Blog di Marco Castellani

Mese: Marzo 2024

Il cosmo e la poesia (II)

Come abbiamo iniziato a comprendere la volta scorsa, la poesia ha costantemente guardato al cielo con quel senso di meraviglia che a volte l’impresa scientifica (possiamo pur dirlo) ha perso di vista, incalzata dall’inesorabile progredire della tecnica e dalle nuove possibilità che si aprono continuamente – in particolare – per l’esplorazione dello spazio. La poesia è allora ciò che aiuta l’astronomo a rientrare in sé, a recuperare la sua umanità e quindi lo aiuta e a tornare amico delle parole e perciò stesso, a raccontare e raccontarsi. Se l’intero è più della somma delle sue parti, il cosmo è ben più della mera collezione delle informazioni riguardanti gli oggetti che lo compongono. Il poeta non si cura di studiare la struttura degli interni stellari, compito senz’altro dell’astrofisico: egli intende piuttosto di riportarci a quella comprensione globale del cosmo che pur ci appare necessaria. Può esserci ancora spazio, in questo mutuo soccorrersi, per interrogativi oziosi su quale delle due attività sia da considerare privilegiata?

Busto di Saffo conservato nei Musei Capitolini a Roma

In fondo, la poesia è la divulgazione del mistero del cosmo e dell’uomo, in modalità fascinosamente sintetica e secondo la difformità di visioni che garantisce, per cui la scienza che torna amica della poesia è una scienza che si fa divulgare con maggior facilità e con più deciso riscontro. La poesia insomma fa bene alla scienza (ma vale anche il viceversa).

Loading

Sguardi di luce

Ormai ci siamo. Il giorno 22 marzo sarò a Grosseto nell’ambito di una bella iniziativa, la rassegna “Sguardi di luce”, organizzata dall’instancabile amico Pasqualino Casaburi, che con la sua creatività intelligente ha dato forma a queste possibilità di incontro.

Questa la locandina dell’iniziativa. Quello che mi fa più piacere è partecipare a qualcosa che non è soltanto mio, non è una cosa che organizzo io, ma è un’opera collettiva. Una piccola opera che si innesta in una più grande opera comune.

Loading

Ripartire dalla Luna

A volte è semplicemente così, si ha appena bisogno di una ripartenza. Il rapporto tra noi e la Luna ha raggiunto il culmine, come sappiamo, tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, quando siamo arrivati al contatto umano. Dall’Apollo 11 all’Apollo 17 (fatta eccezione per l’Apollo 13 che è dovuta rientrare assai fortunosamente alla base), dodici astronauti hanno camminato su di un altro mondo, lo hanno toccato, esplorato. Hanno portato a casa delle rocce, portando così a contatto quel mondo con il nostro mondo.

Odysseus è sulla Luna
(Crediti: Intuitive Machines)

Si pensa ora a tornare, si ragiona su come riallacciare un rapporto. In più di mezzo secolo tante cose sono cambiate, incluse le motivazioni stesse del nostro rapporto con la Luna. Nei secoli scorsi si immaginava che sulla Luna ci fosse vita, che fosse addirittura un pianeta abitato. Le prime missioni spaziali fecero capire che quello che essenzialmente ci si poteva trovare erano sassi e roccia: un po’ si perse l’interesse, di fatto tre missioni Apollo (il programma doveva arrivare originariamente fino ad Apollo 20) furono cancellate.

Loading

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén