Blog di Marco Castellani

Tag: streaming

Onde gravitazionali, gio 11 conferenza in streaming

Sono ormai appena una manciata di ore che ci separano dall’attesissimo annuncio di “importanti risultati” che riguardano la lunga epopea della ricerca delle onde gravitazionali. La tensione è montata così inesorabile, che ormai è più che lecito attendersi qualcosa che farà davvero clamore (peraltro le indiscrezioni ormai non solo non si fermano ma nemmeno si riescono più a contare… tanto che più che chiedersi cosa sarà annunciato, è quasi più interessante sapere come verrà fatto).

light-567760_640Stando comunque ai fatti concreti, ovvero al materiale che abbiamo adesso (e ai vari misteriosi ammiccamenti dei colleghi), ci sentiamo di consigliare vivamente gli interessati di non perdere la diretta della conferenza che si terrà domani, dalle 16.00, dal laboratorio VIRGO a Cascina, che sarà possibile seguire in streaming, durante la quale, come dice l’annuncio stesso, “saranno presentati importanti risultati relativi alla ricerca delle onde gravitazionali recentemente ottenuti dalla collaborazione LIGO-Virgo”

Se poi aveste ancora qualche dubbio, un salto su Twitter può sempre aiutare…

Nell’attesa, se avete appena un paio di minuti, vi consiglio questo bel video di MEDIA INAF, che su questo settore della ricerca, riesce a fare il punto in maniera precisa e accattivante, ed anche – e non è poco – apprezzabilmente concisa.

E domani si dovrebbe aprire un nuovo capitolo. Di una storia, peraltro, sempre più affascinante.

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Rdio e Spotify, un fiume di musica

E improvvisamente succede. Tutta la musica che pazientemente ti sei messo da parte negli anni, tutto d’un tratto è come se non ci fosse. Eh sì, perché se ti abboni ad un servizio come Spotify o Rdio (che è quello che io preferisco) improvvisamente è come se tu avessi appena una pozzanghera, un laghetto, di fronte all’oceano di dischi che ti puoi ascoltare.

Eccoli lì tutti i dischi, hai davvero un archivio sterminato da sentire. Quando realizzi che tutti i dischi che hai comprato, potevi non comprarli, se solo avessi avuto accesso a queste risorse un po’ prima. Lo so, lo so, è vero. Tecnicamente c’è ancora una bella differenza. Questi dischi sono tuoi, mentre l’accesso al mare magnum tipicamente ti costa qualcosa (no, costume e pinne non servono…). Che poi sono circa 5 euro al mese, oppure il doppio se vuoi l’accesso anche da tablet e smartphone. Spotify a dire il vero permette anche un utilizzo gratuito, ma è fastidiosamente interrotto da spot pubblicitari e vi sono altre limitazioni, per cui di solito ci si stanca presto. Almeno, io mi stanco subito.
Una signora cantava nei miei auricolari. mentre scrivevo (Crediti Rdio.com) 
Dopo un po’ di prove e di oscillazioni tra Spotify e il meno noto ma non meno valido Rdio, ho scelto – come qualcun altro –  di dare i miei soldi al secondo. E vi dico perché, in qualche punto.
  • L’interfaccia. Quella di Rdio è più chiara e pulita di quella di Spotify, la trovo più sobria e  piacevole. Certo, questione di gusti.
  • Il web. Rdio funziona benissimo anche dal browser. Spotify manco se lo sogna.
  • I dischiI dischi, i dischi!! Io sono cresciuto collezionando dischi in vinile, musicassette, poi CD, poi collezioni di mp3. Ma ho profondamente impressa nei cromosomi la “struttura” logica del disco. Un disco è un lavoro completo, organico, indicativo di una certa epoca e di un certo percorso di maturazione artistica di chi lo ha realizzato (ecco perché non mi entusiasmano le antologie, di solito). Ora tu, caro Spotify, che mi combini? Voglio aggiungere un disco (una unità organica completa e compiuta, ribadisco) alla mia antologia. E tu che fai? Me lo fai aggiungere ad una playlist? Ma siamo impazziti? Io voglio aggiungere il disco, in quanto tale. Su Rdio posso aggiungere il disco alla mia collezione. Il disco. Proprio lui. Senza ingrossare una generica playlist. E questo è molto, per uno come me.
  • Ci sono i Pink Floyd su Rdio. Non ci sono i Pink Floyd su Spotify. Io amo i Pink Floyd.
  • Altre minuzie… con Rdio puoi usare una device come telecomando per pilotare l’altra. Puoi usare l’iPad per pilotare i brani che ascolti sul desktop, per esempio. Simpatico ed ingegnoso.
  • Qualità. Questo prendetelo cum grano salis, ma a me pare che lo streaming su Rdio sia più limpido rispetto all’altro. Ma, non garantisco. Magari mi sbaglio.
Certo c’è il fatto che ora tutti sono su Spotify, e l’aspetto social è molto più evidente colà. Quindi ecco, mi dispiace per i miei amici in Facebook, non potrò vedere cosa ascoltano. Ma io mi trovo meglio qui.
In ogni caso, uno o l’altro (o qualcun altro ancora) è evidente che siamo sulla soglia di un altro modo di ascoltare la musica. E ti cambiano i paradigmi. Ora invece che ascoltare e riascoltare – ad esempio – le sonate per pianoforte di Mozart da un solo interprete, ecco che sbalordisco di fronte alle scelte che mi trovo davanti. Posso ascoltarle varie volte cambiando sempre interprete. Assimilando le differenze, le affinità. 
Una cosa abbastanza inconcepibile fino a poco tempo fa.

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