Blog di Marco Castellani

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Dieci anni fa, il più recente incontro con la Terra di Cassini

E’ ormai trascorsa una decade piena, da quando la sonda Cassini della NASA passò un’altra volta “vicino” alla Terra, ad una distanza di poco più di mille chilometri, sulla strada del suo appuntamento con il secondo più grande inquilino del Sistema Solare, Saturno.

Lanciata nell’ottobre del 1997, Cassini ha richiesto un totale di ben quattro flybys (passaggi ravvicinati) per ottenere la spinta gravitazionale necessaria a raggiungere il mondo fatato con gli anelli. L’effetto di “fionda gravitazionale” che si è sfruttato è ben noto e si basa sull’utilizzo della massa del pianeta e della velocità orbitale per imprimere una consistente “spinta” alla sonda verso gli obiettivi che si sono definiti.

Un disegno artistico della sonda Cassini presso gli anelli di Saturno.

Crediti: NASA/JPL
Prima del passaggio presso la Terra, la sonda Cassini aveva già volato fin dopo Venere in due occasioni (26 aprile 1998 e 24 giugno 1999). Il flyby con la Terra ha fornito alla sonda una velocità di 5,5 chilometri al secondo, spingendola vigorosamente verso la sua prossima “stazione di rifornimento gravitazionale”, costituita dal pianeta Giove, che gli avrebbe fornito una velocità supplementare di 21.44 chilometri al secondo.

Cassini poi arrivò presso Saturno e si fece appositamente “catturare” in una orbita del sistema il 30 giugno 2004. Da allora, ha ricondotto a Terra una grande quantità di importantissimi dati riguardo il pianeta, i suoi anelli e le sue lune.. e continua a lavorare tuttora, fornendoci  tra l’altro diverse bellissime immagini!

NASA/JPL Press Release

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Ammoniaca su Enceladus!

I dati raccolti durante i due passaggi ravvicinati alla luna di Saturno Enceladus hanno aggiunto diversi promettenti tasselli alla teoria che vuole che tale mondo ghiacciato possa contenere dell’acqua allo stato liquido, proprio sotto la superficie. I risultati prodotti dalla sonda  Cassini sono stati pubblicati proprio questo mese sulla prestigiosa rivista internazionale Nature.

La luna di Saturno Enceladus, vista dalla sonda Cassini
(Crediti: NASA/JPL/Space Science Institute)

In particolare, i dati più interessanti provengono  senza dubbio dallo spettrometro: il giorno otto del mese di ottobre, nello scorso anno, tale strumento è stato in grado di rilevare molti composti chimici, inclusi alcuni organici, presenti nei vapori e nelle particelle di ghiaccio. Uno di quelli identificati con notevole confidenza è stato l’ammoniaca. Nello spazio, la presenza di ammoniaca è considerata un forte indicatore della possibile esistenza di acqua allo stato liquido. Ma cosa può dirci dell’acqua liquida la presenza di ammoniaca sul suolo ghiacciato di una fredda luna di Saturno?

Quello che molti non considerano, è che l’ammoniaca agisce in realtà come una sorta di “antigelo”, riuscendo a mantenere l’acqua liquida a temperature più basse  di quanto sarebbe possibile in sua assenza. Con la presenza di ammoniaca, l’acqua può esistere allo stato liquido perfino a temperature così basse come -176 gradi Kelvin!

E visto che le cose stanno così, e visto anche che temperature superiori a -180 gradi Kelvin sono effettivamente state misurate sulla superficie di Enceladus, ecco che si viene in possesso di un eccellente argomento per l’ipotesi della presenza di acqua liquida all’interno della piccola luna, dicono gli scienziati.

Va detto, in ogni caso, che stabilire quanta acqua liquida sia contenuta nell’interno di Enceladus (nel caso appunto ve ne sia…) è tutto un altro paio di maniche, ed è una domanda che al momento non può ottenere  alcuna certa risposta. Finora Cassini ha effettuato cinque passaggi ravvicinati alla luna di Saturno, che rappresenta comunque uno degli obiettivi principali della missione “estesa” della sonda. In questo quadro, due passaggi ravvicinati sono previsti per novembre di quest’anno, ed altri due – ancora più prossimi alla superficie – sono schedulati per aprile e maggio del 2010.

Si confida che i dati raccolti durante questi futuri flybys potranno aiutare a fare luce sulla questione. La risposta è attesa con una certa trepidazione, poichè se fosse confermata la presenza di acqua liquida, crescerebbe di molto la possibilità che Enceladus costituisca un habitat potenzialmente adatto alla presenza di forme di vita…

NASA JPL Press Release

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Lunar Reconnaissance Orbiter: ritorno.. alla luna!

Il Lunar Reconnaissance Orbiter è entrato con pieno successo nella sua orbita attorno alla luna, seguendo il suo piano di volo che prevede un assestamento in orbita di circa cinque giorni. Gli ingegneri al NASA’s Goddard Space Flight Center hanno infatti confermato l’inserimento nell’orbita lunare, avvenuto alle 6:27 a.m. (EDT) della giornata odierna.

Una elaborazione artistica della sonda LRO
in orbita intorno alla luna
Crediti: NASA

Una sequenza di impulsi dai quattro motori di bordo fino al 27 di questo mese, sistemeranno la sonda nella sua orbita iniziale. Durante questa fase, ognuno dei sette strumenti di bordo verrà opportunamente testato.

