Blog di Marco Castellani

Tag: Whitman

Schiudo l’abbaino…

Schiudo l’abbaino di notte e contemplo i sistemi sparsi pel cielo, / e ciò che vedo non è che l’orlo dei più remoti sistemi. / Oltre, sempre oltre essi spaziano, in perenne espansione, / in là, più in là, ognora più in là.

WALT WHITMAN, Canto di me stesso

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L’erudito astronomo

Stupendi i versi di Walt Whitman

Quando ascoltai l’erudito astronomo,
Quando le dimostrazioni, i numeri, furono dispiegati dinanzi a me,
Quando le carte e i diagrammi mi furono mostrati per sommarli, dividerli e misurarli,
Quando ascoltai trepidante l’astronomo nell’aula delle sue famose lezioni,
Quanto inspiegabilmente presto divenni esausto e sofferente,
Fino a quando alzandomi e scivolando via iniziai a vagare in solitudine,
Nell’umida e misteriosa aria notturna, e secondo dopo secondo,
Volsi lo sguardo alle stelle nel perfetto silenzio.

Quello che viene considerato il padre della poesia americana, che pubblicò (a proprie spese) uno dei poemi più importanti dell’era moderna, ovvero il celeberrimo Foglie d’erba, poteva certo permettersi di parlar chiaro, ovvero fare una cosa che (per ovvi motivi) non è espressamente consigliata a un giovane studente di fisica o di astronomia.

Disegno di Davide Calandrini – @davidecalandrini 

La composizione poetica – estrapolata proprio da Foglie d’erba, qui presentata nella traduzione di Roberto Anglani – non è scevra di una certa scoppiettante irriverenza, cosa che ne rende assai piacevole la lettura. Il nostro Walter (era questo il suo vero nome), possiede una indubbia carica dirompente… [Continua a leggere sul portale EduINAF]

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