Interessante l’articolo su Notus che viene segnalato – nella parte dei link – nell’edizione dell’otto giugno di Scripting News, il notiziario di Dave Winer (mi arriva ogni giorno via email e non lo leggo sempre, ma quando lo leggo spesso mi accorgo che vale la pena, è raro che non si incontri qualcosa che val la pena approfondire).
Nell’esteso articolo si parla di Donald Trump (ma ora non questo mi interessa) e di Elon Musk (nemmeno lui, per il momento), e di un sacco di gente che se ne era andata da Twitter, ma ora sta tornando.
La cosa mi ha subito interessato perché mi sono sentito coinvolto. Io infatti avevo abbandonato Twitter per spostarmi su Mastodon. Ma fatemi dire, prima di proseguire, che questa cosa di abbandonare Twitter per qualcosa e poi tornarci dopo, non è affatto nuova.
Non mi piace, devo dirlo. Non mi piace. Twitter è cambiato profondamente, sta cambiando sotto i miei occhi, non è più lui. Forse perfino il nome cambierà. Non so voi, io non ho più molto desiderio di starci, di interagire, di scrivere e rispondere. Il logo – quella X nera – scelto da Musk al posto dell’uccellino blu mi appare respingente. Troppo freddo, troppo tecnologico. Mi fa pensare all’acciaio.
Da qualche giorno, il logo originale dell’uccellino blu è scomparso. Prima dal sito, subito dopo (assai prevedibilmente) dalle app. E via così.
Twitter ha una lunga storia, ha sorpassato con successo molti momenti duri, ha visto nascere e morire competitori agguerriti: Jaiku, entusiasmante ma a vita breve oppure Qaiku, bellissimo ma fragile. Twitter ha sempre resistito. Siamo andati via in tanti, poi siamo sempre tornati. L’uccellino blu ci aspettava, fiducioso e paziente.
Sembra ieri che provavo timidamente a cercare di capire cosa ci fosse di tanto interessante nel mandare brevi messaggi di stato. Non ero stato ancora preso dal fenomeno del microblogging, che presto mi sarebbe cresciuto addosso a livelli considerevoli.
Le cose andarono così. Twitter mi attese, quando mi convinsi a migrare su Jaiku, un’avventura tanto promettente quanto ahimé disattesa. Mi attese pazientemente anche durante l’eccitante esperimento di Qaiku.
Lo sapeva, sospetto di sì. Lo sapeva che sarei tornato…
Lo sappiamo. La storia della tecnologia è ampiamente la storia di quello che sarebbe potuto essere e non è stato. E’ una storia che intraprende percorsi a volte incredibili, che visti da valle sembrano bizzarri, che non si capisce come e perché sono stati intrapresi. O almeno, non sempre se ne capiscono tutte le ragioni.
Perché il VHS si è imposto come standard universale (prima del DVD), e il Betamax è scomparso, quando a detta di molti era tecnologicamente superiore. Perché si è affermato Windows quando alla sua comparsa il Macintosh era certamente più avanzato, a livello di interfaccia grafica.
Perché si è imposto ormai universalmente Twitter quando servizi più sofisticati e ambiziosi come Jaiku hanno invece compiuto una parabola che ora sta arrivando a terra. Jaiku è una scommessa persa, gestita male. Il servizio di microblogging che Google a suo tempo acquistò, poi mise in naftalina, e ora sta per chiudere, rimane ormai come un reperto antico a testimonianza di un’epoca tecnologica già sepolta.
I percorsi della tecnologia non sono così lineari…
La chiamerei l’epoca pre-iPhone. Forse qualcuno si ricorda. Vi fu qualche anno fa un momento in cui le device mobili con Symbian sembrava fossero la punta dell’espressione informatica in mobilità. Un gigante come Nokia vi aveva aderito in pieno, e non era poco. Così Jaiku, che fotografava intelligene questo stato di cose, aveva un bellissimo programma per Symbian che permetteva di interagire in maniera molto rapida con il social network. Ma di più, faceva una cosa molto ambiziosa: unificava i contatti sul device con quelli del network stesso, presentando sullo smartphone una unica scheda in cui finalmente poteva comparire molta più informazione, come l’ultimo messaggio inviato, la posizione (sì anche questa), etc. L’integrazione del programma con il sistema operativo era veramente deliziosa.
La scommessa era questa, nemmeno tanto nascosta. Costruire una rete sociale da usare sia sul desktop che in mobilità, mappata efficacemente sui dispositivi mobili dell’epoca. Sì, parliamo solo di pochi anni fa, ma è praticamente un’altra epoca. Da allora è cambiato tutto. Da una parte, Symbian ha ormai ceduto il passo ad iPhone OS ed Android. Dall’altra, la varietà dei social network si è drasticamente ridotta decretando, dopo qualche incertezza, alcuni indiscussi vincitori (e lasciando vari morti e feriti sul campo…). Sappiamo bene chi ce l’ha fatta. Facebook su tutti, in misura minore Twitter. G+ è ancora impegnato nella rincorsa di Facebook, vedremo.
Ah, ma Jaiku era proprio bello. Ricordo i proclami degli early adopters italici, del tipo “Ciao Twitter, passo a Jaiku!” che si vedevano negli aggiornamenti di stato. Anch’io ne feci uno simile. Preistoria. Eppure Jaiku aveva i gruppi tematici, l’importazione nativa dei feed, la possibilità di inserire veri commenti ai post. Per di più i commenti non erano “costretti” dentro i famigerati 140 caratteri, ma solo i post ordinari. Questa si rivelò una scelta molto intelligente per stimolare la discussione intorno ad un dato tema, o link. E’ del resto il modello a cui dichiaratamente si ispira Qaiku – che però non ha purtroppo mia preso piede, almeno da noi.
Così Twitter, che non ha proprio niente di queste cose, rimane la piattaforma di microblog d’elezione. Tanto che l’ultima versione di iPhone OS lo incorpora addirittura nel suo interno.
La scelta di chiuderle Jaiku è comprensibile, ormai (come quella di chiudere Google Buzz, l’esperimento di Google verso i social network precedente a G+). Molta gente non se ne accorgerà nemmeno, farà meno rumore di un ipotetico stop di Facebook che durasse appena qualche minuto.
Eppure Jaiku rimane uno dei percorsi possibili – uno dei molteplici ed alternatici universi tecnologici – che non si è realizzato. Che buffo, pensarlo.
Ve lo devo dire, provo una certa eccitazione nel saltare dentro un progetto che a mio avviso presenta delle buone potenzialità, e seguirne gli sviluppi dall’interno, giorno per giorno… Vederlo crescere pian piano, interagire con gli sviluppatori (spesso molto più attenti e disponibili dei gestori di un grosso progetto pienamente avviato). Proprio questo mi sta accadendo al momento attuale con la piattaforma di microblogging Qaiku, della quale ho già parlato in varie riprese, in questo blog.
Sono saltato dentro Quaiku nel mese di marzo (per quanto ne so adesso, potrei essere uno dei primi italiani ad essersi iscritto: sicuramente il primo messaggio in italiano è del sottoscritto), perchè attirato dal fatto che si presentasse dichiaratamente inspirato a Jaiku (la piattaforma prima comprata da Google e poi praticamente… lasciata in naftalina ed infine dismessa, con codice rilascito sotto open source), che ho molto apprezzato in passato per alcune sue caratteristiche, come il supporto nativo ai gruppi e la possibilità di appendere veri commenti ai posts (diversamente da Twitter, come sappiamo).
Qaiku si presentava all’epoca quasi come un clone di Jaiku o appena poco più, ma con una serie di cose in via di sviluppo assai promettenti, tra i quali un supporto embrionale al filtraggio per lingua, e soprattutto con un fervore di sviluppo interessante e contagioso. Le premesse iniziali sembra fossero fondate, perchè il tasso di sviluppo è rimasto piuttosto elevato e costante, con l’aggiunta progressiva di una serie di importanti funzionalità.
Ora è appena stato rilasciato un importante aggiornamento che ha il pregio anche di esaltare alcune delle caratteristiche peculiari di Qaiku (che personalmente ho trovato subito attraenti): tra queste spicca a mio avviso il pieno supporto ai filtri per linguaggio. Ora è possibile accedere in maniera rapida e semplice a tutti i messaggi scritti in un dato linguaggio (all’atto di inviare un aggiornamento, si può infatti specificare in che linguaggio viene inviato).
