Possiamo chiamarli così, proprio, brillamenti d’ottobre. Infatti proprio all’inizio di questo mese il Sole ha rilasciato improvvisamente una grande quantità di energia, puntualmente rilevata dalla sonda Solar Dynamic Observatory. Si è trattato di un brillamento di classe X1 (il numero indica la forza del fenomeno, un brillamento di classe X1 ha una intensità circa dimezzata rispetto ad uno di classe X2).
La nostra stella. vista dal Solar Dynamics Observatory Credit: NASA/SDO
I brillamenti solari sono capaci di influenzare le comunicazioni radio, le reti elettriche e i segnali di navigazione, dunque vanno studiati accuratamente.
Bellissima questa foto presa il 27 di marzo. Incastonate tra il Duomo di Pisa e la famosissima torre pendente, all’interno del nostro Sole, si scorgono bene due regioni attive, la 2975 e la 2976.
Foto di Antonio Tartarini (Facebook, Instagram), riprodotta con il consenso dell’Autore
Ma non è solo quieta bellezza. Appena un giorno dopo questa foto, infatti, la regione 2975 avrebbe scatenato una serie di brillamenti solari di tutto rispetto, insieme a due espulsioni di massa coronale. La più estesa di queste ha impattato sulla magnetosfera terrestre il 31 marzo, scatenando una tempesta geomagnetica con aurore ad alte latitudini nei cieli notturni.
Strano come il rombo degli aerei da caccia un tempo, stonasse con il ritmo delle piante al sole sui balconi. E poi lontano il tuono dei cannoni a freddo, e dalle radio dei segnali in codice…
Davvero maestosi questi archi di plasma che la sonda SOHO sorprende sul Sole nel 1999. L’immagine specifica mostra come il plasma evade dalla fitta rete di campi magnetici organizzandosi in un gigantesco arco che si innalza per centinaia di migliaia di chilometri dalla superficie della nostra stella.
Al di là dell’aspetto estetico, conviene monitorare questi eventi con una certa attenzione: essi infatti sono capaci di influenzare comunicazioni e sistemi elettronici a Terra, nonostante la distanza di più di cento milioni di chilometri che ci separa dalla stella intorno alla quale orbitiamo (che ha un funzionamento ed una storia, tra l’altro, molto belli da raccontare).
Ci sembra calmo, il nostro Sole. Gli irrequieti semmai sono altri: buchi neri che si fondono, asteroidi che collidono. Insomma, mondi lontani che interagiscono in maniere che non sappiamo. Il Sole no, lo vediamo tranquillo ogni mattina, al massimo velato da qualche nube, a seconda della giornata. Ma non è così (e ormai ci è ben noto).
Tanto per dire: a volte parte dell’atmosfera solare salta letteralmente nello spazio. Come potete vedere in questo breve video (acquisito con un piccolo telescopio in Francia), che comprime in pochi secondo quello che in realtà è accaduto in un’ora. Il filamento che emerge dal Sole è realmente enorme: potete vedere in alto a sinistra le dimensione della Terra, per confronto.
Le ragioni per cui accade questo hanno a che vedere con i fortissimi campi magnetici che esistono sulla superficie del Sole. Un campo affascinante di studio, assai complesso. L’importante qui è comprendere che, ancora una volta, il nostro primo sguardo può essere errato, o incompleto. Diciamo niente di nuovo sotto il Sole ed è già una menzogna per le nostre vite (accade sempre qualcosa se siamo aperti) ma è tecnicamente errato anche per il Sole stesso, che mostra costantemente un ribollire di attività e una sana irrequietezza, anche dopo miliardi di anni di vita.
Il bello delle eclissi è questo, che ci accorgiamo di colpo, ci riaccorgiamo in un lampo, che siamo immersi in un universo in movimento. Non siamo proiettati in uno spazio asettico e imperturbabile, dove giocare le nostre esistenze in modo avulso dal contesto.
