Undici anni nello spazio

Potrebbe essere il titolo di un libro, o di un film. Invece è proprio quanto è accaduto: undici anni di incessante attività, in orbita ad un milione e mezzo di chilometri da casa. Miliardi e miliardi di misurazioni, quotidianamente spedite a Terra.

Ma andiamo con ordine.

Della sonda Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), ho scritto in tantissime occasioni, su questo blog (anzi abbiamo, perché ha contribuito anche la cara amica e valente divulgatrice Sabrina Masiero, con alcuni tra i suoi numerosi articoli). Iniziando il tutto, ben prima del lancio.

Ora che sta finendo, mi viene da ripensarci.

Per dirla tutta, Gaia compare dentro il mio blog (allora si chiamava GruppoLocale) più di dieci anni prima del lancio, con un post del 2002, intitolato La sonda Gaia e i modelli della Via Lattea. Una decade prima del lancio, ma quando il sottoscritto non aveva minimamente idea che sarebbe stato coinvolto nel lavoro su Gaia, a cui vi avrebbe poi dedicato molti, molti anni.

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Vivere per raccontarla (in terrazza)

Appena esco sulla terrazza dell’Istuto Comprensivo Fratelli Bandiera, mi rendo conto di essere sbucato in un nuovo universo. Ho capito. L’ascensore che mi ha portato al terzo piano deve essere in realtà una navicella che si tuffa una specie di wormhole, che sbuca appunto in questo spazio nuovo.

Più fresco, ampio, aerato. Decisamente più vivibile, rispetto al suolo.

Da qui ammiro Roma da una posizione speciale. La vedo dall’alto, indulgo con la vista sulle luci calde delle case, che si stagliano piacevolmente sull’azzurrino della sera: nel complesso, mi sento catapultato nel bel mezzo di qualcosa di silenziosamente grande. E sono immediatamente più sereno.

Già, la posizione geografica (latitudine, longitudine) dice poco o nulla, su come vivi un certo posto. Spesso l’altezza da terra cambia tutto. E ad ogni livello c’è un modo diverso di vivere lo spazio, l’ambiente. Ad esempio una piazza. Come qui, in Piazza Ruggero di Sicilia. Che è una piazza di Roma anche se Ruggero non lo era (chiaro). Ma sono sicuro, andrebbe ugualmente bene anche un vicolo di Roma, come cantava un grande Lucio, in una splendida canzone che si cuce bene al momento, La sera dei miracoli. Le sere d’estate a Roma hanno la loro magia speciale e Lucio, pur non essendo romano, se ne era ben accorto.

È la sera dei miracoli, fai attenzione
Qualcuno nei vicoli di Roma
Con la bocca fa a pezzi una canzone
È la sera dei cani che parlano tra di loro
Della luna che sta per cadere
E la gente corre nelle piazze per andare a vedere
Questa sera così dolce che si potrebbe bere
Da passare in centomila in uno stadio
Una sera così strana e profonda
Che lo dice anche la radio
Anzi, la manda in onda…

La Luna stavolta non sta per cadere ma, grande e bella, sembra sia serena in cielo lì dove stà, soddisfatta d’esser guardata. Questa terrazza, che poi fu del noto maestro di scuola Alberto Manzi, ci spiega la simpaticissima maestra Titti, è decisamente sbilanciata sul cielo. Alberto, celebre per la sua rubrica televisiva “Non è mai troppo tardi”, insegnò proprio in questa scuola dal 1954 al 1987.

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XIV Torino Workshop

E’ iniziato oggi presso l’Osservatorio Astronomico di Roma, nella sede di Monte Porzio Catone, il XIV Torino Workshop on AGB stars, ovvero un convegno internazionale sulle stelle di ramo asintotico di gigante (in inglese, asymptotic giant branch, appunto).

La serie dei Torino Workshop è un importante appuntamento, ormai da molti anni, per chi lavora su questa peculiare fase stellare, importantissima per la complessità dei vari processi nucleari che avvengono all’interno della stella, ormai in fase avanzata della propria evoluzione e dunque stratificata in una tipica struttura “a cipolla” con strati di diversa composizione chimica.

