Blog di Marco Castellani

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Vorrei spendere qualche parole per ripensare un po’ a quanto sta cambiando l’approccio di lettura di  un articolo (un articolo scientifico, per la precisione). Fedele al motto scrivi di ciò che conosci, farò riferimento, ovviamente, alla mia esperienza di ricercatore astronomo. E’ pur sempre un osservatorio molto interessante sul mondo della tecnologia, tra le altre cose.

Per un bel periodo di tempo, se ci penso, ho continuato a riferirmi alla pagina per elaborare le informazioni Ecco, dopo un po’ che leggevo l’articolo sullo schermo del computer, dovevo per forza premere il tasto stampa. Ai miei occhi il vero articolo, per molti anni, è stato esclusivamente quello stampato. 

Già il passaggio dalla rivista scientifica cartacea a quella digitale è stata una piccola rivoluzione. Ricordo ancora bene  le peripezie che si innescavano quando volevo (o dovevo) andarmi a leggere un articolo, magari desunto da una referenza posta in calce ad un altro articolo. Ora lo farei stando al computer, senza altro movimento che quello delle dita. Due click (o poco più) e avrei il PDF aperto sullo schermo. 

Allora, no.

Si trattava “in quel tempo” – tecnologicamente assai remoto – innanzitutto, di muoversi. Intanto, di recarsi nella libreria dell’istituto. Cercare tra i veri libri. Lì poteva allora dispiegarsi una elaborata caccia, condotta tramite degli appositi indici posti in fondo ai volumi delle riviste, rilegate. Attraverso un complesso sistema di rimandi e di codici si poteva riuscire a risalire alla pagina e al fascicolo dell’articolo che si cercava. Ed era un risultato. Indi, si procedeva alla consultazione in sito, o all’eventuale fotocopia. Non era però infrequente il caso in cui si scopriva – solitamente con un vivo disappunto – che no, purtroppo l’articolo non era disponibile nella libreria locale. Allora il passo successivo era quello di coinvolgere un altro essere umano… segnatamente il bibliotecario, il quale – grazie alla sua disponibilità e attraverso la sua rete di contatti – avrebbe (a) verificato la reperibilità del volume ricercato, e (b) provveduto a far recapitare le fotocopie all’utente interessato. Nell’arco, ovviamente, di qualche giorno o forse più, a seconda della difficoltà del reperimento dell’articolo stesso.

Tutto piuttosto diverso da quanto avviene adesso. 

ADS logo

Cosa succede ora, infatti? Se mi serve un articolo, lo cerco su NASA Astrophysical Data System  (ADS) e in un attimo trovo quello che mi serve. Se mi ricordo la referenza in maniera incompleta metto i dati che conosco, magari un intervallo di anni, il nome di uno degli autori e il sistema mi fornisce istantaneamente la lista di tutti gli articoli che soddisfano la mia  richiesta (la maschera di ricerca è veramente elaborata). Se voglio leggere l’articolo in forma completa quasi sempre posso farlo, seguendo l’opportuno link. Se voglio scaricarlo sul mio computer, idem.

Insomma. Tutto semplice, tutto immediato.

E’ scomparsa completamente la parte della caccia: in altre parole,non è più necessaria alcuna abilità (se non quella di riempire opportunamente i campi di ricerca dell’interfaccia di ADS).  Insomma, potremmo dire che l’efficienza e la praticità hanno vinto anche su quella residua parte di mistero, che poteva ancora essere presente in una procedura complicata e in qualche modo artigianale, che comunque che richiedeva una sua opportuna dose di apprendimento. 

Ovviamente non è solo la perdita del romanticismo, il punto. Se abbiamo perso qualcosa con questa moderna immediatezza, abbiamo enormemente guadagnato in altri ambiti. Solo per restare ad ADS, è impressionante riflettere sul fatto che praticamente mette a nostra disposizione (con qualche limitazione per il materiale sotto copyright) circa dieci milioni di articoli, provenienti da tutte le maggiori riviste internazionali di astronomia (e non solo). Nessuna libreria fisica potrebbe sperare tanto. 

Un po’ emoziona la facilità con la quale si possono raggiungere articoli storici, come quello della scoperta della radiazione cosmica di fondo, tanto per dirne una…

Indulgendo in una facile generalizzazione, possiamo dire che ormai lo strumento di elezione per trovare e leggere gli articoli è il web. Sono finiti gli anni degli stanzini pieni di collezioni delle riviste, dove ti potevi aggirare sperdendoti tra le annate di Astrophysical Journal di cinquant’anni fa. Toccando, in pratica, la storia dell’astronomia.

Ora è tutto virtuale, è tutto digitalizzato. I vantaggi sono molti, certamente. Ma un po’ di poesia, ecco, forse è svanita…

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Lavora sulla luna, basta andare online!

Questa sera ho ricevuto un mail decisamente interessante, tanto che mi pare utile riportarvelo quasi per intero…

“Vi andrebbe di aiutare a classificare un’area della estensione del Mar Morto questo fine settimana? I prograssi possono essere apprezzati collegandosi alla pagina  http://www.moonzoo.org/moonometer, ma leggete pure aventi per scoprire di più.

La notte tra il 18 e il 19 settembre sarà quella dell’evento (che speriamo si ripeta annualmente) dell’Osservazione Internazionale della Luna (http://observethemoonnight.org/). Come parte di questo evento veniamo a chiedervi due cose. La prima, di uscire, guardare in alto, e godere dello spettacolo della luce lunare. Guardatela bene, la luna, poiché state prendendo parte ad una esperienza condivisa, pensiamo, da migliaia di persone intorno al mondo.

