Blog di Marco Castellani

Tag: Plutone Page 2 of 3

Tra le due e le tre di questa notte, è arrivato dalla sonda New Horizons il tanto atteso segnale. La sonda ha confermato il suo buono stato di funzionamento, e si aspetta dunque con trepidazione l’invio dei dati riguardanti la sua “gita a Plutone”.

Dati che che, come abbiamo ricordato, rivestono una importanza epocale, perché per un bel po’ di tempo – fino a chissà quale prossima missione – saranno i soli dati di Plutone di cui potremo disporre.

L'entusiasmo al centro di controllo della missione dopo il passaggio ravvicinato a Plutone (Crediti: NASA/Bill Ingalls)

L’entusiasmo al centro di controllo della missione dopo il passaggio ravvicinato a Plutone (Crediti: NASA/Bill Ingalls)

Il web ha reagito con entusiasmo a questa impresa, come sappiamo. Forse un po’ meno i più tradizionali canali informativi, come possiamo evincere (anche) da questo post di Corrado Lamberti apparso poco fa su Facebook,

TG1 RAI.Il TG1 della RAI ieri sera ha dato la notizia del Flyby della New Horizons come quarto titolo, quasi si trattasse di cronaca curiosa, aprendo invece con l’accordo sul nucleare con l’Iran, definito “storico”. Fra mille anni, secondo voi, sugli e-book dei nostri pronipotini, il 14 luglio 2015 per cosa sarà ricordato? Per l’Iran? Mi sembra di sentirli: “Scusi sig.ra maestra, cos’è l’Iran?”

Posted by Corrado Lamberti on Mercoledì 15 luglio 2015

Con tutto il dovuto rispetto per l’accordo sul nucleare (la cui importanza penso sia fuori questione, per tutti), ritengo che notizie della portata di questo flyby a Plutone, dopo ben nove anni di viaggio, dovrebbero essere date con molto maggior risalto. “Dovrebbero” mi viene da dire, per un senso di utilità comune, non per un qualche obbligo o subalternità nei confronti della scienza, sia chiaro.

Utilità comune, sì. Mai come adesso abbiamo il bisogno di sentirci partecipi di una avventura comune, di gioire insieme per un risultato che premia non certo soltanto gli scienziati e i tecnici che hanno lavorato al progetto, la loro costanza e la loro pazienza. No, premia tutti gli uomini di buona volontà che giorno per giorno lavorano per rendere il mondo un ambiente pacifico, producendo per così dire terreno fertile perché questi piani ambiziosi e un po’ folli possano vedere la loro concreta realizzazione.

A costo di sfiorare la retorica, vorrei dire che il flyby a Plutone è stato possibile per loro: per tutte quelle persone che in questi nove anni hanno pensato che tutto sommato il mondo non è da buttare, che tutto sommato vale la pena. E che per questa attitudine – magari faticosamente ripresa, ogni volta daccapo – hanno ipso facto reso il mondo più pacifico ed ospitale. Più adatto a spiegare le ali della curiosità, della voglia di sapere, di conoscere e di capire.

E’ dunque una vittoria di tutti, e andrebbe adeguatamente celebrata come tale. Perché la curiosità è tanta, l’interesse è veramente grande: basti vedere come lievitano i follower agli account Twitter relativi a queste missioni, in questi momenti “epocali”.

Ecco, io penso che questo interesse è tutt’altro che fatuo. E’, in fondo, il medesimo interesse dei primi uomini, in ammirazione estatica del cielo stellato. E’ l’interessa che insopprimibilmente anche i più cinici tra noi albergano ancora nel cuore, per sapere cosa c’è davvero qui fuori.

Cosa c’è, insomma, oltre noi stessi, oltre le nostre piccole e grandi paure, oltre le nostre tensioni domestiche  e anche oltre i nostri stessi entusiasmi. Di cosa facciamo parte.

Dobbiamo stimolarlo, questo interesse buono.  Abbiamo bisogno, per rendere il mondo più vivibile, di sentirci parte di una grande avventura comune, una avventura pacifica ed intrigante, che ci possa impegnare a fondo. L’esplorazione dello spazio (come la ricerca sui costituenti ultimi della materia, per altri versi) condotta (e divulgata) con passione oltre che con il necessario rigore, è un possibile antidoto al cinismo e una fonte perpetua di possibili meraviglie.