Il campo è più che mai aperto e sono pervenuti in osservatorio ricercatori di tutto il mondo, per fare il punto sulle conoscenze che abbiamo ma sopratutto (noi scienziati siamo fatti così) per confrontarci sui dubbi che ancora ci rimangono addosso, quando parliamo di stelle di AGB. Fino a venerdì si getterà uno sguardo comune sui processi s, processi r, abbondanze, nucleosintesi e tanti altri argomenti intimamente legati a questo momento di vita delle stelle.

Argomenti di fondamentale importanza in quanto le stelle in questa fase inquinano lo spazio circostante tramite rilevanti fenomeni di perdita di massa, dunque comunicano con l’esterno e in un certo senso, informano lo spazio di quanto sta accadendo al loro interno.

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Quando arrivò Mosaic…

Arrivò Mosaic, come uno schianto. Mosaic era una finestra su un mondo incredibile, con delle potenzialità assurde, impreviste, straordinarie. C’era questo pannello che quasi magicamente si riempiva di contenuto – piano piano, si intende – digitando una stringa di un indirizzo Internet. Immagini, figure. Cose elaborate altrove che piovevano dentro il proprio elaboratore. Siamo nell’angolo più remoto degli anni novanta, il loro inizio; secolo scorso, millennio passato.
Era una cosa alla quale non eravamo abituati. C’era già il protocollo FTP, c’era la posta elettronica. Esisteva la possibilità di spostare bit da un computer ad un altro, anche molto lontano. C’erano sistemi come Gopher che iniziavano ad abituarci al concetto di server al quale accedere – perlopiù in modalità testuale – per consumare dei contenuti. Certo c’era la rete Usenet, per i forum. Il BBS associato alla rivista MCmicrocomputer; iniziava insomma già a percolare l’idea di connettersi ad un computer remoto per scaricare software.

All’Osservatorio di Teramo (dove bazzicavo al tempo) c’era la rete, certo. Era la rete DECnet, che collegava i computer VAX del centro calcolo con il mondo esterno. Del sistema VAX ricordo alcune caratteristiche interessanti, come il versioning automatico dei file (ogni nuovo salvataggio di file veniva automaticamente etichettato con un numero progressivo, in pratica non ti potevi perdere nulla), e il fatto che il protocollo di posta fosse diverso da quello al quale siamo abituati.  La rete DECnet aveva delle sue specificità. Tanto per dire, all’atto dell’immissione dell’indirizzo email la rete provvedeva instantaneamente alla verifica dell’esistenza del destinatario; qualora non lo trovasse, era impossibile proseguire oltre.

C’era tutto questo, e ovviamente altro ancora. Mancava però ancora una possibilità di questo tipo. Questo: era una cosa nuova, caricare una pagina web aveva di colpo un sapore tutto diverso… cominciavi a sentire il sapore di una vera rivoluzione. 

E tu, ricercatore, borsista, persona che bazzicava istituti scientifici, eri in prima linea. Avevi l’idea di un mondo nuovo che stava arrivando, di cui la gente là fuori non sapeva ancora nulla.

E poi c’era l’aspetto creativo.

Potevi iniziare a creare dei contenuti che sarebbero stati visibili, potenzialmente, in tutto il mondo…

E’ vero che le pagine web che caricavi non avevano niente a che spartire con i siti attuali, farciti di istruzioni AJAX e interattivi in ogni più piccola parte. La pagina web di allora era veramente un ipertesto, con parole (molte) e immagini (poche e piccole, vista la lentezza del trasferimento dei dati).
Così aprivi il computer dell’Istituto (Internet a casa nemmeno a parlarne, appunto: Internet nessuno sapeva cosa fosse, nessuno sapeva ancora che ci fosse), caricavi Mosaic. Sceglievi una pagina (non erano molte: tanto e vero che esistevano dei veri e propri cataloghi dei siti web, anche in forma cartacea) e aspettavi paziente che si caricasse. Appena i dati erano pronti, il sistema faceva il rendering, e per te era comunque una piccola meraviglia.
Tornavi a casa e forse nemmeno nei pensieri più arditi ipotizzavi che di lì a qualche anno avremmo avuto praticamente tutti l’accesso domestico illimitato e permanente al mondo del web. Era già azzardato pensare di poterlo avere a casa. A casa, come veicolo di intrattenimento domestico, c’era la televisione.

