Blog di Marco Castellani

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Giove all’ultravioletto

Passano gli anni e giungono nuovi telescopi (il pensiero va immediatamente a James Webb ed Euclid) eppure l’ormai glorioso Hubble si rivela ancora capace di spedire a Terra immagini che ci stupiscono realmente. Come questa, che ci rivela una visione del pianeta Giove piuttosto inusuale.

Hubble ci regala un nuovo modo di vedere Giove…
Crediti: NASA, ESA, M. Wong; Processing: Gladys Kober

Si tratta infatti di Giove visto in banda ultravioletta. Dico visto ma sarebbe corretto forse dire rimappato, nel senso che poiché – a differenza di Hubble – il nostro occhio non percepisce le lunghezze d’onda dell’ultravioletto, si è scelto di dare colori diversi a diversi filtri ultravioletti, in modo da riportare il tutto all’interno della nostra area di percezione. È una procedura molto comune in astronomia: anche noi abbiamo già visto, in giugno, come appare Marte, nelle bande ultraviolette. E di cose poi da investigare in questa regione di lunghezze d’onda, ce ne sono certamente molte altre.

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Le lune intorno a Giove

Benché il pianeta Giove non sia certo avaro in fatto di lune (se ne certificano all’incirca un centinaio) il video qui sotto si concentra su due delle più grande, ovvero Europa ed Io, mentre passano davanti alla grande Macchia Rossa, la tempesta continua più estesa di tutto il Sistema Solare.

Il video è stato ottenuto assemblando un gran numero di immagini provenienti dalla sonda Cassini, che è passata vicino a Giove, nell’anno 2000, mentre era diretta verso Saturno.

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Tempeste perfette

Per una tempesta veramente smisurata bisogna andare su Giove. Le tempeste sulla Terra possono durare settimane, ma su Giove possono durare anni. Da noi, possono essere grandi quanto un paese, su Giove possono essere grandi quanto la Terra stessa.

Nuvole su Giove, viste da Juno
Crediti: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS; Processing & LicenseKevin M. Gill

Questa immagine è stata ottenuta componendo diverse foto che sono state prese dalla sonda Juno, nell’agosto del 2020 (in piena pandemia c’era – su Giove ma anche altrove – chi scopriva comunque nuove cose).

Certo, vista da questa distanza, la tempesta non fa paura anzi è quasi suggestiva. Le immense formazioni nuvolose si impastano tra loro creando configurazioni affascinanti, morbide, con una piacevole alternanza di colori chiari (nuvole più alte) a colori scuri (nuvole più basse).

Nonostante le differenze di scala, lo studio dell’evoluzione di queste tempeste è di notevole aiuto per comprendere lo sviluppo di temporali e altri fenomeni metereologici a Terra.

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Andare su Giove

Una volta tanto, non apro con una foto astronomica ma con una bella illustrazione di  Rick Giudice che risale all’agosto del 1973 – ovvero quasi cinquant’anni fa – e riguarda il passaggio ravvicinato della sonda Pioneer 10 al pianeta gigante.

Immagine artistica della Pioneer 10 in passaggio ravvicinato a Giove. Crediti: NASA

L’obiettivo principale di Pioneer 10 era esplorare Giove, i satelli, il suo campo magnetico, e le cinture in cui si intrappola la radiazione. La sonda, lanciata da Cape Canaveral a marzo del 1972, è stato il primo satellite artificiale a passare attraverso una fascia di asteroidi, il primo anche ad ottenere immagini dettagliate di Giove e le sue lune.

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La macchia vista dalla Voyager

L’immagine della Grande Macchia è straordinaria, perché acquisita dalla sonda Voyager 1. Una delle prime sonde a darci informazioni sui grandi pianeti esterni del Sistema Solare.

La Grande Macchia fotografata dalla Voyager 1
Crediti: NASA/JPL

Voyager 1, lanciata nel 1977, inizia a fotografare Giove nel gennaio del 1979. Le immagini sono (appunto) formidabili, per l’epoca. Il progresso nella conoscenza di Giove che ne consegue, è enorme.

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L’oceano (nascosto) dei gamberetti

Correva la fine degli anni Novanta del secolo scorso. Mentre sulla Terra eravamo alla prese con gli effetti della fine della guerra fredda e – qui in Italia – anche con gli strascichi del caso tangentopoli, la sonda Galileo intanto proseguiva la propria tranquilla indagine nei dintorni di Giove, regalandoci alcune stupende immagini della luna Europa. Immagini che in seguito sono state rimasterizzate e ricalibrate per aumentarne la chiarezza, secondo una palette di colori che si accorda meglio a quello che potrebbe percepire l’occhio umano, in questa situazione.

Li vedete i gamberetti? Ancora no? Forse in futuro…
Crediti: NASAJPL-CaltechSETI Institute, Cynthia Phillips, Marty Valenti

La cosa proprio forte comunque è che diversi indizi fanno di Europa uno dei posto migliori per cercare vita extraterrestre. Si ritiene infatti che sotto la superficie di Europa esista un oceano di acqua, probabilmente mantenuta allo stato liquido dall’energia generata per le forze di marea che, a loro volta, si originano dall’orbita chiaramente ellittica Europa che mantiene rispetto a Giove.

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E la macchia non c’è più

Niente dura per sempre, si dice. Anche nel cosmo è così (le stelle fisse sono ormai un ricordo del passato). Cosa rimarrà della Grande Macchia Rossa in futuro? Giove è il mondo più grande tra quelli che ruotano intorno al Sole, circa 320 volte più massiccio della Terra. Giove è anche sede di uno delle tempeste più estese e durevoli mai conosciute. Così grande che potrebbe contenere l’intero nostro pianeta, sebbene – attenzione – si stia riducendo. Il confronto con la storia delle osservazioni parla chiaro, ci dice infatti che la macchia oggi si estende per un terzo delle dimensioni che aveva appena un secolo e mezzo fa.

Questa stupenda immagine ci mostra Giove e la sua macchia nel 2016 (processata in modo da far risultare particolarmente intensi i colori della macchia stessa, visibile sulla sinistra). La NASA sta monitorando già da un po’ la tempesta perfetta su Giove per capire cosa ne sarà in futuro. E questo, ancora nessuno lo sa. Potrebbe anche continuare a restringersi, per condividere il destino delle più piccole macchie di Giove, ovvero… scomparire. Privando così il pianeta gigante di quella che sembra veramente il suo marchio di fabbrica.

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Alte le nubi su Giove

Questa volta è la sonda Juno che ci fornisce una immagine mozzafiato, di grande potenza (direi) pittorica. Ma cosa sono questi grandi ovali sulla superficie di Giove?

Crediti: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS; Processing & LicenzaKevin M. Gill

L’immagine è del mese scorso, rappresenta nuvole temporalesche in rotazione sopra il pianeta gigante. Le nubi ad altezza maggiore sono di colore più chiaro, le più chiare di tutte risultano quelle relativamente piccole che punteggiano l’ovale inferiore nella foto, quasi come granelli. Va specificato tuttavia che – con i loro circa cinquanta chilometri di diametro – queste nubi non sono affatto piccole! La loro altezza è tale poi, che proiettano addirittura ombre sopra l’ovale vorticoso sottostante. Questi grandi ovali dunque sono semplicemente regioni ad alta pressione, che possono superare i mille chilometri di diametro e possono rimanere quasi immutate per molto, molto tempo.

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