Blog di Marco Castellani

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Opportunity, favolosi questi anni

La storia fantastica di Opportunity inizia nel 2004, quando dopo un viaggio di quasi cinquecento milioni di chilometri arriva a toccare la superficie di Marte, atterrando sano e salvo dentro il cratere Aquila.

Concepita come missione che sarebbe dovuta durare appena novanta giorni, Opportunity (che evidentemente aveva altri piani, ben più ambiziosi) ha viaggiato in lungo e in largo per il pianeta rosso, per una durata superiore a 5000 giorni marziani. Lo spazio percorso è stato di ben 45 chilometri (insomma, di poco superiore alla classica maratona olimpica, se ci pensate). Dunque un viaggio di tutto rispetto considerato l’ambiente decisamente “esotico” e le innumerevoli difficoltà inerenti una missione di questo tipo. Già dal 2010 la sonda detiene il record di permanenza sulla superficie di Marte, avendo battuto (alla grande, possiamo dire) il primato precedente che era detenuto dalla sonda Viking 1, con i suoi 2245 giorni marziani.

Opportunity nella Perseverance Valley 
Crediti: NASAJPL-CaltechKenneth Kremer, Marco Di Lorenzo

L’ultima meta del viaggio (per come lo conosciamo noi, almeno) è stata Perseverance Valley, raggiunta dalla intrepida sonda nel giugno dello scorso anno. Proprio nel giugno del 2018 la sonda mandava l’ultima immagine dal suo lungo viaggio di esplorazione, acquisita nel mentre si trovava immersa in una gigantesca tempesta di polvere, che avvolgeva tutto il pianeta. Ed è stato un po’ come un ultimo saluto che la sonda ci ha voluto consegnare: benché infatti la tempesta si sia da tempo placata, ogni tentativo di “recuperare il contatto” con Opportunity non ha sortito risultati. Così, dopo ben quindici anni di audace esplorazione di Marte, pochi giorni fa la NASA ha dovuto dichiarare terminata la missione di questa sonda.

Le informazioni scientifiche che Opportunity ha mandato a Terra in tutti questi anni non si contano: grazie a lei abbiamo una panoramica significativa dei tipi di rocce che si trovano su Marte, e una grande abbondanza di panorami marziani di grandissima importanza per la nostra conoscenza di questo pianeta, che per quanto appaia inospitale, mantiene comunque un alto grado di similarità con taluni ambienti terrestri.

Questa scienza paziente, pacifica, che lavora con serena costanza, con umile perseveranza (per citare il luogo che custodisce la sonda, e la custodirà nei millenni futuri), è senz’altro la scienza verso cui dobbiamo sempre più spostarci, che dobbiamo sempre più far nostra. Consapevoli che il reale è irresistibilmente complesso e… poeticamente irriducibile alla nostra misura, una umile sonda che si muove piano su Marte può regalarci molto, molto di più di tanto nostro ragionare sui massimi sistemi. 

Grazie Opportunity, per quello ci hai insegnato. Non sarai dimenticata.

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Continua il lavoro di Opportunity

Dalle galassie… alle cose di casa nostra! Il rover Opportunity al lavoro su Marte ha catturato di recente nuove intriganti immagini di un piccolo cratere ai bordi del ben più largo cratere Endeavour. Nel suo paziente cammino, il rover è giunto nei pressi di Endeavour il nove di agosto, dopo un viaggio di quasi tre anni (chi va piano… )

Opportunity sta attualmente esaminando il contenuto del materiale che è fuoriuscito dal piccolo cratere, battezzato “Odissey”. In particolare, il rover ha puntato, e sta approcciando, un grosso blocco di materiale eiettato dal cratere, che dovrà essere investigato in dettaglio per mezzo degli strumenti posti sul braccio robotico della sonda.

