Verosimile o vero? Per ChatGPT, è lo stesso

Gli articoli redatti dall’intelligenza artificiale sono – ancora forse per un po’ – facilmente riconoscibili: sono piatti, pieni di buon senso misurato ma senza spessore, senza punti di climax, senza concessioni all’emotività, con una attenzione esagerata a considerare il punto di vista più neutro possibile. Insomma sono mortalmente noiosi, almeno a questo stadio di evoluzione dell’IA.

Anche per questo, io non sono tra quelli che fanno scrivere i pezzi a ChatGPT. Mi diverto di più a scrivere personalmente. Ma questo non vuol dire che rinunci a fare esperimenti, per vedere se in qualche misura questa nuova tecnologia mi può essere d’aiuto. E l’aiuto spesso arriva, inutile negarlo.

A volte però è un aiuto un tantino avvelenato.

Per un articolo che sto scrivendo per la mia rubrica su Edu INAF (che dovrebbe apparire sul sito giovedì 30 gennaio) ho posto a ChatGPT alcune domande relative alla poetessa Wisława Szymborska (premio Nobel per la poesia 1996). Mi interessa particolarmente, come potrete comprendere, il suo rapporto con il cosmo.

L’idea era di raccogliere le buone idee eventualmente fornite dalla macchina automatica, per poi rielaborarle secondo la mia sensibilità, tanto per essere sicuri di non lasciar fuori nulla di importante. E integrarle nel mio pezzo, in via di scrittura.

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