Immagini di questo tipo possono portare i meno giovani, a ricordare – mutatis mutandis, com’è ovvio – i gloriosi vinili del secolo scorso, strumento privilegiato per ascoltare la musica, prima dell’avvento della quantizzazione digitale in tutte le sue varie forme (CD, mp3, Spotify, etc…).

Una parte degli anelli, nel suo bellissimo dettaglio (Crediti: NASA)

Ma non è affatto un 33 giri, quello che stiamo guardando, anche se innegabilmente gli somiglia. E’ invece un bellissimo dettaglio del sistema di anelli di Saturno, che la sonda Cassini – oramai parte integrante del pianeta, da quando concluse la missione sprofondando nella sua densa atmosfera – ci ha restituito nell’agosto del 2009.

Ciò che ammiriamo in realtà è una composizione di particelle di varia grandezza (alcune piccole come granelli di sabbia, altre grandi come montagne), costituite principalmente di ghiaccio, e mantenute in questa configurazione mirabile dall’azione della forza di gravità.

Uno dei misteri che ancora assilla gli scienziati, è legato ai colori di questi anelli: di fatto, ancora non si è compreso cosa è esattamente responsabile di queste differenze cromatiche (qui accuratamente rese tramite  la combinazione di filtri rossi, verdi e blu con i quali sono state acquisite le immagini grezze). Al momento dell’acquisizione delle foto, la sonda distava poco più di due milioni di chilometri dal centro del sistema di anelli.

Al di là dell’analisi più tecnica, comunque, mi pare una immagine di squisita bellezza, che come tale si può fruire anche senza avere una percezione accurata del contesto – peraltro piuttosto complesso – della struttura del sistema di anelli. L’universo è dotato di bellezza, e questo crea già da sé un dialogo operante tra la percezione estetica e la architettura scientifica, arricchendo il dato di una irresistibile connotazione di umanità. 

Tutta da godere, per noi.

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