Blog di Marco Castellani

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Quei lievi giochi di gravità

Buttando l’occhio fuori di casa, ad appena 56 milioni di anni luce potreste imbattervi in una enorme galassia a spirale, chiamata NGC 1365. Indubbiamente gigantesca, perché si estende per circa duecentomila anni luce (il doppio della nostra, che già non è affatto piccola).

L’enorme galassia NGC 1365
Crediti: NASAESACSA, Janice Lee (NOIRLab) – Processing: Alyssa Pagan (STScI)

Questa immagine straordinariamente definita proviene (indovinate) dal Telescopio Spaziale James Webb. Il suo campo di vista copre un’area di circa sessantamila anni luce intorno ad NGC 1365, più che sufficienti per esplorare il nucleo della magnifica galassia, come pure gli ammassi stellari di formazione più recente.

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Esopianeti artificiali

Come sarebbe abitare sull’esopianeta LHS 475 b? Cosa si potrebbe vedere? Non lo sappiamo per certo, non lo sa nessuno. E siate onesti, non vi eravate mai posti la domanda! Però l’intelligenza artificiale ci viene in aiuto, immaginando al posto nostro questo panorama.

Quel che si potrebbe vedere stando su LHS 475 b  
Crediti: DeepAI’s Fantasy World Generator

Per la cronaca, l’esistenza di questo esopianeta è stata prima indicata dal satellite TESS e poi confermata da osservazione del telescopio spaziale James Webb. Quel che sappiamo per certo è che LHS 475 b possiede una massa simile a quella della Terra e orbita intorno ad una stella di colore rosso a circa 40 anni luce da noi.

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Tradizione e innovazione, scelta che non esclude

Davvero un’immagine bellissima, non ci si stancherebbe mai di guardarla. Di perdersi dietro ai particolari più minuti. Questa parte dell’ammasso aperto NGC 6530 potrebbe apparire come un muro di fumo spesso, tempestato di stelle. Di fatto è una raccolta di diverse migliaia di stelle che si trovano ad una poco superiore ai quattromila anni luce. L’ammasso fa parte a sua volta della Nebulosa Laguna, che appartiene al braccio di spirale galattico immediatamente più interno del nostro, il Braccio del Sagittario.

Una parte dell’ammasso stellare NGC 6530
Crediti: ESA/Hubble & NASA, O. De Marco; Acknowledgment: M.H. Özsaraç

Colpa del gas interstellare, se l’immagine ha questo particolare carattere fumoso. Come sappiamo, osservare in banda infrarossa è essenziale per investigare gli ambienti ricchi di gas e polvere, come questo. L’immagine che vedete è stata acquisita grazie alla capacità di Hubble di spingersi anche nel vicino infrarosso. Ma le capacità osservative in infrarosso del James Webb Telescope, davvero senza precedenti, ci permetteranno di compiere passi avanti giganteschi e complimenteranno assai efficacemente queste pur straordinarie immagini di Hubble.

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Una nuova creazione

Assai conosciuta, la foto del telescopio Hubble che mostra le imponenti colonne di gas e polvere, sede di intensa formazione stellare, dentro la Nebulosa Aquila. Vabbè, vista e rivista.

Però ora, è come se quello che siamo abituati a vedere da anni, rivelasse di colpo una profondità nuova. Come vederci meglio, di più. Anche i panorami consueti acquistano un senso nuovo. Come se fosse un nuovo universo, quello che stiamo osservando attraverso gli strumenti del James Webb Telescope. Nuovo ed antichissimo, allo stesso tempo.

I “pilastri della creazione” visti dal JWST  
Crediti: Science – NASAESACSASTScINIRCam
Processing – Joseph DePasquale (STScI), Anton M. Koekemoer (STScI), Alyssa Pagan (STScI)

Almeno, questa è la sensazione che avverto, guardando questa immagine. Voglio dire, hai presente qualcosa di bello, davvero bello, ma che a forza di vederlo e rivederlo ormai ti annoia, non ti dice più nulla, non ti parla?