Ottima mossa dunque per Qaiku, piattaforma sempre più interessante. Da considerare per chi avverte come insufficiente il modello “conversazionale” di Twitter e affini. Peccato solo la presenza italiana sia assolutamente esigua al momento. Ma chissà, le cose possono sempre andare meglio…
Riflettendo sui diversi modelli di microblogs (quei siti dove si inviano frequenti aggiornamenti di stato, perlopiù di dimensioni non superiori ai 140 caratteri), mi pare che vi sia, al di là delle sottili distinzioni tra le diverse piattaforme tecnologiche, una distinzione di fondo tra due tipi di modelli “di conversazione”, quello nel quale è possibile aggiungere veri e propri commenti ad un dato status, e quelli in cui invece si può commentare “rispondendo” con un proprio messaggio di status, rivolto alla persona alla quale si vuole rispondere.
Innegabilmente quest’ultimo modello è di gran lunga quello dominante, essendo adottato da Twitter (o anche il più recente Identi.ca), assolutamente preponderante in termini di user base, rispetto ai concorrenti. Il “problema” è che Twitter non è nato come strumento di conversazione, ma sono gli utenti stessi ad aver inventato lo schema di base di “risposta”, adottando la convenzione ben nota di premettere il nome utente con la “@” per segnalare che lo status è una risposta allo status del dato utente.
Chiaramente in questo modello il commento non è concettualmente diversa dal normale post; sottostà alle medesime regole (lunghezza max etc). E’ altresì chiaro che non risiede sul microblog dell’utente il cui status si vuole commentare, ma sul proprio.
Essendosi diffusa questa convenzione tanto da diventare standard, Twitter ne ha “preso atto” e ha semplicemente reso più facile la consultazione delle risposte con appositi link.
Un esempio di microblog a modello conversazionale è invece Jaiku (e il recente Qaiku, giovane ma promettente). Tali piattaforme permettono di appendere ai post di un dato utente un vero e proprio commento. Il sistema “risolve” la differenza tra post e commento, il che permette naturalmente l’esistenza di regole specifiche e distinte per le due categorie: in Jaiku/Qaiku, ad esempio, i post sono di lunghezza limitata ma non i commenti; il che può avere un senso in diverse occasioni (post del marito “Vado a casa”, commento della moglie “ricordati di passare a prendere il latte e fare la spesa e riprendere quei vestiti a casa di mia madre e non dimenticarti dell’impegno che abbiamo per la serata dai vicini”)
Twitter in sè ha molti pregi; qui però volevo porre in evidenza come il modello di risposta che adotta sia limitativo in molti casi. Ad esempio: mettiamo che io – preso un bel dì da una irrefrenabile curiosità – immetta nel mio microblog preferito la domanda “preferite il prosciutto o la mortadella?”.
Se è un blog Twitter-like, ogni utente risponderà dal suo microblog, con un link alla mia domanda. Il mio caro amico (diciamo) Ciccio Baciccio, che segue il mio microblog, vedrà però di queste risposte solo quelle i cui estensori sono puta caso anche suoi contatti. Quelle degli altri utenti (ai quali io non rispondo direttamente a mia volta, originando un link verso di loro) non saranno nè visibili nè ipotizzabili, per Ciccio Baciccio. Poco male, ordinariamente. A meno che non sia interessato, per qualche motivo, allo spettro completo delle risposte alla mia importante questione, a prescindere da chi le invii.
Se invece è un microblog di tipo conversazionale, al di sotto del mio post troverà ordinati per tempo, tutte le risposte effettivamente pervenutemi. E senza dover “saltare” da un sito ad un altro, in aggiunta. Immaginate un qualsiasi post che collezioni abbastanza feedback, come è ad esempio in Jaiku,oppure in Qaiku o come potrebbe invece essere in Twitter (ovviamente per quest’ultimo caso non posso mettere un link, perchè non è contenuto in una pagina soltanto).
Questo non per dire che una soluzione è necessariamente meglio di un’altra, essendo concettualmente differenti (non si confrontano mele con pere, come insegnano anche a scuola).
Però però… è anche vero che tutti sanno quanto sia frustrante, a volte, cercare di rannodare i fili di una estesa conversazione su Twitter… cosa ne pensate?
Il settore dei microblogs appare in continuo e rapido mutamento; mentre si può certamente dire che il leader indiscusso rimane al momento Twitter, vi sono diversi “competitori” che si muovono nello steso ambito, e che implementano soluzioni tecnologiche anche sensibilmente diverse. Un concorrente “storico” di Twitter è ad esempio Jaiku. Questo si differenzia in prima istanza per l’adozione di un modello più conversazionale, che si traduce nella possibilità di aggiungere commenti ai post dei vari utenti (mentre appunto Twitter permette esclusivamente di rispondere dal proprio microblog premettendo nel proprio messaggio il nome utente a cui ci si rivolge).
La traiettoria compiuta da Jaiku è piuttosto curiosa: acquisito da Google diverso tempo fa, è rimasto praticamente in naftalina nei magazzini del gigante statunitense (poco o nessuno sviluppo per mesi e mesi), fino a che si deciso a promettere un imminente rilascio del codice come progetto open source. Di recente, Jaiku è rimasto offline per poco più di un giorno, ed è tornato attivo con alcune modifiche piuttosto sostanziali: se da un lato la scomparsa (almeno allo stato attuale) delle inserzioni pubblicitarie, è senz’altro una cosa gradita, dispiace la scomparsa dei feed, un’altra caratteristica interessante che aveva reso Jaiku come uno dei primi servizi di lifestreaming apparsi sul web.
Interessante in questa prospettiva che il modello di Jaiku abbia generato delle esperienze molto simili, ancor prima che il suo codice sia “regalato” alla comunità web: Qaiku è dichiaratamente ispirato – fin nei dettagli della grafica – al modello di Jaiku, di cui ad esempio riprende in pieno la struttura “conversazionale”, introducendo però delle novità interessanti come la differenziazione in base al linguaggio, e la possibilità di avere anche canali privati. Per molti versi è un progetto giovanissimo e in fase di pieno sviluppo, ma le potenzialità che presenta sono indubbiamente interessanti…
Insomma un settore quanto mai fluido. La domanda interessante forse è questa: emergerà un serio antagonista a Twitter? Probabilmente è ancora presto per dirlo…
Frequentando un poco, per puro diletto di curioso del web2.0, entrambi gli “universi paralleli” dei due (forse) principali sistemi di microblogging, Twitter (sono qui) e Jaiku (sono qui), ho cominciato a percepire ed apprezzare una quantità di piccole/grandi differenze nei due servizi: pian piano che uno li usa, si accorge in realtà che – dietro il fatto della “storica” limitazione del post a 140 caratteri al massimo – le differenze sono svariate e credo influenzino in una certa misura anche l’uso stesso del mezzo, più o meno incoraggiando un sistema di comunicazione che viene modellato – giocoforza potremmo dire – sulle peculiarità tecniche dello specifico veicolo tecnico utilizzato.
Direi subito che a mio avviso, la domanda di quale dei due sistemi sia “il migliore”, si rivela malposta, e tanto pertinente quanto quella di chiedersi se le pere sono migliori delle mele (o viceversa): questo proprio per le differenze nei due sistemi.
Veniamo dunque (per chi è interessanto) alla mia piccola lista, suscettibile di modifiche e amplimenti…
Nessuna forma di pubblicità, almeno al momento. Ma a proposito, come guadagnano?
Non vi sono commenti ai post.. o meglio sono allo stesso livello gerarchico dei post: questo incoraggia l’uso del microblog come esso è e non solo per fare chat. Questo può essere un bene, perchè chi posta non si sente obbligato a scrivere sempre cose significative o che provochino discussioni, ma anche semplicemente quello che gli passa per la testa nel momento…
Possibilità di vedere le pagine delle altre persone insieme ai loro contatti: ottimo per scoprire nuove persone da seguire, in maniera veloce.
Possibilità di salvare i post che si ritengono importanti, sia propri sia altrui, cliccando sulla stelletta accanto al post (un pò come per Gmail di Google)
Traduzione automatica degli indirizzi web tramite il servizio tinyurl.com
La base molto larga di utenti
La larga disponibilità di “bot” e programmini vari per estendere a piacere le funzioni di twitter (anche se così si perde un poco del suo minimalismo)
Quel che mi piace di Jaiku…
Il bel client per il mio Nokia N73 (anche se potrebbe essere migliorato) 😉
La possibilità di arricchire i post con delle icone (scelte da un set standard)
La possibilità di fare commenti ai post (sì: mi piace e non mi piace…), si possono sviluppare discussioni anche lunghe da un post breve. Non sono sicuro di apprezzare il fatto che i commenti non abbiano limitazioni in lunghezza, a differenza dei post…
Possibilità, via web, della visione con e senza i commenti
Il fatto di essere quasi un lifestreaming: importa nativamente i feed di altri siti
La capacità di creare dei “canali” tematici: anche questa è un’opportunità di conoscere persone da seguire, selezionandole naturalmente per interessi comuni.
..che dite? Ho scordato qualcosa? Semmai aggiungiamo nei prossimi post, magari mettendo “quel che non mi piace” di Twitter e Jaiku. 😉