Una panchina (anzi tre)

Proprio stamattina. Arrivo un po’ prima al Liceo Scientifico Vito Volterra, a Ciampino, per la prima lezione di un PCTO di evoluzione stellare, che devo svolgere in collaborazione con Laura, una collega di istituto.

Giro un poco tra gli edifici, prima che arrivi Chiara, la docente con cui devo interfacciarmi, ho tempo di guardarmi intorno. Sì, io ero rimasto al fatto che si chiamassero alternanza scuola-lavoro dove già si capiva un po’ di cosa si trattasse, ora dobbiamo chiamarli percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, frase estremamente sofisticata (in cui un po’ mi perdo).

Sono curioso. Questo è la mia scuola e non lo è, allo stesso tempo. E’ la mia scuola perché io ho studiato al Liceo Volterra, proprio questo. Era la fine degli anni Settanta, dunque un po’ di tempo fa. Ovviamente i ricordi sono tantissimi e vivaci, anche dopo tutti questi anni.

Abbiamo appuntamento davanti al bar, così rimango nei pressi. Sorpreso di questa scuola che è la mia e allo stesso tempo, non lo è. Infatti, al tempo, la sede della scuola era un’altra. Dalla storia dell’istituto, ritrovo che l’istituto era situato in Via Gorizia. Ricordo, a conferma di quanto leggo, che ai piani più bassi vi era un istituto d’arte (“Paolo Mercuri”, ricavo dalla medesima pagina).

Quindi è simultaneamente mio e non mio, come se tutto vibrasse tra questi due stati. È mio, il mio liceo, ma non ha niente del mio liceo. Non sono gli ambienti che ricordo. Certo, devo dire che probabilmente è meglio, più ampio, c’è il parcheggio, un bel giardino, la palestra interna, un vero bar. Niente di questo c’era, in Via Gorizia. Pure per la palestra, dovevamo uscire dall’istituto.

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