Perché il mondo là fuori, ragazzi, è veramente intrigante e ancora – di molto – sconosciuto. Basti pensare che, secondo i modelli più accreditati, la gran parte dell’Universo è costituita da materia ed energia oscura, tutta ancora da comprendere: vedete che razza di avventura ancora ci attende?

E se questo anelito a conoscere e capire è stato – in un certo senso – l’anelito di sempre, c’è però una cosa nuova. C’è che mai come ora, grazie ai moderni mezzi di comunicazione come Internet, esiste una strada tecnicamente percorribile perché tutte le persone interessate, in ogni parte del pianeta, possano seguire in tempo reale e anche partecipare (spesso anche attivamente) a questa avventura.

Una coincidenza di opportunità, un nuovo orizzonte, che davvero non possiamo perdere. Se vogliamo rendere questa Terra un posto migliore, dobbiamo guardare allo spazio.

Loading

Una lavatrice su Plutone

E’ grande circa come una lavatrice. Pensate, una lavatrice lanciata negli spazi cosmici, diretta agli estremi confini del Sistema Solare. Arriva domani al suo punto di massimo avvicinamento. Ed è forse il momento migliore, nell’attesa che divori gli ultimi fatidici chilometri, per ripercorrere un po’ la storia della sonda.

Era il 2006 quando New Horizons venne lanciata da Cape Canaveral. Il suo viaggio paziente è durato nove anni. Ma nello spazio non c’è fretta, tutto va come deve andare. Il “quasi pianeta” Plutone sta aspettando la sua “lavatrice cosmica”

L’account Twitter della sonda fa trasparire giustamente una certa qual eccitazione (condivisa in rete, 827 retweet e 648 preferiti al momento) …

Già una decina di ore dal momento presente, New Horizons incontrava dei segni rassicuranti che mostravano come si fosse sulla strada giusta (691 retweet e 766 preferiti mentre scrivo)  😉

E’ molto interessante il fatto che, proprio mentre New Horizons era già in volo, Plutone abbia subito un imbarazzante e controverso declassamento a “pianeta nano”. Correva infatti il settembre dell’anno 2006 allorché  una votazione dell’Unione Astronomica Internazionale sancì l’uscita di Plutone dai pianeti veri e propri (per mancata soddisfazione dei requisiti dei pianeti, formalizzati lo stesso anno, e segnatamente quello della dominanza orbitale).

Ma non fa niente. Anzi.

Plutone è così diventato uno degli oggetti più importanti della classe di pianeta nanoUn oggetto interessantissimo da studiare. Così, alle 13:50 di domani (ora italiana), la sonda raggiungerà la sua distanza minima dal pianeta, arrivando nel punto fatidico alla rispettabile velocità di 14 Km al secondo (stiamo parlando di più di 50.000 Km all’ora: meno male che non ci sono limiti di velocità molto stringenti da quelle parti, anche perché il traffico è ancora poco).

Dopo poco più di una decina di ore, raccolti abbastanza dati, la sonda li spedirà a Terra. Così sapremo se tutto è andato bene. Ci vorrà un po’, del resto, perché i dati arrivino fino a noi: la distanza tra la “lavatrice cosmica” e il nostro bel pianeta è di circa 4,77 miliardi di chilometri.

Questa è la prima immagine a colori di Plutone e Caronte, presa da New Horizon nell'aprile di quest'anno. La distanza stimata era allora di circa 115 milioni di chilometri.

Questa è la prima immagine a colori di Plutone e Caronte, presa da New Horizon nell’aprile di quest’anno. La distanza stimata era allora molto più grande di adesso, pari a circa 115 milioni di chilometri.

Ed è veramente pazzesco pensare che da tale distanza, se tutto va bene, ci stanno per arrivare dati significativi che ci aiuteranno a comprendere la natura di uno tra i corpi celesti più elusivi.

Dati che resteranno per un bel po’ gli unici di cui potremo disporre per questo lontano ambiente.

Si dice e si insegna che l’esperimento scientifico deve essere innanzitutto riproducibile, ma in questi casi è solo una prescrizione teorica senza reali possibilità. Dobbiamo anzi renderci conto che, di fatto, per molti anni, tutto ciò che sapremo di Plutone sarà una elaborazione dei dati che stanno per essere raccolti nelle prossime ore.

