Blog di Marco Castellani

Tag: pandemia

Tempeste perfette

Per una tempesta veramente smisurata bisogna andare su Giove. Le tempeste sulla Terra possono durare settimane, ma su Giove possono durare anni. Da noi, possono essere grandi quanto un paese, su Giove possono essere grandi quanto la Terra stessa.

Nuvole su Giove, viste da Juno
Crediti: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS; Processing & LicenseKevin M. Gill

Questa immagine è stata ottenuta componendo diverse foto che sono state prese dalla sonda Juno, nell’agosto del 2020 (in piena pandemia c’era – su Giove ma anche altrove – chi scopriva comunque nuove cose).

Certo, vista da questa distanza, la tempesta non fa paura anzi è quasi suggestiva. Le immense formazioni nuvolose si impastano tra loro creando configurazioni affascinanti, morbide, con una piacevole alternanza di colori chiari (nuvole più alte) a colori scuri (nuvole più basse).

Nonostante le differenze di scala, lo studio dell’evoluzione di queste tempeste è di notevole aiuto per comprendere lo sviluppo di temporali e altri fenomeni metereologici a Terra.

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Astronomia e pandemia

Diciamocelo chiaro. Siamo tutti un po’ stufi. Almeno, io lo sono. Non vuol dire che non capiamo la ragione di quello che avviene, la motivazione di certe restrizione della libertà personale, per carità. Ma è che siamo stufi. Questo penso ci possa stare. Stufi. E abbiamo necessità di capire di nuovo, se quello che stiamo facendo ha senso. Se ha un senso proprio adesso. Altrimenti, è inutile far finta, c’è qualcosa da cambiare.

Una suggestiva vista dall’interno della cupola dell’Infrared Telescope Facility della NASA, situato alle Hawaii. Crediti: UH/IfA

Per me (forse un poco anche per chi legge queste pagine), la domanda è ha senso parlare di astronomia, adesso? Vorrei raccontarvi – in poco – perché a mio avviso la risposta è affermativa.

Direte voi, ma che mi interessa del cosmo, adesso che non posso uscire nemmeno di casa? Ecco, forse mi interessa proprio adesso. Forse ora che sono incastrato in un gioco al ribasso nelle coordinate spaziali (confinato nell’esistere in un ambiente ristretto), forse proprio ora ho bisogno di sapere che esiste un altro ordine di cose, un ordine di cose che spazia verso l’illimitato, l’infinito. Se i miei segnali e stimoli corporei sono depressi in un intervallo molto definito, evacuato spesso di sorprese, ho bisogno almeno di sapere che ci sono segnali che mi arrivano ora, da Marte come dai più lontani quasar. Segnali di qualcosa che non conosco e che mi può sorprendere, sempre.

L’astronomia è tutto questo (ed altro). Ci proietta innanzitutto in un campo grande. Ci ricorda che il gioco è sempre molto più esteso di quanto pensiamo. Pensare in grande, insomma, senza credersi chissà che. Perché è altro che è grande, ed è fatto in modo che noi possiamo parteciparne. Dunque, questo temporaneo isolamento non è la realtà, la realtà è un cielo grandissimo che è un teatro – questo sì, sempre aperto – di rutilanti novità e di incredibili avvenimenti.

Sapere che in questa epoca plastificata e protetta, di sintetiche distanze e solitarie disinfettate esistenze, c’è un mondo infettato di vita e di esuberanza, ci fa molto bene. Di questa realtà ci fa molto bene parlare. Ci fa assai bene anche guardare il cielo, la notte, e sognare. Fa bene ai grandi e ai piccoli. Molto bene ai piccoli, ché proprio il cielo è qualcosa che contribuisce alla crescita armonica, a tenere tutto insieme, compresa la speranza ardente, così facile ad essere abbandonata dai più grandi. Così preziosa che vale la pena fare la fatica di riprenderla. Sempre e comunque.

Perché l’universo è qui dietro, e in qualche modo (che a volte non sappiamo, ma avvertiamo) vuole entrare in dialogo con noi. E ci aspetta, sempre.

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