Blog di Marco Castellani

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Prima escursione su Marte

Quattro giorni fa, essendosi ormai stabilita su Marte, Perseverance ha deciso di concedersi un primo giretto. Tanto per dare una prima occhiata intorno. Nell’immagine qui sotto, ad alta risoluzione, si scorgono bene le tracce lasciate sul suolo marziano dalle sei ruote del rover.

Perseverance inizia a guardarsi intorno… Crediti: NASAJPL-CaltechMars 2020

Questo primo giretto esplorativo, è durato appena una mezz’oretta. Dopo di questo ne è stato effettuato un altro, un po’ più esteso. Per ora Perseverance è stato cauto e si è mosso per un totale di appena 6,5 metri. Le intenzioni sono buone, però: in futuro si attendono escursioni regolari di circa 200 metri ognuna, o anche più estese.

Al di là del dettaglio delle prestazioni atletiche di Percy, a me colpisce la foto in alta risoluzione. Se la ingrandisco a pieno schermo (consigliabile un computer, non un telefonino) non posso evitare di rimanere un attimo senza fiato. Mi sembra di esserci su Marte. Immagino cosa vorrebbe dire posare un piede su quel pianeta, mai solcato da nessuno. E mi sperdo nel pensiero. E soprattutto, quei sassi, quelle pietre. Distanti da noi (mediamente) 220 milioni di chilometri, eppure – in questa foto – così precisi, definiti.

L’astronomia è il luogo della meraviglia, è l’affaccio sull’ignoto reso comprensibile, fruibile. Grazie alla tecnologia, certamente. Ma più ancora, grazie alla capacità tutta umana di sognare. E non porre limiti al sogno.

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L’ingenuità primaverile del volo su Marte

E se si potesse spiccare il volo su Marte? Beh, la NASA ci sta provando proprio adesso, con l’atterraggio di Perseverance, poiché questo rover include nella sua dotazione (super accessoriato, niente da dire) una compagna piccola ma di valore, chiamata Ingenuity (per gli amici, Ginny).

C’è un mini elicottero ora su Marte. Crediti: NASAJPL-CaltechMars 2020 – Perseverance

Per quanto Ginny sia piccolina – grande come un tostapane con rotori poco più estesi di un metro – è la prima della serie. Niente come lei nel passato dell’esplorazione planetaria. Percy è appena arrivata, lo sappiamo, ma le cose si stanno preparando già per il primo volo di Ginny: dovrebbe essere forse già in aprile.

Sebbene Ginny di suo non possa volare molto lontano, è un prototipo importante per tutti i “robot volanti” che potranno percorrere non solo Marte ma (speriamo presto) anche Titano. Ed è anche un simbolo di una novità importante, che si dovrebbe dispiegare proprio quando per noi è appena iniziata la primavera.

Sbocciano cose nuove, dunque. Su Marte, ma certamente non solo lassù.

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Proprio, un altro pianeta

Bisogna dirlo, ormai l’attività umana intorno a Marte è così estesa e capillare che non è difficile che una missione si impicci delle altre, in corso. Così il Mars Reconnaissance Orbiter ha individuato il sito di atterraggio di Perseverance, localizzando non solo il rover ma anche la posizione dello stadio di discesa, dello scudo termico, del paracadute e del guscio posteriore: tutti segni importanti delle varie fasi che hanno contribuito al pieno successo della complessa manovra per cui il rover si è appoggiato in piena sicurezza, sulla superficie del pianeta rosso. Ciascun riquadro dell’immagine che vedete è largo appena 200 metri (capite bene, dunque, che risoluzione possiamo ottenere della superficie di Marte).

Il sito di atterraggio di Perseverance, visto da MRO. Crediti: NASA/JPL-Caltech/MSSS

Lo sforzo di comprendere un altro pianeta, per le ricadute tecnologiche ma anche culturali che indubbiamente produce a lungo termine, è di tale importanza che a mio avviso giustifica le ingenti spese delle recenti missioni, su cui taluni hanno (comprensibilmente) sollevato interrogativi.

L’umanità ha un potenziale notevole da investire nell’attività di ricerca e di scoperta: di fatto, è da sempre lanciata verso nuovi territori come elemento costitutivo del suo stesso vivere. Il successo dell’arrivo su Marte di Perseverance, in quest’epoca così bizzarra in cui la tentazione di un ripiegamento è più forte, è già di per sé motivo di ottimismo e di ragionevole speranza. Insomma, la vita su Marte già esiste, è la nostra stessa vita, che segue un moto di costante espansione e non si fa fermare da nessun virus.

Sempre però, se davvero lo vogliamo.

