Blog di Marco Castellani

Tag: Universo Page 2 of 5

Euclid è in volo!

Rientrando dal bel meeting Scienza per la Pace che si è tenuto a Teramo venerdì e sabato della scorsa settimana (avrò occasione per tornarci sopra), grato per quello che avevo ascoltato, per come era stata accolta la mia relazione, per gli incontri e i dialoghi – una vera ricchezza – non potevo comunque non pensare al fatto che di lì a poco sarebbe stato lanciato finalmente Euclid (sonda sulla quale avevo azzardato qualche considerazione a giugno).

Immagine artistica della sonda Euclid al lavoro
Crediti: ESA, CC BY-SA IGO 3.0

Arrivato a casa, sabato pomeriggio, mi sono subito collegato al sito ESA per seguire il lancio, che è andato alla perfezione. Interessante il fatto che il vettore sia un Falcon 9 di Space X, un’impresa privata (quella di Elion Musk per capirci). La sinergia tra pubblico e privato ormai è un tratto distintivo di questa nuova corsa allo spazio: così in questo caso, così per la corsa alla Luna in effetti (ne ho accennato anche al convegno di Teramo).

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Prendere il latte

Stavo riflettendo un poco sugli ultimi post, quello di ieri in cui mi sono permesso qualche ricordo in merito alle dispute sull’età dell’universo, ma anche quello sull’imminente lancio di Euclid, la sonda che dovrebbe dirci qualcosa di definitivo (si ritiene) sulla natura della materia e dell’energia oscura.

Se c’è qualcosa che mi ossessiona in questi tempi (tralasciando le cose inconfessabili, ovviamente) è l’idea che l’astronomia, la cosmologia devono tornare dentro la quotidianità, dentro la vita ordinaria, altrimenti non servono.

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Una risposta che non pensavo possibile

Questa meraviglia è una vista di Hubble dell’ammasso globulare chiamato NGC 6544, una regione densamente popolata (decine di migliaia di stelle) a circa ottomila anni luce da noi, dentro la Via Lattea.

L”ammasso globulare NGC 6544 visto da Hubble
Crediti: ESA/Hubble & NASA, W. Lewin, F. R. Ferraro

Di ammassi globulari ce ne sono circa 170 nella Galassia, variamente popolati. Sono preziosissimi non solo per la loro bellezza (pienamente svelata da Hubble) ma per quanto abbiamo imparato e stiamo ancora imparando, sulle stelle e sul nostro universo in senso più generale.

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Cinquantacinque pagine di spazio

Ringraziando gli ultimi iscritti a questi aggiornamenti quotidiani di darsispazio (la regola editoriale al momento è assai semplice, un articolo ogni giorno feriale, per iscrivervi c’è un box nella parte destra del sito), entrati ormai nella seconda metà del mese di giugno desidero avvertire che il flusso di aggiornamenti potrà subire alcuni rallentamenti (vacanze sì, ma anche impegni professionali).

Ecco qui l’archivio… 😉

Nel mentre vi invito, se vi fa piacere, a consultare l’archivio (per quanto riguarda darsispazio possiamo infatti vantare ben cinquantacinque pagine di un archivio che si spinge indietro fino al 2002) e senz’altro commentare – senza alcun timore (non ci sono commenti stupidi, magari invece ci sono miei aggiornamenti un po’ insipidi, spero pochi) – le notizie che vi colpiscono. Anche per mandare avanti un discorrere sullo spazio che è quanto mai necessario, io credo, proprio per comprendere il posto esatto che abbiamo sulla Terra.

Non si comprende infatti cosa facciamo in questo mondo se nel frattempo non si guarda il mondo e per la nostra coscienza moderna – nutrita da immagini di ambienti lontanissimi e meravigliosi – il mondo non può che coincidere con l’universo nella sua totalità.

Siamo qui soltanto per questo, per proseguire in questa avventura. Insieme.

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Modello stazionario

Che vi sia creazione,
creazione continua anche
anche e soprattutto nella

nella situazione apparentemente stazionaria stabilita
rappresa nell’onda del tempo

E’ cosa necessaria appena
e sufficiente
a respirare,

impernia e fissa ogni respiro attorno
intorno al

punto di valore, fuga all’infinito
rifrangenza stagnante a sorpresa
a sorpresa di misericordia
spezza di nuovo la logica interna
del modello

di ogni modello.

Dal volume “In pieno volo” (2014)

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Una casa per noi

Parto da lontano. Cosa è che causa queste strane curvature nei pressi del centro della nostra Galassia? I raggi paralleli che si piegano nella parte superiore dell’immagine radio in primo piano sono noti come Centro Galattico Radio Arc e promanano dal disco della Via Lattea. La zona del Radio Arc appare connessa al centro galattico da strani filamenti curvi semplicemente noti come “archi”. Le meraviglie però non finiscono qui.

Il centro galattico in banda radio.
Crediti: Ian Heywood (Oxford U.), SARAO

La struttura brillante (nel radio) a destra in basso nasconde il buco nero della nostra Galassia, conosciuto con il nome di Sagittarius A*. Sembra che la zona del Radio Arc e gli Archi possiedano questa particolare geometria perché contengono gas caldo che fluisce accarezzando le linee di potenti ma intricati campi magnetici.

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Per rimetterci in moto

Siamo abituati a credere che niente può davvero cambiare. O piuttosto, ci hanno abituati? In ogni caso, quando ero più giovane non era così. C’era un senso frizzante di rivoluzione, sentivo che il mondo stava per cambiare. Profondamente. In meglio. Non è tanto una questione politica, o esclusivamente tale, come poteva sembrare. Era proprio una questione esistenziale. Tutto stava per cambiare, finalmente. Lo sentivo, era nell’aria, era questione di pochi anni, forse pochi mesi, tutto sarebbe cambiato.

Tutto è in movimento, la stasi è una tentazione mentale, da superare…

Poi non si capisce bene come, e soprattutto quando. Lentamente, inesorabilmente, qualcosa si è definito, nella vita. Si è messo a fuoco, crescendo. Ma qualcos’altro si è affievolito, quasi spento. E intanto è cresciuta una convinzione, non detta, ma forte, limpida, inevitabile. Niente può cambiare a livello di società, niente. Tanto vale organizzarsi per quanto si può, nel proprio privato. Vivere alla meno peggio. Perché tutto il resto sono sogni. Le rivoluzioni non funzionano, le rivoluzioni non esistono.

Però perché allora il cuore desidera ardentemente qualcosa se essa non esiste? Una super beffa cosmica? Mi dispiace, non mi convince, non ci credo: il cuore mi sta dicendo realmente qualcosa. Qualcosa a cui la mente non vuole aprirsi.

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Lavoro di accordatura

Vero, è stato detto molte volte, qui. Però a me piace provare a ricordarlo spesso, tentare di ritornarci ogni volta che posso. Perché me lo scordo. E se me lo scordo è come se mi catapultassi indietro, dentro il modello di universo statico. Cioè, guardo fuori e niente, non si muove nulla. Se non faccio esperienza – almeno indiretta, tramite la scienza – che in questo momento il Sole viaggia a più di 220 chilometri al secondo. Che i quasar lontani sono immensamente più lontani di ieri.

L’universo si muove, eccome. Ma già pensarlo mi apre la mente. Lei poi subito si richiude, e devo ripensarlo, ancora ed ancora

Meno male che ci sono tante evidenze, che mi confortano.

La Nebulosa del Granchio è il primo oggetto del catalogo di Messier, il catalogo della cose che non sono comete. Viene appunto chiamata M1. Fatta da resti di una supernova esplosa nel 1054. Larga dieci anni luce, adesso. E si espande. A più di 1000 chilometri al secondo.

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