Non è difficile capire il perché.

La grande distanza da Terra rende veramente difficile esplorare Plutone. La Voyager 1 secondo i piani iniziali ci doveva passare, ma poi la traiettoria fu modificata. Da allora, nessun tentativo serio per mettere il naso nei dintorni del pianeta (che allora non era ancora “nano”) è da registrare. Fino all’inizio degli anni ’90, quando la NASA iniziò a sviluppare la Pluto Kuiper Express. La sonda non solo però non arrivò a Plutone, ma nemmeno alla propria rampa di lancio. Essendo stata congelata per motivi di bilancio dopo pochi anni, per essere poi sostituita appunto dalla New Horizons.

La quale è quasi sull’obiettivo, ormai.

E’ impressionante comprendere dove possiamo arrivare, se solo ci mettiamo con entusiasmo e passione a fare quello che ci viene meglio di tante altre cose: seguire la curiosità, esplorare. Cercare di capire.

Domani è un altro momento storico per la scienza. Un’altra occasione per essere fieri d’essere uomini. Nonostante tutto, potreste voler aggiungere. Comunque, fieri, ribadisco io.

Forza New Horizons, che quasi ci sei!

Loading

Cosa c’è in un nome (planetologi in attesa) ?

Le nuove lune di Plutone ora hanno il loro nome. Prima erano note soltanto con i nomi in codice P4 e P5, ma l’Unione Astronomica Internazionale ha finalmente stabilito che la quarta e la quinta luna di Plutone vengano chiamate Cerbero e Stige (in inglese, Kerberos Styx). Va considerato in ogni modo che le lune non sono rimaste per troppo tempo senza nome, perché la loro scoperta è davvero recente. I piccoli oggetti in orbita intorno a Plutone sono stati rilevato nel 2011 e nel 2012 dal Telescopio Spaziale Hubble, durante osservazioni compiute in preparazione al passaggio della sonda New Horizons che avverrà nel 2015.

plutomoons_hubble_960

Per quanto piccolo, per quando “pianeta nano”, anche Plutone ha i suoi satelliti! (Crediti: NASA, ESA, Mark Showalter (SETI Institute))

Al momento sappiamo ben poco di questi elusivi satelliti: la loro riflettività non è nota, per cui nemmeno riusciamo ad avere stime precise sulla loro grandezza. Grosso modo, si ritiene che siano “sassi” di una ventina di chilometri di diametro. Dovremo aspettare ancora un paio di anni prima che la sonda New Horizon passi vicino Plutone, fornendoci le prime chiare immagini del pianeta nano e dei suoi satelliti.

Il viaggio verso Plutone non è uno scherzo: la sonda è stata lanciata nel 2006 ed ha dunque già compiuto un viaggio lungo alcuni anni. Si prevede che raggiungerà Plutone esattamente tra due anni, il 14 luglio del 2015. Vista la difficoltà nell’arrivare in quelle regioni remote del Sistema Solare, sarà una occasione unica per studiare Plutone e i suoi satelliti, e verosimilmente dovranno passare molti e molti anni prima che un’altra sonda abbia a transitare in quelle regioni. Dunque i dati che ci fornirà New Horizons saranno destinati a durare.

Le missioni spaziali infatti hanno questo di peculiare: la riproducibilità di certe misure è assai scarsa, per non dire assente. Questo vale soprattutto per i pianeti esterni del Sistema Solare. Non possiamo che aspettare anni e anni, prima per preparare una missione (trovando i finanziamenti) poi perché la sonda arrivi finalmente in posizione. Dunque speriamo vada tutto bene e portiamo pazienza per i prossimi due anni di viaggio di New Horizons!

Loading

Un francobollo per Plutone

Ecco il possibile francobollo dedicato alla missione su Plutone

Ecco il possibile francobollo dedicato alla missione su Plutone. Crediti: Dan Durda/Southwest Research Institute

E’ ormai più di un anno che è stato ideato: una simpatica idea per un francobollo dedicato alla missione “New Horizons” dedicata allo studio di Plutone e di Caronte. E’ stata anche aperta una raccolta di firme, alla quale hanno aderito in migliaia (più di dodicimila, al momento). Come risultato, la possibilità che venga veramente emesso questo francobollo si è fatta più consistente.

