Blog di Marco Castellani

Tag: viaggi

Cambridge, primo giorno


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Inserito originariamente da mcastellani

Giornata itinerante, occupata dallo spostamento da Roma a Cambridge. L’arrivo all’aereporto, il passaggio al controllo bagagli, passaporti e formalità varie. Poi un’oretta e mezza d’aereo, passata un pò dormicchiando, e poi sbuchi fuori e risuccede: sei in altro differente universo. Un altro posto da dove ti trovavi la mattina stessa, pochissime ore prima.

Non viaggio molto, ma quel poco che viaggio è una cosa che mi colpisce sempre molto. Ma come – penso – la mattina mi trovo a Roma, e dopo pochissimo sono catapultato in un posto diverso, dove la gente parla e si veste e si muove in maniera differente (anche se magari non così differente, rispetto a qualche anno fa). Stranezza dei viaggi in aereo. La mente avrebbe bisogno di più lentezza, di un tracciato anche temporale, uno svolgimento che avviene nel corso del tempo, per abituarsi, per abituarti.

Giriamo a Londra per qualche decina di minuti; benchè si sia nel primo pomeriggio, mi pare già caotica, grande, articolata; al primo contatto forse indecifrabile. Non so che giudizio riportarne: i dati sono troppo pochi. Cerco di ricordarmi di quando ci sono stato da ragazzo; sono passati troppi anni, non sono certo se gli eco che mi arrivano nella memoria siano reali. Guardiamo le mappe, lo dico a Luigi: volevo cercare Celsea, il quartiere dove avevo alloggiato, con mia mamma e i miei fratelli, tanti anni fa. Ma la città è grande e noi siamo con tutte le valige; si decide di proseguire verso Cambridge.

Ripartiamo da King’s Cross e ci inoltriamo nella campagna inglese. Si vedono pianure verdi, mucche, campi da golf. Le casette tutte uguali uguali.

Cambridge mi dà un’impressione tutta diversa. Forse le dimensioni ridotte permettono che la mia mente possa comprenderne meglio qualcosa al primo contatto. Sento un senso di pace che mi conforta, l’ambiente più tranquillo mi rinfranca, assieme alla veduta d’insieme di un posto che mi pare gradevole.

Si cammina fino al Bed & Breackfast, osserviamo la gente che cammina, i volti. Quanta gente che non è inglese (ma a Londra ancor più): indiani, neri, orientali, gente di tante razze. Coesistono e si muovono nello stesso ambiente, con tranquillità.

Arriva il tipo e ci fa sistemare nelle camere. L’ambiente è carino, pulito, accogliente. Scendiamo ed andiamo a mangiare Fish and Chips, in una specie di pub che abbiamo trovato lungo la strada. Il cibo mi pare buono, il prezzo è modico (meno male, chè le sterline qui sembrano volare via…); c’e’ un caminetto e divanetti e sedie. Ci dicono di sistemarci dove ci pare. Ordino e pago subito, la ragazza dopo poco ci porta i piatti.

Mangiamo e parliamo di Gaia, dell’Osservatorio e dei suoi direttori, dei gruppi scientifici. Di quelle parti dell’astronomia che sembrano avere futuro e quelle che sembrano quasi ferme. E’ vero, in alcuni campi sembra che ormai si lavori sui dettagli, il quadro è abbastanza consolidato. Non è così per tutto, però.

Rientriamo e mi metto a leggere un pò su Gaia. Faccio un paio di telefonate, apro la televisione dove c’è la cerimonia di insediamento del presidente americano, butto giù queste note. Pensavo quasi di no, ma lo so che l’impulso a scrivere è forte e non si può evitare, almeno quando si è in viaggio. Fermare le impressioni, anche se piccole, minime. Magari non le legge nessuno, che importa: farlo,mi aiuta a capire, a rendere a me stesso un pò più intellegibile il mondo.

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Quinto giorno a Leiden


Leiden
Inserito originariamente da Eisbeertje

Arrivo un pò in ritardo.. ad appuntare qualche nota del giorno di venerdì scorso, ultimo della mia breve permanenza a Leiden.

La mattina colazione in albergo, come al solito, a noi però si è unita la ragazza olandese (che parlotta italiano) che avevamo conosciuto il giorno prima. Dopo colazione a prendere i bagagli chè si deve lasciare l’albergo.