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Passare il testimone

Sono 142 le immagini “riappiccicate” sulla Terra, per ottenere questo panorama a 360 gradi dalla base del cratere Jezero su Marte. Le immagini a colori in alta risoluzione, ovvio, sono state prese da Perseverance (la sua camera Mastcam-Z con zoom ha fatto il lavoro) il 21 febbraio. In bella vista c’è proprio la struttura di Perseverance, grande come un’automobile.

Panoramica da Perseverance. Crediti: NASAJPL-CaltechMSSSASU

Perché qui, in questo cratere? Se a volte sulla Terra parcheggiamo un po’ per caso, dove troviamo posto, su Marte non c’è (ancora) questo problema. Dunque la scelta è altra. Ed è una scelta che ha preso ben cinque anni, nei quali è stata esaminata con grande attenzione una ampia serie di possibili siti. Alla fine ha vinto Jezero, per le sue caratteristiche uniche. Proprio per capire se c’è stata vita, da queste parti.

I ricercatori sospettano che quest’area fosse, un tempo, inondata d’acqua. Anzi, fosse proprio il luogo dell’antico delta di un fiume. Verificare questo, cercare antichi segni di vita, è la missione specifica di Percy, che avrà perfino cura di depositare dei campioni interessanti perché una prossima missione li possa poi prelevare e riportare a casa dove potranno essere studiati con l’attenzione che meritano.

Perché un lavoro è ben fatto quando non si chiude in sé stesso, ma getta le basi per qualcosa che lo trascende, passa il testimone per chi verrà dopo. Perseverance è preziosa anche per quello che lascia in affidamento. Per una storia che diventa sempre più salda e bella, grazie al contributo di chi si è speso per questa. Perché nel nuovo cielo, la collaborazione non è un optional, ma è l’unico modo ancora credibile, per far funzionare le cose. Da soli, praticamente, non esistiamo. La strada è la relazione, e non ci sono scorciatoie, non ce ne sono più.

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Posarsi su Marte

Come potrebbe essere appoggiarsi su Marte? Pochi giorni fa siamo rimasti tutti con il fiato sospeso, nell’attesa che il rover Perseverance ci mandasse il fatidico segnale che ci facesse capire che sì, tutto era andato bene, le ruote del rover poggiavano ormai sulla superficie rossiccia del pianeta e la complessa procedura si era svolta nel migliore dei modi.

Per monitorare al meglio le delicatissime fasi della discesa, alcune telecamere inserite nella strumentazione, hanno ripreso i momenti salienti. I dati non potevano essere trasmessi in diretta per non affollare i canali di comunicazione in un fase molto impegnativa, ma sono stati inviati successivamente e ora abbiamo il video con le vere immagini di questo momento realmente storico.

Mentre scrivo il video – che è stato caricato due giorni fa – è stato già visto più di dieci milioni di volte (al momento della chiusura del pezzo, 10.126.833 visualizzazioni e 274.710 likes, verificate voi quanto questi numeri siano già superati).

Percy inizia il suo lavoro esplorando il cratere Jezero, cercando segni che possono ricondurre a qualche forma di vita che sarebbe esistita nel passato del pianeta rosso.

Un pochino dell’esultanza dei tecnici NASA che si vede in fondo al video, la sentiamo nostra. Il cielo è di tutti, questo è il bello, la scoperta di nuovi mondi e nuove cose sopra la nostra testa, è una fantastica avventura comune. La trepidazione con cui molti di noi hanno seguito la discesa di Perseverance l’altra sera vale più di mille parole, al riguardo.

Manteniamoci in contatto con tale trepidazione, con questa curiosità bambina che si interessa di tutto, gioca con tutto, vuole capire: non tanto per prendere le redini del gioco, ma per gioirne, semplicemente. Se lo faremo, ogni singolo dollaro speso per la missione, sarà stato speso bene.

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Il primo giorno di Percy

Ogni cosa che inizia è bella. Carica di promesse, profumata di cose nuove. Da poche ore Perseverance è sul suolo di Marte, pronta al lavoro che l’attende. Ieri sera, tutto il mondo ha seguito le ultime fasi della complessa manovra di arrivo sul pianeta rosso. Alla sala controllo della NASA questa volta niente abbracci, come ovvio. Ma l’entusiasmo dopo che Perseverance aveva posato le ruote sul suolo, era palpabile, fresco, rigenerante. Quell’esultanza, a vederla, ci ha fatto bene.

Perseverance, primo giorno su Marte.  Crediti: NASAJPLMars 2020

Un viaggio interplanetario di 203 giorni si è concluso, sembra, nel migliore dei modi. La prima immagine presa da Percy ha già fatto il giro del mondo, è già quasi un simbolo. Ieri ci siamo sentiti di nuovo tutti uniti, oltre il piccolo consueto circolo di private lamentazioni, di domestiche lacerazioni, della costellazione di parzialità ed inconcludenze nelle quali a volte ci sentiamo persi, in questo Universo.