Vedremo arrivare lettere dagli USA con questo simpatico francobollo? 

 

Loading

Quinta luna per Plutone!

Adesso sono diventate cinque le lune di Plutone. Ne è stata appena scoperta un’altra, grazie alle immagini prese da Hubble. Il celebre telescopio spaziale sta lavorando per preparare la missione New Horizons, che dovrebbe incontrare il pianeta nano nel 2015. Nella figura la luna è appena un puntino, che si muove attorno a Plutone  mentre l’intero sistema orbita molto lentamente attorno al Sole.

La quinta luna di Plutone è appena un puntino, ma c’è! Image Credit: NASA, ESA, Mark Showalter (SETI Institute)

La luna è veramente piccola, si estende per circa 15 chilometri, ed è composta per lo più da ghiaccio d’acqua. Interessante il fatto che Plutone sia ormai l’unico oggetto famoso del Sistema Solare mai visitato da una sonda. La sua origine e tanti dettagli della sua struttura sono (anche per questo) ancora ignoti.

http://apod.nasa.gov/apod/ap120716.html

Loading

Il sistema Plutone Caronte fotografato da Hubble

Crediti: Dr. R. Albrecht, ESA/ESO Space Telescope European Coordinating Facility; NASA

Continuiamo con il nostro passo indietro nel tempo nell’analisi del sistema Plutone-Caronte e delle sue nuove lune.

Questa è la prima immagine nitida del sistema Plutone-Caronte come mostrato dall’Hubble Space Telescope (HST). L’immagine fu presa dalla Faint Object Camera dell’European Space Agency (ESA) il 21 febbraio 1994 quando il pianeta nano distava circa 4,4 miliardi di chilometri dalla Terra, pari a circa 30 UA. In altre parole, 30 volte la distanza della Terra dal Sole (1UA = 1 unità astronomica = 150 000 000 chilometri).

Questa immagine permise di misurare il diametro di Plutone in modo diretto, ricavando un valore pari a 2320 chilometri, e permise di misurare pure il diametro di Caronte che fu di 1270 chilometri. Le osservazioni di Hubble mostrarono che Caronte è più blu di Plutone. Questo significava una composizione e una struttura differente per i due corpi.

Plutone fu scoperto nel 1930, Caronte fu osservato per la prima volta nel 1978. Questo perchè il satellite è così vicino a Plutone che i due corpi sono sempre stati un’unico corpo quando osservato con i telescopi terrestri. Questa prima immagine di HST del sistema Plutone-Caronte fu presa quando il satellite era vicino alla sua massima elongazione da Plutone, di circa 9 arcosecondi. I due corpi erano lontani 19 640 chilometri l’uno dall’altro.

L’abilità di Hubble di distinguere il disco di Plutone ad una distanza di 4.4 miliardi di chilometri è equivalente a osservare una palla da baseball ad una distanza di 64 chilometri.

Plutone veniva spesso chiamato il “pianeta doppio” perchè Caronte aveva un diametro pari a metà di quello di Plutone. La nostra Luna è un quarto il diametro della Terra. Ora, invece, i satelliti scoperti orbitanti intorno a Plutone sono ben quattro. E la sonda New Horizons non mancherà di farci delle belle sorprese.

Fonte Hubble Site: http://hubblesite.org/newscenter/archive/releases/1994/17/image/a/

Loading

E se Plutone avesse gli anelli…?

Lo sappiamo: l’astronomia moderna non è stata troppo gentile con Plutone, che si è visto scippar via il titolo di pianeta che aveva avuto per tanto tempo all’interno del Sistema Solare (e nell’immaginario di tanti di noi). Questo però non deve trarre in inganno; per quanto sia un “pianeta nano”, Plutone continua a celare diversi enigmi, ben celati nelle fredde profondità siderali là dove alberga indisturbato (almeno fino a quando la sonda New Horizons, nel 2015, non arriverà a dargli finalmente un’occhiata da vicino…)

Nonostante le ridotte dimensioni, Plutone ha almeno tre quattro satelliti (Caronte, Idra e Notte e il nuovissimo P4). Visto che ha un sistema di satelliti, viene (quasi) spontaneo chiedersi se magari possa avere anche una struttura di anelli, e  chissà, altri satelliti intorno non ancora scoperti.