Certo c’era il personal computer, ma il veicolo principale per scambiare software erano i dischetti e poi il compact disk. Ogni computer era perciò come una monade, era un universo a sé stante, con poche via di accesso, molto ben definite. Ora non abbiamo idea della quantità di servizi che utilizzano la rete – o meglio, ne abbiamo idea solo quando per qualche motivo ci si trovi fuori rete.

A volte penso che sono fortunato. I miei figli sono già cresciuti nell’era della rete. La vera discontinuità, il punto di svolta, non l’hanno vissuto, in pratica. Avere ricordi di quando la rete non c’era e nello stesso tempo essere immersi nell’era telematica. Non è da tutti.

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L’osservatorio e la cometa

Una stupenda vista serale dell'Osservatorio di Roma... con cometa!
Una stupenda vista serale dell’Osservatorio di Roma… con cometa!

La bella immagine che vedete è stata acquisita da Luca Zappacosta (INAF – Osservatorio Astronomico di Roma) venerdì scorso. La foto mostra la cupola principale dell’Osservatorio Astronomico vista da dietro, sullo sfondo Roma e in cielo (in alto verso la sinistra dell’immagine) la Cometa Pan-STARRS che in questi giorni solca i nostri cieli. La cometa non e’ visibile ad occhio nudo a causa dell’inquinamento luminoso dovuto alle luci della citta’, ma in foto mostra comunque la sua piccola e graziosa coda.

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Nel Lazio, una nuova finestra sulle stelle…

Una nuova finestra sull’Universo si apre nella regione Lazio in una località di mare a ridosso del fiume Garigliano.

A Scauri nasce l’Osservatorio Astronomico Giuseppe Conzo (OGC) che svolge attività di osservazione visuale e, in futuro svolgerà attività di astrofotografia e ricerca pianeti extrasolari. Lo scopo dell’esistenza di tale postazione è sia quello di studiare la volta celeste e di capirne i complessi meccanismi, sia di divulgazione dell’Astronomia. La struttura è situata a 50 metri dal mare sotto un cielo limpido che, nelle migliori serate mostra la Via Lattea ad occhio nudo.

Una suggestiva immagine dell'osservatorio...

L’osservatorio è dotato di un primo telescopio adatto per osservazioni visuali. Il telescopio in oggetto è un Dobson con specchio primario da 30 cm di diametro e lunghezza focale 1524 e rapporto f5. Il secondo telescopio (in progetto) servirà per fotografia digitale.

La struttura dell’osservatorio è dotata anche di una piccola parte che a breve sarà allestita come museo meteoriti. Saranno esposti campioni di meteorite pervenuti sulla Terra di svariato genere.

Per tutte le altre info visitare il sito: http://www.ogcweb.org/

Iscivetevi in molti al forum: http://www.ogcweb.org/forum

A cura di ogcweb.org

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fiorellini gialli…


fiorellini gialli…
Originally uploaded by mcastellani

Troppo. E’ troppo primavera, in questi giorni, e io non riesco a resistere.

Appena dopo pranzo, esco qualche minuto nel parco dell’Osservatorio, per respirare l’aria mite e dolce della nuova stagione. Poi si torna al computer più sereni. e magari più produttivi.

Oggi in particolare, c’erano tanti bei fiorellini, che guarnivano il verde carico del prato, lo alleggerivano con tanti puntini di colore chiaro. Che dicevano, a bassa voce (ma non troppo) “ma che, non ce la vuoi fare, una foto? Ma non siamo carini?”

Avevano ragione loro, senza dubbio 😉

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