Ci siamo ritrovati, inaspettatamente, nella trepidazione per il destino di questo rover, un ammasso di metallo e strumentazione grande come un’automobile. Ci siamo sorpresi in trepidazione in quei sette fatidici minuti, mentre la sonda passava attraverso la procedura complessa che l’avrebbe infine fatta posare al suolo. Scienziati, artisti, artigiani, disoccupati, letterati, ci siamo scordati un attimo dell’angustia dell’isolamento sanitario e ci siamo permessi di sognare un sogno in grande, un sogno che ci unisce tutti e ci mette un piccolo sorriso in fondo al cuore. Sorriso che poi germoglierà, se lo lasciamo crescere, in modi inaspettati.

La scienza è questo sogno comune, è questo ristoro globale, è questa curiosità di quel che abbiamo intorno, è questa avventura di tutti e di ognuno personalmente, è questo bene comune.

Meno di questo, non è scienza. Meno di questo, ormai, non ci interessa più. Buon lavoro, Perseverance. Scrivici, mi raccomando.

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Su Marte, in attesa

Si allungano le ombre all’approssimarsi del tramonto, in questa bella vista panoramica scattata dal rover Curiosity in giro per Marte. La scena copre circa 200 gradi da nord a sud (da sinistra a destra), in questo collage di immagini acquisite dal rover nel giorno marziano 2616 della missione (corrispondente per noi umani alla data del 19 dicembre 2019).

Chissà, forse anche Curiosity ora sta scrutando il cielo, in attesa.

Un tardo pomeriggio come tanti, su Marte… Crediti: NASAJPL-CaltechMarco Di Lorenzo

Il tranquillo panorama marziano è infatti sul punto di essere “disturbato” un’altra volta per l’arrivo di Perseverance, che dovrebbe avvenire nella giornata di domani. L’abbiamo detto, le procedure di entrata in atmosfera e di atterraggio sono estremamente complicate. Nulla è scontato ma speriamo proprio bel buon esito di questa missione: l’attesa sulla Terra è già forte. Perfino l’Empire State Building è stato illuminato per l’approssimarsi dell’atterraggio.

Il respiro ampio in queste occasioni, il senso di partecipare ad una opera comune, sono i tratti più belli di una scienza che si serve virtuosamente anche dei veicoli di comunicazione sociale, per trasmettere un messaggio – una volta tanto – che esonda dal solito cinismo e ci parla di avventure. Di avventure cosmiche alle quali tutti, per il solo fatto di appoggiare i piedi su un pianeta che trottola dentro un Universo in espansione pazza, possiamo e (forse) dobbiamo prendere parte.

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Un tuffo, oltre la paura

Sembra un UFO, vero? Ma è cosa tutta terrestre. L’immagine mostra il rover Perseverance della NASA che inizia la sua discesa attraverso l’atmosfera di Marte. E non è uno scherzo. Centinaia di eventi, ognuno dei quali potenzialmente critico, devono essere eseguiti in modo perfetto ed esattamente al tempo giusto, affinché il rover possa atterrare sano e salvo sulla superficie del pianeta rosso. L’atterraggio è previsto per il giorno 18 febbraio, dunque ormai manca davvero poco.

La sonda Perseverance in avvicinamento a Marte. Crediti: NASA/JPL-Caltech

L’articolata serie di procedure inizia quando la sonda raggiunge la cima dell’atmosfera marziana, viaggiando alla rispettabile velocità di circa ventimila chilometri all’ora. Si tratterà di attivare sapientemente dei piccoli retrorazzi per mantenere la sonda nell’assetto giusto e soprattutto per far sì che lo scudo termico sia orientato verso avanti mentre la sonda affonda nell’atmosfera, condizione necessaria per mantenere integro il prezioso carico.

Pensiamoci un momento. Il complesso e delicato meccanismo di atterraggio è un gioiello di per sé. Un’umanità sconquassata e disorientata dall’emergenza sanitaria, povera ed imperfetta, sta realizzando proprio adesso un sogno, sta lavorando ad una meravigliosa opera comune, sta ampliando le sue conoscenze e spingendo la sua irriducibile curiosità ad infrangere sempre nuovi confini.

“Aspettiamo senza avere paura, domani” cantava Lucio Dalla, in una stupenda canzone di molti anni fa.

Una sonda come Perseverance (comunque vada il suo atterraggio) già ci porta un risultato importante. Già ci fa capire che la paura non è mai l’ultima parola. Se lo vogliamo.

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