Poi tornate dentro e collegatevi al sito http://www.moonzoo.org ! Grazie al contributo di persone come voi, Moon Zoo ha già fornito alla comunità scientifica una serie di informazioni riguardo la posizione di creteri, sonde spaziali e caratteristiche geologiche per più di 24.000 miglia quadrate di suolo lunare. Questa area che è stata accuratamente scrutata è grande tre volte l’ampiezza del Galles. Per l’occasione della “notte internazionale dell’osservazione della luna” vogliamo classificare 20.000 immagini tra adesso e il 19 settembre. In questi quattro giorni, col vostro aiuto, aggiungeremo all’era classificata 275 miglia quadrate di nuove indagini. L’ampiezza del Mar Morto, o due volte la grandezza della città di Chicago.

Il logo del sito Moon Zoo, che permette di partecipare alle indagini sulla natura del suolo lunare

Ok, non sappiamo cosa si potrà trovare nelle immagini, ma sappiamo già che la luna ha un sacco di scoperte in attesa di essere compiute, come dimostra anche il volume di informazioni che ci è arrivato dalla Lunar Reconnassaince Orbiter. Potreste essere voi a scoprire qualcosa di particolare capace di aprire nuovi orizzonti alla comprensione della geologia lunare!

Potete tener traccia di quello che voi ed altri “Zooites” stanno facendo per aiutarci ad arrivare all’obiettivo al sito http://www.moonzoo.org/moonometer. (la parte davvero “impressionante” però la raggiungete collegandovi a http://www.moonzoo.org/live ove potete vedere istante per istante cosa stanno “investigando” le varie persone in diverse parti del mondo, ndt)

Vi va di invitare i vostri amici a giocare? Potete anche trarre vantaggio dall’applicazione Facebook (http://apps.facebook.com/moonzoo), che vi permette di condividere con gli amici le scoperte geologiche fatte sul suolo lunare….

In breve, guardate la luna, poi andate online e contribuite alla scienza. Grazie per il vostro aiuto.”

Adattato da una comunicazione del sito Moon Zoo agli iscritti (il processo di iscrizione è semplice e gratuito). Il mail originale in inglese è a visibile a questo link.

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ESO lancia il sito GigaGalaxy Zoom

Davvero, è proprio pieno di stelle, là fuori! Sono appena state rilasciate online le prime tre immagini del nuovo progetto di ESO GigaGalaxy Zoom: queste già ci restituiscono un nuovo stupendo panorama dell’intera volta celeste visto dai siti osservativi di ESO in Cile: un panorama di ben 800 milioni di pixel! Il progetto è in fase di sviluppo, ma già è decisamente interessante, e val  bene una visita: GigaGalaxy permetterà di ammirare il cielo notturno come viene visto, ad occhio nudo, da alcune tra le migliori locazioni osservative nel mondo!

Una veduta panoramica della volta celeste, la prima immagine del progetto GigaGalaxy Zoom di ESO
Crediti: ESO/S. Brunier

L’immagine panoramica a 360 gradi, che copre l’intera volta celeste, rivela come poche altre l’immenso “panorama cosmico” che circonda il nostro piccolo pianeta. La suggestiva immagine serve come introduzione alle prime tre immagini ad alta risoluzione ospitate nel nuovo progetto GigaGalaxy Zoom, lanciato da ESO nel quadro dell’anno internazionale dell’astronomia 2009 (IYA2009). Il progetto ci restituisce una visione mozzafiato della Via Lattea: con questo “strumento” gli appassionati possono imparare in maniera affascinante di quanto differenti ed emozionanti oggetti celesti è composto il cielo, come nebule mutlicolori, stelle in esplosione, residui di supernova, e molti altri, semplicemente cliccando sulle rispettiva immagini.

In tale prospettiva, il progetto cerca di collegare l’esame del cielo notturno fatto ad occhio nudo con tutto quanto si può vedere soltanto con gli strumenti più sofisticati, normalmente appannaggio solo degli astronomi professionisti. La stupenda qualità delle immagini è un doveroso tributo allo splendore dei cielo notturno nei siti di ESO, dove sono localizzati alcuni tra i più efficienti e produttivi telescopi nel mondo.

ESO Press Release

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Stupende immagini della sonda Chandra in 3D!

Sono davvero rimasto di sasso.. stamattina ho dato uno sguardo al sito di Chandra, e mi ha incuriosito il link View Chandra Images in 3D Wall. Ho seguito il collegamento e mi sono ritrovato in una simpatica collezione di immagini prodotte nel tempo dalla sonda (e ve ne sono state davvero di molto belle, come abbiamo da tempo riportato su questo stesso sito).

Ma la parte migliore doveva ancora arrivare… seguendo i consigli del sito, ho scaricato il plugin Cooliris per il browser (sto scrivendo su un PC con Ubuntu Linux e navigo con Firefox). Dopo un classico restart del browser, sono tornato alla galleria di foto: a questo punto ho potuto attivare l’opzione a pieno schermo e… sono rimasto a bocca aperta! Mi stavo muovendo in una galleria tridimensionale di stupende immagini: con un tocco della barra inferiore la galleria di immagini si muove con uno stupendo effetto grafico. Ci si muove e si allarga un’immagine con movimenti fluidi, veramente l’esplorazione delle foto diventa un piacere. Insomma, consigliatissimo, se volete vedere come la scienza diventi quasi.. arte! A quando trovare una simile possibilità su un sito divulgativo italiano? Speriamo presto…

L’unica cosa che mi viene da pensare, è che ritengo si possa usufruirne se il PC è abbastanza recente e immagino pure debba avere l’accelerazione grafica (ma non so, posso sbagliarmi). Se provate e vi piace, lasciate un commento a questa notizia, magari… 😉

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