Blog di Marco Castellani

Tag: Sagan

Far pace, su Venere

Vorrei partire da questa fotografia, per un tragitto che da Venere ci riporti rapidamente alla Terra: risale al 1996 e ci mostra Dickinson, un cratere da impatto nella parte nordest della regione Atlanta. L’ampiezza dell’immagine, tanto per dare un’idea, è di 185 chilometri di ampiezza e 69 di altezza.

Il cratere Dickinson su Venere.
Crediti: NASA/JPL-Caltech

Il cratere appare davvero complesso, caratterizzato da un anello centrale e una pavimentazione costituita da materiale diversamente opaco al radar (alternanze di zone chiare e zone scure). Si vede chiaramente che non è simmetrico, la mancanza di materiale da impatto ad ovest potrebbe proprio indicare che è esattamente quella la direzione dalla quale è arrivato il corpo che ha impattato il pianeta.

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Quel puntino blu…

Correva l’anno 1990, e la sonda Voyager 1 si trovava già alla bellezza di quattro miliardi di chilometri dal nostro Sole. Era partita il 5 settembre del 1977 e piano piano aveva guadagnato questa rispettabile distanza, oltrepassando anche i pianeti esterni, quelli che erano stati il suo principale oggetto di investigazione.

Il giorno 14 febbraio dell’anno 1990, successe qualcosa di particolare. La sonda voltò la camera all’indietro, realizzando il primo ritratto di famiglia di un Sistema Solare, che per la prima volta si poteva abbracciare nella sua meravigliosa completezza. Successe questo, appena prima che la camera venisse spenta per garantire il funzionamento ininterrotto della sonda, fece questa foto particolarmente significativa. In questo ritratto la nostra Terra entra tutta dentro un singolo pixel.

Quel puntino chiaro… sì, siamo noi.
Crediti: NASA/JPL-Caltech

Siamo così appena, visti da così lontano. Piccoli piccoli. E passerà certamente molto tempo prima che una analoga foto della nostra Terra possa essere presa da queste distanze davvero siderali.

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Perché è importante l’astronomia?

Certo, tutto dipende da come uno guarda le cose. “Da che punto guardi il mondo tutto dipende” diceva una famosa canzone, ed è vero. Così la crisi può essere certamente vissuta, almeno tentativamente, come “opportunità”. In questo caso è una opportunità preziosa per tornare ad alcune domande fondamentali. come si propone di fare un articolo apparso qualche giorno fa su astro-ph (la nota collezione di articoli in forma di preprint), significativo già dal suo titolo: “Perché è importante l’astronomia?” (Why is Astronomy Important?).

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Quanto possiamo trasmettere alle future generazioni, del nostro stupore per il cosmo… Se solo lo manteniamo vivo! 

L’articolo parte subito puntando al nocciolo della questione – ad una delle domande che tante volte ci facciamo perfino noi addetti ai lavori. Combattere la povertà e la fame rimane una priorità a livello mondiale, e ogni attività che non tenti direttamente di risolvere questi problemi può essere difficile da giustificare e (soprattutto) da supportare. Men che mai in tempi come questi, tempi di crisi, appunto. Tuttavia bisogna pure ricordare come “investire nell’educazione scientifica, nella ricerca e nella tecnologia fornisce un considerevole ritorno – non solo economicamente, ma culturalmente e in maniera indiretta per la popolazione in generale – e ha aiutato i vari paesi ad affrontare e a superare le crisi”

Ecco la parola crisi che torna e ritorna, come qualcosa che ci obbliga ad interrogarci sul perché facciamo quello che facciamo. Sul significato di tutto.

Il resto dell’articolo (che suggerisco per chiunque abbia un poco di confidenza con la lingua inglese) si muove essenzialmente su due binari. Da una parte viene illustrata la rilevanza della ricerca astronomica, con una rapida ma significativa carrellata su alcuni esempi di trasferimento tecnologico in campi specifici come ottica ed elettronica (basterebbe citare lo sviluppo di rivelatori CCD, che dai telescopi professionali sono pian piano migrati sull’elettronica di consumo più ampio – ma gli esempi possibili non si fermano certo a questo). Dall’altra non si rinuncia a tentare un discorso più… ambizioso.

Ed è forse questa  la parte più interessante su cui riflettere: sul valore aggiunto dello studio dell’astronomia in sé, al di là delle ricadute tecnologiche. “L’astronomia ha sempre avuto un impatto significativo sulla nostra visione del mondo… Ci sono ancora molte domande inevase in astronomia. La ricerca attuale si sforza di comprendere questioni come ‘Quanto siamo vecchi?’, ‘Qual è il destino dell’Universo’ e forse la più interessante ‘Quanto è unico l’Universo, quanto un Universo leggermente differente avrebbe ancora potuto supportare la vita?'”

Il lavoro si chiude assai significativamente con una citazione dell’astronomo americano Carl Sagan, da The Pale Blu Dot (il riferimento è alla terra vista dallo spazio, un “piccolo punto blu”):

E’ stato detto che l’astronomia è una esperienza che favorisce l’umiltà e la formazione del carattere. Probabilmente non vi è migliore dimostrazione della follia della presunzione umana che questa immagine presa da lontano del nostro piccolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di trattarci l’un l’altro con più gentilezza, e di preservare e custodire questo piccolo puntino blu, la sola casa che abbiamo mai conosciuto”

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