Blog di Marco Castellani

Tag: Marco Guzzi

Una galassia tranquilla

Una tranquilla galassia a spirale, che abbiamo anche la fortuna di vedere praticamente di fronte, per poterla ammirare in tutta la sua maestà.

La tranquilla UGC 12295 vista dal Telescopio Spaziale Hubble
Crediti: ESA/Hubble & NASA, A. Filippenko, J. Lyman

UGC 12295 si trova a circa 192 milioni di anni luce dalla Terra (vuol dire, in altri termini, che la luce che vediamo adesso si è originata quando la specie umana era ancora ben di là da venire) e mostra una barra centrale ben sviluppata oltre a braccia di spirale strettamente avvolte.

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Osservatorio e cielo stellato

Davvero suggestivo questo scatto che mostra un ben noto osservatorio astronomico davanti ad un meraviglioso cielo stellato. Abilissimo il fotografo, devo dire.

Sapreste dire di quale osservatorio si tratta? Attenzione, non è facile…

Certo, soltanto che questo famoso osservatorio fatichereste a trovarlo… perché non esiste. Almeno nel mondo reale. Esiste nel mondo dell’intelligenza artificiale, perché l’immagine è stata realizzata con Bing Creator (ora già vedo il vostro dubbio… tranquilli, le altre immagini di questo sito sono vere o comunque se non lo sono, è sempre indicato). Va da sè, che non è stato scomodato nessun fotografo per realizzare questa foto.

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Per rimetterci in moto

Siamo abituati a credere che niente può davvero cambiare. O piuttosto, ci hanno abituati? In ogni caso, quando ero più giovane non era così. C’era un senso frizzante di rivoluzione, sentivo che il mondo stava per cambiare. Profondamente. In meglio. Non è tanto una questione politica, o esclusivamente tale, come poteva sembrare. Era proprio una questione esistenziale. Tutto stava per cambiare, finalmente. Lo sentivo, era nell’aria, era questione di pochi anni, forse pochi mesi, tutto sarebbe cambiato.

Tutto è in movimento, la stasi è una tentazione mentale, da superare…

Poi non si capisce bene come, e soprattutto quando. Lentamente, inesorabilmente, qualcosa si è definito, nella vita. Si è messo a fuoco, crescendo. Ma qualcos’altro si è affievolito, quasi spento. E intanto è cresciuta una convinzione, non detta, ma forte, limpida, inevitabile. Niente può cambiare a livello di società, niente. Tanto vale organizzarsi per quanto si può, nel proprio privato. Vivere alla meno peggio. Perché tutto il resto sono sogni. Le rivoluzioni non funzionano, le rivoluzioni non esistono.

Però perché allora il cuore desidera ardentemente qualcosa se essa non esiste? Una super beffa cosmica? Mi dispiace, non mi convince, non ci credo: il cuore mi sta dicendo realmente qualcosa. Qualcosa a cui la mente non vuole aprirsi.

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Una nuova politica?

Io di politica non ci capisco nulla, questa va acquisita come tacita premessa ad ogni considerazione che azzardo sul tema. Ciò detto, mi sembra di assistere, in questi giorni, al consueto teatrino elettorale di sempre, in uno scenario dove quello che colpisce per la sua mancanza, è una sostanziale novità.

Viviamo un tempo accelerato – del cosmo e della storia – ma certe macchine e certe procedure paiono splendidamente inossidabili, in spregio dell’Universo che si muove, che si mostra in modi inediti proprio in questi tempi, che ci chiama ad un nuovo modo di esistere, di pensare, di soffrire ed amare.

In tutto questo, quali sono i temi “forti” di questa campagna elettorale? Se da una parte si pone l’accento su lavoro ed ambiente e diritti (come esattamente nell’ultima tornata elettorale, nel 2018), dall’altra si ritorna a mettere in circolo le consuete parole d’ordina sulla sicurezza, sulla “minaccia” dei migranti, sulla difesa del territorio e dei confini, eccetera. Insomma, niente di veramente nuovo, niente di diverso da prima. Tutto elegantemente svincolato da una seria analisi empirica di quel che si è fatto o non fatto.

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Un cielo infinito di stelle

L’estate astronomica è iniziata da pochi giorni, quella percepita, da molti di più. Sono da poco arrivato in Abruzzo, nel tentativo di sfuggire alla canicola romana. Qui pure fa caldo, è vero, ma in modo più mite, meno accanito. Non si sfugge al riscaldamento globale, certamente: ai guai che abbiamo causato ed ancora causiamo, per la nostra resistenza terribile a riflettere, meditare, guardarci dentro, capire che la creazione fa parte di noi e noi di questa, e che l’attitudine predatoria ha già causato innumerevoli danni.

Siamo assediati da notizie di guerre, epidemie, carestie, siccità. Siamo assediati e sempre impreparati, ci meravigliamo sempre, come se pensassimo di poter abusare dell’ambiente naturale senza doverne pagare conseguenza. Come se il pianeta Terra fosse capace in modo illimitato di porre rimedio ai nostri sconquassi. [Continua a leggere sul sito di Darsi Pace…]

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Una pace artigianale

Forse è un’attività di tutti, in questi tempi. Intendo, quella di chiedersi io cosa posso fare? Davanti agli sconvolgimenti di questo tempo, davanti ai tristi, angoscianti scenari di guerra, forse è giusto chiederselo.

La domanda ci cresce addosso, quando siamo ormai stanchi di litigare su Facebook o su Twitter, su cosa dovremmo fare per l’Ucraina. Quando non ne possiamo più di attaccare bellicosamente (appunto) chi la pensa diversamente da noi. Dalle comodità del nostro divano, pretendiamo di decidere per chi è sotto le bombe. Abbiamo le nostre opinioni – come sul COVID, del resto – e ci dividiamo in bande, ci definiamo per contrapposizione.

Foto di James Wheeler da Pexels

Che poi siamo tutti pacifisti in epoca di pace, ma siamo onesti: questo pacifismo di superficie (e molto ideologico) nasconde spesso un’agitazione, un’irrequietezza che aspetta sovente solo l’occasione per trovare sbocco.

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