Blog di Marco Castellani

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Un Mariner in miniatura

Questo qui sotto è appena un modellino della sonda Mariner-C che sembra galleggiare nell’oscurità dello spazio siderale. La foto ci giunge dal lontano 1964, precisamente per la conferenza sulle nuove tecnologie al Glenn Research Center a Cleveland (USA).

Il modellino della Mariner-C (Crediti: NASA)

Siamo dunque all’inizio dei Sessanta, davvero agli albori dell’esplorazione planetaria. Il Mariner-C ed il Mariner-D sono due sonde assolutamente identiche destinate a volare nell’orbita di Marte e riportare a Terra immagini della superficie del pianeta.

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Giove all’ultravioletto

Passano gli anni e giungono nuovi telescopi (il pensiero va immediatamente a James Webb ed Euclid) eppure l’ormai glorioso Hubble si rivela ancora capace di spedire a Terra immagini che ci stupiscono realmente. Come questa, che ci rivela una visione del pianeta Giove piuttosto inusuale.

Hubble ci regala un nuovo modo di vedere Giove…
Crediti: NASA, ESA, M. Wong; Processing: Gladys Kober

Si tratta infatti di Giove visto in banda ultravioletta. Dico visto ma sarebbe corretto forse dire rimappato, nel senso che poiché – a differenza di Hubble – il nostro occhio non percepisce le lunghezze d’onda dell’ultravioletto, si è scelto di dare colori diversi a diversi filtri ultravioletti, in modo da riportare il tutto all’interno della nostra area di percezione. È una procedura molto comune in astronomia: anche noi abbiamo già visto, in giugno, come appare Marte, nelle bande ultraviolette. E di cose poi da investigare in questa regione di lunghezze d’onda, ce ne sono certamente molte altre.

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L’inizio di un viaggio interstellare

Appena ieri, il 5 settembre. Ma dell’anno 1977, profondamente nel secolo scorso. Erano tempi di fermento per l’astronomia. Proprio il mese precedente il telescopio Big Era, dell’Ohio State University, aveva ricevuto un segnale che sembrava indicare una emissione da parte di una intelligenza extraterrestre, l’ancora famoso segnale Wow! (l’origine del quale non si è mai completamente chiarita). E certo, era stato anche lanciato il cugino Voyager 2 (ok, non mi chiedete perché la numerazione è invertita, a me personalmente fa pensare alla track listing del capolavoro musicale di pochi anni successivo, The Pros and Cons of Hitch Hiking, dove avviene un simile scambio temporale tra Part 1 e Part 2 di uno stesso titolo).

Il momento del lancio della Voyager 1, da Cape Canaveral (Crediti: NASA)

Sul piano sociale e politico non è stato scevro di eventi importanti. Quell’anno duecento intellettuali firmano la Charta 77, realizzando la più importante iniziativa del dissenso in Cecoslovacchia. In Italia prende il via (a Catanzaro) il processo per la strage di Piazza Fontana. In India si dimette da primo ministro Indira Gandhi.

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Plutone, zona nord

Questa bella visione di Plutone si deve, come si può immaginare, alla sonda New Horizons. Per la precisione, i dati usati sono stati acquisiti nel luglio 2015, mentre la sonda era occupata nel suo primo volo di ricognizione. Ciò che si vede è la zona nord compreso il polo, che si trova in alto a sinistra nell’immagine.

La parte settentrionale di Plutone
Crediti: NASAJohns Hopkins Univ./APLSouthwest Research Institute

La regione è nota come Lowell Regio e prende appunto il nome da Percival Lowell, il fondatore dell’osservatorio dal quale Clyde Tombaugh ha scoperto il pianeta nano Plutone. Immagini come questa, di mondi distanti diversi miliardi di chilometri, sono preziosissime e con ogni probabilità sono destinate a rimanere lo stato dell’arte riguardo a Plutone, ancora per molti anni.

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Un piccolo pianeta

Siamo veramente su un piccolo pianeta, questo confronto in scala ce lo fa capire efficacemente.

Eppure da qui, da questo puntino, da questo pallido puntino blu se vogliamo, degli esseri intelligenti sono riusciti piano piano a crearsi un modello scientifico del cosmo, a rispondere a domande enormi, come quando è nato il cosmo? oppure quanto è grande? oppure anche, sia pure come ipotesi, come andrà a finire?

Occorre ancora dirlo? Non è nell’apparire, nel farsi grandi più di altri, la via della compiutezza. Siamo un piccolo pianeta che gira attorno ad una piccola stella nella periferia apparentemente più anonima, di una galassia enorme, rispetto alla quale siamo (come dimensioni) veramente nulla.

Eppure.

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Marte, com’è

Nel giorno 872 dall’inizio missione (data sulla terra, 3 agosto) l’elicotterino Ingenuity acquisisce questa limpidissima immagine della superficie di Marte.

Cinque metri sopra Marte…
Crediti: NASAJPL-CaltechIngenuity

Durante il volo, Ingenuity si è alzata di circa cinque metri sopra la superficie del cratere Jezero. Questo è il cinquantaquattresimo volo per Ingenuity, ormai abituato ai piccoli sorvoli di Marte.

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Phobos davanti Marte

Veramente straordinaria questa foto. Fobos è una delle due lune di Marte, la più grande. Anche, è la luna più scura di tutto il Sistema Solare (che di suo, di lune ne ha moltissime).

La luna Phobos davanti al pianeta Marte
Crediti: ESADLRFU BerlinMars Express; Processing & CC BY 2.0 LicenseAndrea Luck

La sua orbita particolare ed il colore indicano che potrebbe essere un asteroide catturato nell’orbita del pianeta, composto da un misto tra ghiaccio e roccia scura. L’immagine è stata catturata dalla Mars Express (che continua ad orbitare attorno al pianeta) un paio di anni fa.

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Rientrare a casa

Sono due le lune di Marte, Phobos e Deimos. Il cratere Stickney è quello più grande in assoluto su Phobos (che pur essendo la più grande delle due lune, di suo vanta un diametro di appena 22 chilometri, niente a che fare con la nostra Luna).

L’imponente cratere Stickney, sulla luna Phobos.
Crediti: HiRISEMROLPL (U. Arizona)NASA

Essendo un cratere largo circa nove chilometri, Stickney occupa una buona parte della luna medesima, una parte così rilevante che si pensa che l’impatto da cui si è originato sia stato vicinissimo a provocare la disgregazione completa della piccola luna.

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