Il satellite Lunar Reconnaissance Orbiter esplorerà i crateri più profondi della Luna, esaminando le regioni perennemente soleggiate e quelle sempre in ombra, e fornirà anche una più matura conoscenza degli effetti delle radiazioni per gli esseri umani che dovessero affrontare missioni sulla Luna. Inoltre gli strumenti di bordo aiuteranno gli scienziati a compilare mappe tridimensionali ad alta risoluzione della superficie lunare, e a realizzare “panoramiche” in varie lunghezze d’onda.


NASA Press Release

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Herschel apre gli occhi sulla galassia Vortice

L’Herschel Space Observatory è stato lanciato appena un mese fa, ed è ancora nella fase di aggiustamento che precede l’acquisizione delle immagini scientifiche vere e proprie. Tuttavia, quando pochi giorni fa, il 14 giugno, è stato aperta la copertura del criostato della sonda, e gli strumenti sono stati in grado di “osservare” il cielo per la prima volta, ESA ha suggerito che si usasse tale opportunità per produrre una immagine (davvero preliminare) di quello che si sarebbe potuto vedere nei mesi futuri.

Il Photodetector Array Camera and Spectrometer (PACS) è stato abbastanza fortunato da catturare subito alcune immagini che hanno inequivocabilmente dimostrato la “superiorità” di Herschel, il più potente telescopio in infrarosso che ora abbiamo tra gli strumenti che lavorano nello spazio.



La Galassia Vortice, una delle prime cose viste da Herschel
Crediti: ESA e il consorzio PACS

Alla costruzione di PACS ha concorso un insieme di diversi istituti ed università di tutta Europa, tra cui naturalmente anche il nostro paese (per l’Italia, le istituzioni coinvolte sono numerose: IFSI, OAP/AOT, OAA/CAISMI, LENS, SISSA)

L’immagine mostra la famosa “Galassia Vortice” (Whirlpool Galaxy), osservata la prima volta da Charles Messier nel lontano 1773 (e da lui catalogata come Messier 51). Questo classico esempio di una galassia a spirale si trova relativamente vicino a noi, nella costellazione dei Cani da Caccia (Canes Venatici).

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In viaggio verso la collinetta Von Braun…

Dal sito della NASA ci arriva questa immagine davvero bella (notate come è ben definita) acquisita dalla camera di navigazione a bordo del Rover Spirit, a mostrare la collinetta verso sud-est rispetto alla locazione attuale di Spirit, che ha raggiunto dopo 1817 giorni marziani dal suo arrivo sul pianeta rosso (8 aprile 2009).

La collinetta all’orizzonte (nella parte superiore sinistra della foto) è chiamata in maniera informale Von Braun ed è una delle locazioni che il team che controlla il rover Spirit ha individuato come possibile sito per investigazioni accurate, nei prossimi mesi.

Dalla posizione in cui si trova Spirit quando l’immagine è stata acquisita, Von Braun dista circa 160 metri. Dopotutto, è sempre un bel tratto da percorrere, per le velocità del rover: ma anche qui, meglio lenti ma sani…  😉

NASA Image of the Day Gallery

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I Rover alla scoperta della variabilità ambientale di Marte

Uno dei due rover della NASA, “di base” su Marte, ha registrato una notevole mole di cambiamenti ambientali che si sono succeduti lungo l’arco di milardi di anno in un cratere del pianeta. Ora l’analisi dei dati mostra diverse interessanti evidenze di variabilità ambientale.

E’ stata la sonda Opportunity, che nel corso del tempo ha pazientemente esplorato i bordi e la parte interna del cratere Victoria sul “pianeta rosso”, da settembre del 2006 fino ad agosto dello scorso anno. I risultati di tale lungo lavoro rinforzano ed espandono quello che i ricercatori hanno già imparato dall’esplorazione – sempre da parte di Opportunity – di due crateri più piccolini, effettuata subito dopo l’arrivo su Marte del rover, nel marzo del 2004.

Il cratere Victoria visto dal rover Opportunity
Crediti: NASA/JPL-Caltech

In particolare, il rover ha raccolto dati che evidenziano gli effetti del vento e dell’acqua. Tali dati mostrano come l’acqua sia ripetutamente arrivata e poi ritirata, miliardi di anni fa. I venti sembrano essere durati molto più a lungo, modellando una serie di dune, tra i periodi nei quali si registra la presenza di acqua. Tali attività ancora concorrono a definire la forma del cratere al giorno d’oggi.

NASA/JPL Press Release

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Bentornata a casa, Atlantis…

La navetta Shuttle Atlantis con a bordo lo staff della missione STS-125 mentre atterra in California (24 maggio, Edwards Air Force Base) dopo aver completato con successo la missione di servizio per il Telescopio Spaziale Hubble. Più di otto milioni di chilometri percorsi e cinque “camminate spaziali” per rimettere in piena forma (e anzi migliorare sensibilimente) il famoso telescopio orbitante. Tantissima scienza importante è stata fatta finora con i dati di Hubble, e tanta ci aspettiamo se ne possa fare ancora per i prossimi anni. Forza Hubble, aspettiamo i dati dai nuovi strumenti  ! 😉

Crediti: NASA/Carla Thomas

 

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Atlantis, il viaggio verso casa..

La NASA ha rilasciato una bella immagine della navetta Atlantis (lo Shuttle che ha appena compiuto le operazioni di ripristino del Telescopio Spaziale Hubble) contornata dal nero degli spazi cosmici, sul quale si staglia luminosa la linea del bordo dell’atmosfera del nostro pianeta. L’immagine è stata ripresa dall’equipaggio nel decimo giorno della missione.

La navetta Atlantis, in viaggio verso casa…
Crediti: NASA

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