Ecco cosa vede Oppurtinity ai bordi del piccolo cratere (Crediti: NASA/JPL-Caltech/Cornell/ASU)

Ricordiamo che Opportunity e Spirit hanno completato i tre mesi della loro missione “standard” già nell’aprile del “lontano” 2004. Questo traguardo, grazie al cielo, si è dimostrato essere solo l’inizio: entrambi i rover hanno infatti continuato la loro attività per diversi anni, meritandosi il bonus di una missione estesa.

Entrambe le sonde hanno fatto importanti scoperte riguardo gli ambienti umidi di Marte, che potrebbero essere stati favorevoli per lo sviluppo di forme di vita a livello di microorganismi. Spirit ha poi interrotto le comunicazioni con la terra nel marzo dell’anno scorso, dopo una lunga e onorata carriera. Opportunity, come abbiamo visto, continua ancora a darci preziose informazioni sulla superficie del pianeta rosso.

NASA/JPL Press Release

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Opportunity trova il suo campo di calcio…

Beh non è esattamente come dice il titolo… diciamo che il rover Opportunity in missione su Marte, ha raggiunto da qualche giorno un cratere di circa 90 metri di diametro, grosso modo la dimensione di un campo di calcio.

Il team che controlla il rover ha in programma di impiegare le camere e gli spettrometri, durante le prossime settimane, per esaminare in dettaglio le rocce esposte nel cratere, chiamato “Santa Maria”.

Un mosaico di immagini è già stato acquisito dalla camera di Opportunity in data 16 dicembre, e mostra distintamente il bordo del cratere e le rocce messe in luce dall’impatto che ha scavato il cratere stesso.

Il cratere “Santa Maria” domina la scena, in questa ripresa a 360 gradi dal rover Opportunity (Crediti: NASA/JPL-Caltech)

Ricordiamo che tutto questo… viene in aggiunta! Difatti, Opportunity ha concluso la sua missione principale, che era stata prevista nella durata di tre mesi, già nell’aprile del 2004, e da allora sta continuando a lavorare con “estensioni” di operatività, che vengono concesse al team, visto lo stato della sonda e i risultati scientifici.

Dopo l’investigazione del cratere Santa Maria, il team pensa di riprendere il progetto di un lungo “viaggio” di Opportunity verso il bordo del cratere Endeavour, che si estende su un diametro di ben 22 chilometri.

Dunque la sonda continua a sfruttare in maniera davvero costruttiva il suo “bonus missione”, per restituirci sempre nuovi particolari della superficie del pianeta rosso!

NASA/JPL Press Release

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Odissey vicino al record di longevità marziana

Ci siamo quasi… a metà della settimana prossima, la sonda Odissey della NASA sarà quella che avrà lavorato su Marte più di ogni altro apparecchio umano nella storia.

Odissey è entrata nell’orbita di Marte il 24 ottobre 2001: il giorno 15 dicembre di quest’anno sarà il numero 3340 dal suo arrivo, superando così il record di longevità fino ad ora posseduto dal suo predecessore, il Mars Global Surveyor (che ha lavorato in orbita dall’11 settembre del 1997 fino al 2 novembre del 2006).

La sonda Odissey ha fatto il suo “colpaccio” – la sua scoperta più famosa – appena pochi mesi dopo essere arrivata sul pianeta rosso: l’individuazione di evidenze di ghiaccio d’acqua stotto l’asciuttissima superficie di Marte! Dopo di questo, la missione “ordinaria” doveva concludersi nel 2004, dopo le rilevazioni della quantità di radiazione, in vista di una futura missione sul pianeta  con astronauti (lo sbarco su Marte, un antichissimo e ricorrente sogno dell’uomo…). Ad essa è seguito invece un “bonus” di estensione del tempo di attività, durante il quale sono state acquisiti una serie assai importante di dati (che altrimenti non sarebbe stato possibile ottenere).

Una suggestiva vista di Noctis Labyrinthus, su Marte (Crediti: NASA/JPL-Caltech/ASU)

Il tempo “extra” guadagnato dalla sonda, non è infatti stato speso invano. Ha permesso di realizzare la più estesa mappa ad alta risoluzione, che copre in pratica l’intero pianeta (una galleria di immagini è disponibile sul sito della NASA). Ma non solo…! Gli scienziati hanno anche potuto trarre vantaggio della longevità dimostrata dalla sonda per monitorare i cambiamenti climatici su Marte, anno dopo anno. Per non parlare degli utilissimi “rapporti” intrecciati da Odissey con le altre missioni “in zona”: quando Spirit e Opportunity si sono – anch’esse  – dimostrate più longeve di quanto atteso, è stata proprio Odissey a rivestire il ruolo di principale “ponte” di comunicazione tra i rover e la Terra. Per il caso del lander Phoenix, poi, praticamente tutti i dati di scienza sono passati attraverso Odissey.

Insomma un contributo insostituibile alla conoscenza di Marte, che giustamente rende orgogliosi gli scienziati e tutti i tecnici che ci hanno lavorato. Davvero, un pieno successo 😉

NASA Press Release

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Le sonde marziane ed il cloud computing…

Il team del progetto che ha costruito e che mantiene in opera le sonde Spirit ed Opportunity, è destinato a diventare, in NASA, il primo ad impiegare tecniche di “cloud computing” per la gestione delle missioni giornaliere delle sonde.

Tra gli addetti informatici se ne parla molto, negli ultimi tempi. Il cloud computing è un modo abbastanza nuovo per guadagnare in flessibilità nelle risorse di calcolo, “ordinando” capacità a seconda del bisogno – prelevando le risorse dalla “nuvola”, ovvero da server connessi tramite Internet, dei quali spesso non si conosce la locazione fisica o il numero – pagando solo per le risorse effettivamente utilizzate, evitando sprechi.

Il NASA Mars Exploration Rover Project ha adottato questa strategia la scorsa settimana, per il software ed i dati che il team utilizza per sviluppare le attività giornaliere dei due rover. John Callas, project manager, spiega: “Questo è un cambiamento del modo di pensare alle risorse dei computer e all’immagazzinamento dei dati, allo stesso modo a cui si pensa all’elettricità, oppure ai soldi nel conto in banca. Non devi tenerti tutti i soldi nel portafoglio. Piuttosto, quanto ti servono vai ad uno sportello bankomat e li prelevi. I tuoi soldi rimangono al sicuro, e la banca ne può tenere pochi o tanti, come preferisci tu. Per i dati va nello stesso modo: non ne hai bisogno di tutti quanti al medesimo tempo. Possono essere tranquillamente memorizzati da qualche altra parte, e li puoi ottenere in ogni momento tramite una connessione Internet. Quando abbiamo bisogno di maggiori risorse di calcolo, non è necessario istallare più server se possiamo prendere ‘in affitto’ la capacità necessaria per il tempo che ci serve. In questo modo non andiamo a sprecare elettricità o aria condizionata per dei server che aspettano di essere usati, nè abbiamo a preoccuparci riguardo l’obsolescienza di hardware e sistema operativo”.

Spirit ed Opportunity sono atterrati su Marte nel gennaio del 2004, per una missione la cui durata era stata prevista di appena tre mesi. Sappiamo bene come è andata, poi… Le estensioni della missione sono inaspettatamente continuate per più di sei anni! Opportunity è correntemente attiva, e questo richiede una pianificazione giornaliera da parte di un team di ingegneri del Jet Propulsion Laboratory, come pure di scienziati nel Nord America ed in Europa. Spirit è rimasta invece in silenzio dal marzo di quest’anno, e si pensa che sia in uno stato di ibernazione a basso consumo di energia per affrontare l’inverno di Marte.

Immagine artistica di un rover NASA in esplorazione di Marte. Crediti: NASA/JPL/Cornell University

Ai Jet Propulsion Laboratory fanno notare come il progetto dei rover sia perfetto per il cloud computing; difatti esso si appoggia su una comunità di utenti assai distribuita, che agiscono in maniera collaborativa. Il vantaggio del cloud computing allora è di poter fornire le risorse all’utente da posizioni a lui vicine, guadagnando sul tempo di interazione.

In più, il fatto che le missioni si siano rivelate così inaspettatamente longeve, ha comportato il fatto che il volume di dati impiegati ha superato abbondatemente i piani iniziali, il che rende particolarmente attraente la possibilità virtualmente illimitata del cloud computing stesso.

Ecco un’altra dimostrazione di una missione longeva che si giova, via via, del progredire della tecnica durante il suo (esteso) tempo di operatività. Potrebbe venirne in mente almeno un’altra assai nota… ok, chi ha pensato al Programma Voyager ?? 😉

NASA JPL Press Release

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Opportunity si imbatte in un probabile meteorite

La sonda Opportunity, a “spasso” su Marte, si è da poco imbattuta in una roccia dalla forma peculiare, di colore scuro, larga circa 60 cm, che si ritiene possa essere un meteorite.

Il team di ricercatori che controlla Opportunity le ha dato il nome “Block Island”;  per la precisione è stata incontrata dal rover il giorno 18 di luglio, nella direzione opposta a quella nella quale il robottino si stava muovendo. Visto il potenziale interesse dell’oggetto, è stato deciso di muovere Opportunity indietro di circa 250 metri, al fine di poterlo studiare in dettaglio.

Il possibile meteorite su Marte, inquadrato da Opportunity
Crediti: NASA/JPL-Caltech

In particolare, gli scienziati potranno studiare la roccia con lo spettrometro in banda X, al fine di ottenere misure della sua composizione, e poter stabilire se davvero è un meteorite, o se invece è un “normale” componente del suolo marziano. Non male considerando che tutto questo avviene in maniera automatica, a più di 78 milioni di chilometri dalla Terra…!

NASA JPL Press Release

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I Rover alla scoperta della variabilità ambientale di Marte

Uno dei due rover della NASA, “di base” su Marte, ha registrato una notevole mole di cambiamenti ambientali che si sono succeduti lungo l’arco di milardi di anno in un cratere del pianeta. Ora l’analisi dei dati mostra diverse interessanti evidenze di variabilità ambientale.

E’ stata la sonda Opportunity, che nel corso del tempo ha pazientemente esplorato i bordi e la parte interna del cratere Victoria sul “pianeta rosso”, da settembre del 2006 fino ad agosto dello scorso anno. I risultati di tale lungo lavoro rinforzano ed espandono quello che i ricercatori hanno già imparato dall’esplorazione – sempre da parte di Opportunity – di due crateri più piccolini, effettuata subito dopo l’arrivo su Marte del rover, nel marzo del 2004.

Il cratere Victoria visto dal rover Opportunity
Crediti: NASA/JPL-Caltech

In particolare, il rover ha raccolto dati che evidenziano gli effetti del vento e dell’acqua. Tali dati mostrano come l’acqua sia ripetutamente arrivata e poi ritirata, miliardi di anni fa. I venti sembrano essere durati molto più a lungo, modellando una serie di dune, tra i periodi nei quali si registra la presenza di acqua. Tali attività ancora concorrono a definire la forma del cratere al giorno d’oggi.

NASA/JPL Press Release

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Tra le dune di Marte, spunta l’ombra di Opportunità…

Qualcosa si muove, su Marte: è certo. Se non altro, sono i robot costruiti ed inviati dall’uomo che continuano pazientemente a percorrere le lande apparentemente desolate della superficie del pianeta. Sia Opportunity che la sua sonda “sorella” Spirit, infatti, sono ormai entrati nel loro sesto anno su Marte, prolungando così l’esplorazione del pianeta rosso oltre le aspettative originali per la durata delle rispettive missioni.

L’immagine qui mostrata è una composizione di recenti foto acquisite dalla navigation camera istallata in cima ad Opportunity, che si trova nel Meridiani Planum. Sono ben visibili, tra l’altro, le tracce parallele del rover Spirit, alcune sue parti metalliche, e l’ombra scura dello strumento fotografico del rover stesso.

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