Un pezzo di luna in meno

L’ho vista, forse non così bene ma l’ho vista. Sabato sera, passeggiando con Poncho, l’ho vista. Lui non era troppo interessato, era infatti ben più propenso a fiutare per terra cercando segnali olfattivi del passaggio della volpe (che si nasconde nel parco, venendo fuori solo ogni tanto). Ma io non potevo non guardare in alto. Quella sera proprio non potevo.

L’eclisse parziale di sabato splendidamente immortalata da Orazio Mezzio e giustamente approdata ad APOD. Sono state scelte due diverse esposizioni per mettere diversamente in risalto la parte “mancante” del nostro satellite.

Perché mi rendo conto di quanto l’abitudine ci condiziona. Essere così abituati a vedere la Luna in un certo modo e ad un certo punto osservarla diversa. Certo, sono abituato a vedere la luna parziale, ma con la forma tipica della falce. Non mi torna, la luna a cui manca un pezzettino: come l’avessero morsicata, in pratica.

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Un gioco di anelli

Certo, sapeva tutto, ma non conosceva la domanda. Sicuro, era ben consapevole che ci sarebbe stata una eclisse anulare del Sole, visibile dalla loro destinazione: il Lago Abert nell’Oregon. D’accordo, ci volevano dieci ora di macchina, per arrivarci. Ma ne valeva la pena.

Sapeva bene anche che il prossimo evento di questo tipo si sarebbe verificato, negli Stati Uniti, solo dopo altri sedici anni. Il che senz’altro rendeva questo un evento veramente speciale, con un’opportunità imperdibile di poterlo fotografare. Di poter immortalare un momento così particolare (e non sapeva quanto particolare, questo non lo sapeva ancora).

Anche il piano di azione, il piano che avevano concordato, anche quel piano le andava bene. Era un piano semplice, dopotutto. Lei ed il suo ragazzo sarebbero apparsi davanti all’eclisse nelle loro silhouette, sia da soli che insieme. Era anche ben consapevole che l’evento si sarebbe consumato in pochissimi minuti.

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Tramonti, stazioni e rivoluzioni

Gli ultimi raggi di un tramonto colto dall’orbita della Stazione Spaziale Internazionale, mentre orbitava sopra la parte più meridionale dell’America del Sud, ad una altezza superiore ai 430 chilometri.

Uno splendido tramonto osservato dallo spazio.
Crediti: NASA

La Stazione Spaziale Internazionale è veloce: compie ben sedici orbite terrestri nell’arco delle ventiquattro ore, così gli astronauti possono godersi ben sedici albe ed altrettanti tramonti.

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Un po’ di fantasia e di bontà

Torno a parlare di testi musicati, due mesi dopo l’articolo su Peter Gabriel. E di Luna, sopratutto. Perché è impossibile negare che ci sia un ritorno alla Luna dopo tanto tempo: per la precisione, dopo cinquant’anni di silenzio, mezzo secolo nel quale una sorta di dialogo scientifico tra noi e il nostro unico satellite naturale si è praticamente interrotto.

Disegno di Davide Calandrini – @davidecalandrini 

Quello che invece non si è mai interrotto – fin dall’inizio dei tempi – è l’altro rapporto che noi intratteniamo con la Luna: quel rapporto che è perpetuamente nutrito dall’immaginazione, dall’arte, dalla fantasia. La Luna si associa spesso alla femminilità, e nella sua innegabile dolcezza c’è anche qualcosa, a mio avviso, di irresistibilmente musicale. Almeno, così è per un artista del calibro di Peter Gabriel, come abbiamo visto.

Ma doveva essere così, già molti anni fa, anche per Angelo Branduardi. Autore di bellissime canzoni, anche molto sofisticate…  [Continua a leggere sul portale EduINAF]

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