Blog di Marco Castellani

Tag: stato stazionario

Un universo effervescente

Si trova “appena” ad undici milioni di anni luce dal pianeta Terra, il suo nome in codice è NGC 5128 ma è più nota con il nome di Centaurus A. E’ una galassia di forma ellittica che si estende nello spazio per ben sessantamila anni luce. Questa immagine presa dal Telescopio Spaziale Hubble ci mostra un “particolare” largo circa 8500 anni luce, più che sufficiente per mostrarci la maestosità di questa galassia.

La parte centrale di Centaurus A
Crediti: NASAESAHubble Heritage (STScIAURA)-ESA/Hubble Collaboration

La storia di Centaurus A è la testimonianza di un Universo che non si ferma, che non ammette soluzioni “stazionarie”, che è in sommovimento perenne. Stiamo infatti osservando il risultato di una collisione tra due galassie “normali” che incontrandosi, hanno generato questo ambiente “spumeggiante” e composito, costituito da regioni di forte formazione stellare, ammassi stellari massicci, ed ancora gas e polvere cosmica, in grandissima quantità.

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Migranti… cosmici

Ci siamo un po’ tutti abituati, e dobbiamo sempre lottare per sgretolarla, questa abitudine. Ci siamo abituati a pensare noi stessi e il cosmo come stazionari, e a ben vedere una cosa rafforza l’altra. Nella nostra mente si deposita il pensiero pigro, quello dell’assenza di novità, della mancanza persistente di cambiamento. Combattere questo pensiero è ritornare ad una economia della mente e del cielo (guarda un po’, abbastanza collegate) più sana, ariosa, bella e spaziosa.

Meno male che ci aiutano gli esempi, meno male che ci sono loro, i fatti. Quei fatti così testardi che almeno un po’, almeno per un po’, possiamo riconsiderare l’abbandono del modello stazionario, assolutamente smentito dall’evoluzione del pensiero scientifico stesso.

Prendiamo in esame, per esempio, questa bellissima coppia di galassie.

Crediti: NASAESAHubbleProcessing & LicenseJudy Schmidt

Il sistema di galassie si chiama Arp 194 e l’immagine, questa bellissima immagine, è stata acquisita dal Telescopio Spaziale Hubble. E’ evidentissimo il ponte di stelle in formazione che unisce le due galassie: questo ponte, la cui esistenza – se non bastasse vederlo – è stata anche confermata da accurate simulazioni al computer, su cosa accade quando due galassie collidono.

Proprio le simulazioni ci dicono che le due galassie si sono attraversate, circa cento milioni di anni fa. Il risultato di tutto questo è appunto un “ponte di stelle” bellissimo e luminoso, che mantiene la connessione tra i due ambienti, ora di nuovo lontani (ma che sono destinati a fondersi in una singola galassia, nell’arco temporale di un miliardo di anni). Che poi, se guardate proprio bene, scoprirete che le galassie non son due, ma sono tre… a rendere il gioco ancora più vivo!

Le galassie dunque migrano, si intersecano, si attraversano e spesso proseguono per la propria strada. Oppure si accorpano, si fondono e diventano una sola galassia. Comunque vada, di solito l’incontro è tranquillo, non conflittuale: gli ampi spazi vuoti tra le stelle rendono il processo certamente meno terribile di quanto si potrebbe pensare.

E’ così, è proprio così. Le galassie si modificano, si muovono, si cercano (gravitazionalmente parlando), interagiscono tra loro. Niente è statico, nel cielo. Niente rimane uguale a sé stesso. Tutto cambia, giorno per giorno. Tutti cambiamo, ogni giorno.

Anche noi, se le previsioni sono esatte, incontreremo la galassia di Andromeda, tra circa quattro miliardi di anni. Ma potrebbe essere solo una testimonianza ulteriore del fatto che tutto evolve, nel cosmo.

E in noi, se lo lasciamo accadere. Se ci lasciamo evolvere, appena.

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