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Gli anelli di Nettuno in infrarosso

Il Telescopio James Webb continua a mostrarci quel nuovo universo al quale ci dobbiamo progressivamente abituare, quel nuovo modo di vedere le cose che avrà inevitabili ricadute (anche fuori dall’ambito astronomico, ne sono certo) che noi, con la nostra scarsa immaginazione, ancora difficilmente possiamo valutare. Meno male che la scienza ci aiuta.

La bellezza degli anelli, non riguarda solo Saturno…
Crediti: NASA, ESA, CSA, STScI

Questa è la visione più chiara degli anelli di Nettuno che abbiamo in più di 30 anni, dalle immagini della venerabile sonda Voyager 2. Lo strumento NIRCam a bordo del James Webb ha catturato questa bellissima visione dei sottili anelli che circondano il pianeta, domandoci la prima immagina infrarossa in assoluto di questa meraviglia celeste. In questo intervallo di frequenza il pianeta appare piuttosto scuro, eccetto dove sono presenti nuovi a grande altitudine. Difatti, queste nubi di metano ghiacciato sono particolarmente visibili a queste frequenze infrarosse, riflettendo la luce solare prima che sia assorbita dal gas metano.

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Una prospettiva mai vista: il James Webb Space Telescope

I primi scatti del telescopio spaziale James Webb, mostrati al mondo martedì 12 luglio, sono riusciti a stupire, a commuovere, gli stessi astronomi. Gente che di immagini del cielo ne vede tutti i giorni, davanti a queste nuove immagini rimane a bocca aperta. C’è anche chi ha pianto, raccontano le cronache.

 La foto dell’ammasso di galassie SMACS 0723 copre un’area di cielo paragonabile a quella coperta da un granello di sabbia tenuto alla distanza di un braccio. Ci mostra un Cosmo popolato da migliaia di galassie, donandoci la vista più dettagliata di sempre sull’Universo lontano.
Crediti: NASA, ESA, CSA e STScI

Lo capisco, anche io sono rimasto impressionato. Il grado di dettaglio è veramente sorprendente. Il modo nuovo che abbiamo di vedere l’Universo è tale, che risulta difficile sovrastimare il salto in avanti che abbiamo compiuto. Verissimo, già avevamo compreso come fossero tempi particolarmente interessanti per la scienza del cielo, ma con l’entrata in funzione del James Webb, è come se ora fossimo tutti sottoposti ad una accelerazione ulteriore…

[Continua a leggere sul sito dell’Associazione Italiana Teilhard de Chardin]

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Occhi chiari sul cosmo

Posso ben concordare sul fatto che una stella di nome 2MASS J17554042+6551277 non sia esattamente facile da ricordare né, magari, da menzionare agli amici. Tuttavia la sua importanza è indubbia, anche se questa figura di diffrazione ci dice molto di più sulle bellezze che potremo scoprire in futuro, che sulla stella in sé stessa.

La stella 2MASS J17554042+6551277 osservata da JWST.
Crediti Immagine : NASASTScIJWST

Questa figura di diffrazione infatti è creata dai diciotto segmenti esagonali del James Webb Space Telescope. Dopo essersi dispiegato nello spazio, i diversi segmenti si sono assemblati per far sì che possano operare in modo concertato come un singolo specchio dal diametro di 6.5 metri. Uno specchio così grande ovviamente non poteva essere spedito intero nello spazio, e la manovra di assemblaggio automatico – per la sua indiscutibile complessità – è sempre stata oggetto di grande preoccupazione.

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Un’esplosione di colore

L’immagine è catturata dal satellite Landsat 8 e mostra un’area sopra l’Australia occidentale, il giorno 12 maggio 2013. In bella evidenza, i ricchi sedimenti tipici di un florido estuario tropicale.

Un pezzetto di Australia, “visto” in modo particolare…
Credit: NASA/USGS Landsat; Geoscience Australia

Certo, come si capisce facilmente, l’immagine è stata processata per mettere in evidenza l’acqua e alcune porzioni di terreno. Davanti a queste elaborazioni – spesso usate anche per lo spazio – sovente si sente dire eh ma non sono i veri colori, e certo l’affermazione è indiscutibile, presa alla lettera.

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