come me – è troppo pigro anche per muovere le foto da un apparecchio ad un altro.

Al di là del (minimo) impegno richiesto, è che proprio l’idea di caricare le foto su una pennetta e scaricarle su un computer ormai mi sembra obsoleta. La cosa simpatica è – semplicemente – aprire l’iPad, e trovarvi belle pronte da sfogliare, le foto fatte durante il giorno tramite iPhone (e … no, purtroppo nemmeno Apple mi dà un soldo per tutta questa pubblicità). Poi, anche, tornare a casa, aprire il MacBook… e trovarvi – anche lì – tutte le foto scattate durante la settimana.

Insomma, la morale è quella. Nella scelta di uno strumento tecnologico, ormai non si guarda troppo alle specifiche tecniche – viceversa, è il mondo (app, integrazioni, etc) che rende disponibile, a fare la differenza. Lo strumento non vale in sè ma come portale verso un dato universo di connessioni e interfacciamenti. Se l’iPhone avesse avuto una camera con risoluzione doppia ma non avesse potuto dialogare con gli altri miei dispositivi Apple, l’avrei tranquillamente lasciato al negozio (anche perché non è proprio che te lo regalino….).

Lo concedo. Avessi avuto un terminale Android, certo non ero completamente a terra. Potevo usare Google+ per mandare le foto su web, oppure Dropbox che fa una cosa molto simile. Sono sempre universi che a un certo livello si possono parlare. Eppure… non è proprio la stessa cosa. Eh sì,  perché comincio anche ad apprezzare la sensazione estetica di operare dentro un ambiente omogeneo e consistente, senza dover ricorrere applicazioni di terze parti. Per dire, avere la versione di iPhoto su ogni device, ed usare quella. 
Esagerazioni? Può darsi. Dite la vostra lasciando un commento al post. 

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Benvenuto papa Francesco

Sono rimasto un attimo interdetto, quando ho sentito il nome. Come molti, probabilmente. Eppure mi è bastato attendere qualche momento, vederlo affacciarsi con quel modo così affabile.. è bastato quel Buonasera con cui si è presentato, misto di gentilezza e premura…

Stavo portando mio figlio in palestra, erano da poco passate le sette di sera. Mi arriva un SMS da mia moglie con scritto soltanto papa (mia moglie è ampiamente sintetica nei messaggi). Per un attimo penso papà. Qualcosa a  che fare con i figli. Mi sarò scordato qualcosa? papà devi fare questo, mi devi portare… Boh. Eppure arriva da mia moglie. Poi capisco. Papa. 

Porto Andrea in palestra. Faccio un giro con la macchina e poi ritorno a prenderlo all’uscita. Cavoletti, vorrei andare a casa ma c’è troppo traffico: non ce la faccio ad arrivare in tempo per vedere la diretta. Ormai andare direttamente a San Pietro non è praticabile, arriverei tardi e sarà già pienissimo di persone. Ritorno alla palestra di Andrea anche se è presto.
Come da copione, sono in anticipo e devo aspettare mezz’ora. Che faccio? Mi metto nel parcheggio e inizio a guardare la diretta dall’applicazione ThePopeApp dall’iPhone. L’avevo scaricata qualche giorno fa, quasi per curiosità. Ora che ci sia bella pronta e disponibile è – possiamo dirlo – quasi una benedizione. Sono un po’ a corto di batterie, speriamo di farcela… 20%… 10%… Ce la faccio, ce la faccio ancora. Così riesco a non perdermi i momenti in cui papa Francesco si affaccia, seguo il suo discorso, posso ricevere la sua benedizione.
(Però andiamo, chi ci avrebbe mai pensato, che avrei seguito i primi momenti del nuovo pontefice in un parcheggio di una palestra, seduto in macchina con l’iPhone che trasmette lo streaming…!)
Così posso stupirmi dell’essenzialità che Francesco porta, la sua mite gentilezza fa breccia in quell’attimo di iniziale incertezza. Avevo le mie ‘simpatie’, come tutti, com’è naturale, probabilmente. Ma pure – almeno un pochino – la consapevolezza che grazie al cielo c’è Chi interviene e dunque mi posso pienamente fidare.

E a casa mia moglie mi ricorda che l’abbiamo anche “incontrato”. E’ venuto tempo fa, a celebrare delle cresime nella basilica dove andiamo di solito. Amico del sacerdote che abbiamo seguito per anni. Poco dopo, la sorpresa di ascoltare l’intervista in televisione a Don Donato, che ha battezzato due dei miei figli, parroco di una chiesa non lontano da casa mia. 

Così tutto si incastra, per me. Segni di una storia personale che continua. Una traiettoria che nonostante tutte le resistenze e le deviazioni, invita sempre di più ad affidarsi al Mistero, a dire Sì a Cristo e a dirlo spesso
C’è una Storia grande che si riverbera in tante storie personali, in un modo misterioso e penetrante e adeguato ad ognuna. Non so spiegare come mai, ma lo avverto in modo sempre più netto, limpido: le circostanze sono per me, sono un invito alla mia libertà. 
Dice Don Giussani, in una frase che mi risulta sempre più vera, fino a diventare quasi un criterio di interpretazione del reale…. Le circostanze per cui Dio ci fa passare sono fattore essenziale e non secondario della nostra vocazione, della missione a cui ci chiama. 
Sono perché cresca, perché io cresca: così sono aggangiato a tutti e (quando ho questa coscienza) tutto mi interessa. Così – oso dirlo – anche questo papa, questo regalo dato alla Chiesa, in fondo, è per la mia crescita, per il mio percorso di guarigione/conversione, è… per me.

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Dalla tavoletta… all’universo

Senza voler eccedere nell’uso di paroloni, si può ben dire che l’avanzare rapido della tecnologia informatica si presta bene alla diffusione di contenuti di alta divulgazione, che prima magari erano appannaggio di pochi privilegiati. Davvero adesso non è difficile (magari masticando un pochino di inglese, ma non è poi tanto indispensabile) rimanere aggiornati sul progresso – praticamente quotidinao – delle nostra conoscenza dell’universo…

Siti web di aggiornamento, grazie al cielo (verrebbe giustamente da dire), ve ne sono ormai tantissimi, e di buon livello. Quelli di lingua inglese poi proprio non si contano, a partire dalla serie di pagine della NASA, veramente incredibili per qualità e frequenza di aggiornamento; in italiano una buona sorgente di informazione è MEDIA INAF, di cui più volte abbiamo riportato link e notizie anche qui su GruppoLocale (permettetemi soltanto di dire che quando GruppoLocale nacque, la situazione italiana era davvero molto meno sviluppata…)

L'universo dentro un Ipad... o almeno, le notizie ad esso relative!

Sulla scia della diffusione dei tablet sono sorte delle applicazioni che rendono ancora più interessante e piacevole la consultazione delle notizie provenienti dallo spazio. Una davvero eccellente, su cui vogliamo spendere qualche parola adesso, è quella per iPad/iPhone sviluppata dal sito portaltotheuniverse.org, di per se un eccellente punto di entrata per avere una panoramica (in inglese) sulle notizie più interessanti riguardanti lo spazio.

L’applicazione è scaricabile gratuitamente da iTunes. L’ho provata sul mio iPad, e devo dire che l’esperienza d’uso è molto interessante e gradevole.

L’applicazione organizza le notizie del sito in forma di giornale sfogliabile, con foto e titoli delle notizie in bella evidenza e tutto quanto si richiede dalla consultazione di una piacevole e colorata rivista. Chi ha esperienza di programmi per iPad può riconoscere qualcosa del paradigma concettuale che sta anche dietro ad applicazioni di successo come Flipboard o Zite, ad esempio.

Con la differenza, non trascurabile, che qui è l’universo che prende tutta la scena…. 🙂

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