Non ci pensiamo quasi mai, ci siamo costruiti un universo virtuale dove perfino la notte non c’è, se non la vogliamo. Luci artificiali inondano di fotoni le nostre città quando il Sole è impegnato altrove, scompare la volta stellata e noi ce la dimentichiamo, non ci sembra nemmeno che ci manchi. Salvo quando per qualche fortunata avventura, non ci troviamo in un posto isolato, buio. E lo spettacolo della Via Lattea ci avvolge, quasi ci sommerge.
Le eclissi ci raggiungono anche in città, sono eclatanti. Capiamo che il cielo è in movimento, che le cose cambiano. Che se siamo vivi è per una combinazione mirabile di fattori, anche astronomici. Che possiamo essere contenti di questo. Il cielo dà spettacolo e ci dice guardami.
Eclissi parziale di sole, vista da Arlington, Virginia (USA). Crediti: NASA/Bill Ingalls
Nell’eclissi di ieri (visibile solo in alcune zone del globo) la Luna si frapponeva al disco del Sole creando effetti belli come quello nell’immagine. Corpi celesti che solo con la loro posizione relativa, ci riconducono a pensare, ad immaginare. Capiamo che siamo dentro un universo di corpi – corpi celesti e corpi umani – e quel che conta è come si mettono in relazione, dalla loro relazione infatti possono provenire meraviglie, possono crearsi storie che nutrono l’universo stesso. L’universo è fatto di storie, non di atomi, avvertiva Muriel Rukeyser.
Una storia è una relazione tra corpi, innanzitutto. Non c’è da intellettualizzare nulla, ma da gustare quel che accade, quando accade. La storia del Sole con la Luna dura da miliardi di anni, e ci regala adesso questa meraviglia. Facciamone tesoro.
Da piccolo ero un collezionista, avevo alcuni album a cui tenevo molto. Ricordo che le procedure di sistemazione e ordine occupavano parecchio tempo. Ci voleva attenzione certosina, a non rovinare i bordi. E c’era il famoso catalogo Bolaffi, di insindacabile autorità, per le quotazioni di scambio dei francobolli (di questo si tratta). Cose forse di un’altra epoca: ormai la posta è per definizione elettronica e quella ordinaria è limitata perlopiù a pacchi e pacchetti.
La scienza di SDO finisce sui francobolli. Crediti: NASA/SDO/USPS
Tutto sommato è bello che le immagini di una missione attuale, di grande rilevanza, trovino posto anche in piccoli francobolli. Devo dire che non ricordo nemmeno un francobollo a tema scientifico, tra i miei di allora. Altri tempi. Forse un altro piccolo segno di come la scienza stia entrando sempre di più nella nostra vita quotidiana. Non solo in forma di ricaduta tecnologica, ma (cosa assai più esaltante) come possibilità di stupore per le cose del mondo fisico.
Si chiamava proprio Chissà chi lo sa? e può darsi che qualcuno tra i lettori non proprio giovanissimi ancora se lo ricordi. E’ stato infatti un programma televisivo per ragazzi trasmesso negli anni sessanta sul Programma Nazionale (oggi diremmo su Rai 1). Due squadre di ragazzi, provenienti da diverse scuole medie, gareggiavano nel rispondere ad indovinelli di cultura generale. La squadra vincitrice della puntata faceva guadagnare alla propria scuola una fiammante ed ovviamente cartacea enciclopedia (no, wikipedia era ancora lontana, a quell’epoca…).
Sicuramente il quiz è uno dei modi più di successo per giocare con la cultura, e benché semplice e diretto, a volte è utile per riprendere quello spirito del gioco che è sempre più necessario riprendere e coltivare, perché dopotutto è proprio il gioco l’occupazione più “seria” alla quale possiamo dedicarci, per capire e crescere.
Anche per le cose del cielo, il quiz è una possibilità di gioco e di istruzione…
Così viene spontanea la domanda,perché non dedicare uno spazio ad un quiz a tema astronomico? L’idea mi è venuta notando che la piattaforma Telegram ha appena implementato una modalità quiz, dove si possono formulare varie risposte di cui una è quella esatta, e al momento del voto viene rivelato se si è “acchiappata” la risposta giusta o no.