Dopo aver pagato, io e Luigi ci dirigiamo alla fermata. Hester non c’e’, probabilmente ha già presto l’autobus. Dopo un pò che parlottiamo, noto un biglietto incastrato in un angolo appoggiato al vetro del gabbiottino della fermata; con sorpresa ne scopriamo la natura, un breve messaggio di saluto indirizzato a noi dalla ragazza bionda. Penso, forse non abbiamo fatto una pessima figura come italiani, in questa occasione. Una conversazione gentile e null’altro, può far nascere un’amicizia, una cordialità? Siamo noi italiani troppo chiusi e “cinici”, talvolta, mi dico.

La mattina all’istituto ancora lavoro, che si protrae nel pomeriggio. Questo è bene perchè riusciamo a chiudere una procedura ancora “pendente” in maniera soddisfacente, il chè dà un bel senso di compiutezza – pur nelle mille cose ancora da fare – al nostro soggiorno di lavoro.

Poi si va in aereoporto. Si fanno un pò di spese, si mangia qualcosa e si va. La KLM ci tratta bene e ci mangiamo un curioso cibo (olandese?) freddo con frutta verdura e altre cose, e poi anche pastigliette di cioccolato a mò di dessert.

Penso ancora che se ho imparato qualcosa, è che uno deve far bene il proprio lavoro, e preoccuparsi meno del resto. E’ quello che uno può fare, è la ragione per cui ci hanno pagato il viaggio, l’albergo e tutto il resto. Semplice ma a volte non così evidente, per me: bene che me ne ricordi!

Arriviamo un pò tardi per via di un ritardo nella partenza dell’aereo; stanchi ma tutto sommato contenti. E’ stato un viaggio utile; ora siamo a casa.

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Terzo giorno a Leiden

Oggi finalmente degli spiragli di sole allietavano Leiden, anche se tratti. Ma che freddino la mattina e la sera. Abbiamo atteso l’autobus, io e Luigi, questa mattina per più di mezz’ora, non abbiamo per nulla capito come mai. E l’altro che ci doveva portare all’istituto di astronomia non sembrava passasse in orari accettabili. Abbiamo ipotizzato fosse festa nazionale, vedi a non conoscere il posto. Mah!

Avanti ancora con il lavoro, anche se a volte uno avrebbe la fretta di voler fare di più e meglio; purtroppo il presto a volte, mi sembra, è nemico del bene. Bisogna pure avere pazienza, e vedere le cose che si costruiscono piano piano. Anche con i rapporti tra le persone; lavorare fianco a fianco, parlare, interagire, scherzare, prendere il caffè insieme: mi rendo conto che non sempre si può lavorare a distanza via E-mail. Scopro l’acqua calda, ma lo dico lo stesso. Ebbene, no, anche nell’epoca del web, non si può prescindere dal contatto; dopotutto non viviamo (ancora) solo dentro uno schermo: voglio dire che tutto questo si traduce anche in effetti positivi sul lavoro.

Anche, credo, il fatto che si sia stati bene alla cena al ristorante indoesiano, dove ci ha portato Antony. Tante cose passano, ma i rapporti umani veri, lavoro o no, rimangono e stabiliscono delle connessioni che – insomma – non si lavano via col tempo, che portano qualcosa, che arricchiscono. Le persone sono delle ricchezze, ognuna avrebbe qualcosa da farti capire, una visione del mondo dalla quale potresti imparare. Mah, dico cose sconclusionate? Troppo ingenuamente romantiche? Forse sarà l’ora… ora vò a dormire, che è meglio. Domani ci aspettano i datataker. Cosa sono ? Ah cose di Java, lassa stà… 😉

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Secondo giorno a Leiden


Nice house in Leiden
Inserito originariamente da Michiel2005

Premessa: poichè ho ben pensato di non portare il cavetto per scaricare le foto digitali, ho pensato di appoggiarmi a qualche foto che trovo su Flickr. Tra l’altro, ormai le foto su web sono così tante e di tanti posti, che uno potrebbe andare in giro senza fotografare niente, al limite, e scaricarsi le foto dei posti che ha appena visitato!

Oggi giorno piuttosto piovoso; colazione abbondante e varia in albergo (ma quanti tipi di pane hanno, qui??). Poi autobus e giretto a piedi fino a prendere il secondo autobus per l’istituto di astronomia. Ma stavolta abbiamo capito, domani dovremmo andare più diretti!

Mattina e pomeriggio a dedicarsi al “javismo” (come dice Luigi), ovvero alla comprensione e alla sistemazione delle procedure in Java per la pipepeline del satellite Gaia. Alternando momenti di esaltazione (finalmente si capisce) ad altri di … sconforto (per le cose ancora da capire). Ma ha ragione Luigi, si va avanti, piano ma si va avanti! E il fatto che il gruppo sia assieme fisicamente è confortante perchè uno capisce pure che i dubbi che ha… non li ha lui solo. E insieme si dipanano meglio. Certo che è una cosa molto diversa dal lavoro che ho fatto finora: è un grande progetto in cui tutti devono riempire ordinatamente la loro casellina. Eppure c’e’ spazio per la creatività e l’inventiva: tu hai quella casellina ma lì, come dire, sei tu che comandi: tu hai le competenze per mettere quel pezzettino a posto. Curioso, ma interessante. Staremo a vedere come la cosa evolve. Certo che senza questo progetto chissà se sarei mai venuto a vedere Leiden.

La sera cena con amici/colleghi in un posticino simpatico della cittadina. Sono venuti anche dei colleghi che lavorano qui in Olanda e non vedevo da una vita: è stata una bella sorpresa, ho trovato persone molto simpatiche e soprattutto umane. L’umanità scalda – e qui ci vuole perchè stasera il tempo era freddino alquanto e sempre piovoso. Bello però, già l’ho detto, il gioco delle luci gialline sui canali a sera, sembra proprio una piccola Venezia, benchè il tipo di case sia certo piuttosto diverso.

Ora a nanna, domani altro javismo. E’ come un grande puzzle da riempire questo progetto, ma pian piano vuoi vedere che mettiamo i pezzettini a posto? Ci vorrà un pò, ma se manteniamo un atteggiamento positivo e costruttivo (almeno ogni tanto eh), vedi che ce la facciamo.

Macchine avanti piano, e ora a ninna a ricaricare le batterie per un altro giorno 😉

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Primo giorno a Leiden

 Siamo arrivati ieri pomeriggio con il volo da Roma, io e Luigi, per questa settimana da passare al lavoro per la riduzione dati del futuro satellite Gaia. Volati da Roma fino a questa cittadina olandese, vicino ad Amsterdam.
   Bella Leiden. Come una piccola Venezia, con i canali con l’acqua che passano intorno alle case, agli edifici. Con le piccole casette di mattoni, così olandesi. Le luci gialle di sera che fanno un senso di calore, di accoglienza. Con le penombre e il desiderio di caldo, di casa, che si staglia nel nitido freddo della sera, rientrando dopo la cena a casa di amici. Con il senso di modernità e di antico insieme caratteristico di questo posto, dell’Olanda, per come la vedo adesso.
  Con le case dalle ampie vetrate, che anche nei palazzoni vedi a colpo d’occhio l’interno di decine di appartamenti, e non ti sembra di essere escluso, cacciato fuori, tanto potresti spiare dentro le abitazioni e la vita delle persone. Senza diffidenza, sembra. I prati a ridosso dei canali, i gabbiani; i cigni che camminano indisturbati e senza timori. Così camminando tra il tragitto verso l’istituto e ritorno, vedo persone davanti alla partita (quale partita, quale squadra, chissà), due bimbi dai capelli chiari che seduti davanti alla TV vedono qualcosa, forse cartoni animati.
   Alla sera, davanti allo scenario delle piccole piazzette contornate di canali e bagnate di luce gialla dei lampioni mi prende uno struggimento di bellezza, una nostalgia lontana. Mamma mia, chissà cos’è, non so definirlo.
   Torniamo dalla cena a casa di Paola, contenti del cibo dell’accoglienza e dei ragionamenti, dei discorsi. L’autobus ci porta vicino all’albergo, siamo a casa, la nostra casa di questa settimana. Buonanotte, Leiden; tutto sommato, è una bella sopresa incontrarti.

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Venezia 2006, un flashback


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Inserito originariamente da mcastellani

Finalmente ieri (con un ritardo che può rivelare qualcosina della mia naturale tendenza alla procrastinazione….) mi sono deciso a caricare su Flickr le foto prese durante il Workshop di astronomia di Venezia nell’ottobre 2006.

Riguardandole mi tornano alla mente la splendida suggestione di “camminare dentro un grande quadro”, la bellezza di alcuni scorci, di alcuni quartieri nascosti, la danza – da alcune parti sommessa, da altre trionfale – dei colori. una festa per gli occhi.

Sì sì ci devo tornare, stavolta con Paola… 😉

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