Sicuramente New Horizons avrà molto da dire su questi temi, quando arriverà a destinazione. Nell’attesa, alcuni scienziati planetari sono giunti alla conclusione che Plutone potrebbe avere un sistema di anelli, anche parziale o temporaneo, abbastanza lontano dal (quasi)pianeta medesimo. Questi anelli si sarebbero formati dalla collisione di oggetti della fascia di Kuiper (famosa ed alquanto affollata fascia di asteroidi) con Notte e Idra.

Bene, oggi è apparso un articolo su astro-ph, che mostra come – fatti i debiti conti – Plutone sì, può avere una struttura ad anelli stabile (per giunta) e anche – udite – alcuni satelliti rocciosi, non ancora scoperti.

La deduzione si basa su dei conti (che in questa sede ci possiamo risparmiare) riguardanti le specifiche modalità di formazione del sistema Plutone-Caronte. I due potrebbero essere venuti fuori da una mega collisione cosmica tra un grosso oggetto della fascia di Kuiper (diciamo, 1000 km di diametro), e il “Plutone” primordiale” (che avrebbe dunque originato Caronte da frammentazione post-urto). Se le cose fossero andate così, è comprensibile ipotizzare che lo spazio intorno a Plutone sia rimasto affollato di detriti di corpi più piccoli di Caronte, e magari anche di una fascia, un vero e proprio anello.

Dal calcolo si desume che un sistema stabile di anelli potrebbe in effetti esistere intorno a Plutone, fatto di oggetti piuttosto piccoli (20-90 km di diametro) insieme con particelle e polvere, a circa 2500 km dal centro dell’ex-pianeta. Naturalmente non siamo ancora in grado di verificare osservativamente tale predizione; quel che è certo è che la tendenza più moderna delle scienze planetarie ci indica che il Sistema Solare ha messo in campo delle modalità di formazione di pianeti ben più vasta ed articolata di quanto si pensava solo pochi anni fa. Quante altre sorprese ci darà Plutone?

PS Se avete voglia di vedere come potrebbe essere il paesaggio su Plutone, guardate qui

Loading

Hubble rivela cambiamenti sulla superficie di Plutone

Fin dal momento della sua scoperta, avvenuta nel lontano 1930, il pianeta Plutone è apparso ai telescopi – anche ai più grandi – come poco più di un puntino luminoso, a motivo delle sue ridotte dimensioni e della sua relativa lontananza dal nostro pianeta. Nonostante ciò, ora il Telescopio Spaziale Hubble è riuscito nell’intento di mappare la superficie del pianeta “nano” in un dettaglio davvero senza precedenti.

Tanto per capirci, possiamo dire che la nuova mappa è cos’ buona, che gli astronomi sono anche riusciti a individuare dei dettagli di alcuni cambiamenti avvenuti negli ultimi anni, tramite il confronto  tra le immagini acquisite da Hubble nel 1994 con quelle più recenti acquisite nel 2002-2003. Il compito è realmente difficile, quasi come voler vedere una pallone da calcio dalla distanza di decine e decine di chilometri…

La “vista” di Hubble non è così acuta da vedere crateri o montagne, se pure queste strutture esistono su Plutone, ma Hubble riesce a rivelare comunque un pattern complesso di colori diversi. Questo si ritiene sia dovuto al risultato dell’azione della radiazione ultravioletta  proveniente dal Sole, che riesce a scindere il metano presente sulla superficie di Plutone, lasciandosi dietro un residuo scuro, ricco di carbonio.

Il mondo di Plutone, tutt’altro che statico e immutabile… !
Crediti: NASA, ESA, and M. Buie (Southwest Research Institute)

Gli astronomi sono rimasti piuttosto sorpresi nell’accorgersi che la brillanza superficiale di Plutone era cambiata negli ultimi anni – il polo nord è più luminoso e l’emisfero sud invece più scuro e più rossastro. L’estate si sta avvicinando al polo nord di Plutone, e questo può far sì che il ghiaccio alla superficie si sciolga e si condensi nuovamente nella parti più ombreggiate e fredde del pianeta.

Complessivamente, il quadro che ci regala Hubble dipinge Plutone non più come un semplice pezzo di ghiaccio e roccia, ma come un mondo dinamico in rapida mutazione, che viene sottoposto a notevoli cambiamenti climatici…!

Hubble Press Release

Loading

Page 2 of 3

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén